Rogo Mirandola, morte 2 donne: arrestato nordafricano

21 maggio 2019

“Aveva numerosi precedenti e nei suoi confronti era stato emesso un ordine di espulsione”. E’ questa l’unica descrizione che gli inquirenti hanno fatto del giovane nordafricano che la notte tra lunedì 20 e martedì 21 maggio ha sfondato la vetrina della sede della polizia municipale di Mirandola, nella bassa modenese. Dopo aver messo a soqquadro il locale, essersi impossessato di un giubbotto antiproiettile, un telefono cellulare di servizio, tre berretti di ordinanza e qualche suppellettile, ha incendiato alcuni arredi ed è fuggito. Una fuga durata pochi minuti: i carabinieri, immediatamente allertati per il fumo, lo hanno bloccato con in mano ancora la refurtiva e l’accendino col quale probabilmente ha appiccato il fuoco.

Drammatico, però, il bilancio delle fiamme che hanno devastato il palazzo di due piani nel centro del paese: due morti, un’ottantenne e la sua badante di 74 anni, e venti feriti, tra cui il marito della vittima e altre tre persone rimaste intossicate in maniera grave. Sono ancora al vaglio degli inquirenti le modalità e le ragioni del gesto. C’è chi azzarda l’ipotesi di una vendetta. Il comandante dei vigili urbani di Mirandola, Leonardo Valentini, si limita a constatare che prima del furto e dell’incendio “sono state danneggiate anche alcune auto della municipale”. Nel pomeriggio un vertice a Mirandola per fare il punto dopo il tragico incendio doloso, prefettura, questura e istituzioni locali. A quanto si apprende, in questura il giovane si sarebbe dichiarato minorenne, ma dal Viminale fanno sapere che i test medici lo avrebbero smentito. Il giovane nordafricano era in Italia da oltre anno, ma era già stato accompagnato al confine; numeroso le denunce a suo carico, principalmente per furti; il 14 maggio scorso una nuova notifica di allontanamento.

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La notte scorsa si è rivolto alle cure dei medici dell’ospedale di Mirandola per un malore; ma dal nosocomio si è allontanato presto, per dirigersi verso il comando dei vigili urbani in via Roma. Sono quattro le persone che ancora risultano ricoverate “in gravi condizioni” a Ravenna e a Faenza. Alcuni degli altri feriti sono stati dimessi nel pomeriggio. Il Comune di Mirandola ha messo a disposizione alcuni alloggi per le famiglie che hanno subito danni nel proprio appartamento. E la città è ripiombata nel terrore di sette anni fa, quando proprio nella notte del 20 maggio, una scossa di terremoto provocò danni e vittime e cambiò per sempre la vita del territorio.

 E’ stato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a dare il via alle polemiche di stampo politico, a pochi giorni dalle elezioni amministrative che coinvolgono anche Mirandola dove si dovrà scegliere un nuovo sindaco dopo i due mandati di Maino Benatti (Pd). “Preso uno straniero, altro che porti aperti” ha detto il leader della Lega a poche ore dall’incidente. Una dichiarazione che gli è tornata indietro come un boomerang: “il caso Mirandola è il fallimento di Salvini e dei rimpatri, aveva una notifica di espulsione e Salvini non ne sapeva nulla” ha commentato il Movimento 5 stelle. Dello stesso tenore la reazione del Pd. Come è possibile che “uno straniero irregolare, a quanto sembra già destinatario di un provvedimento di espulsione e tuttavia ancora presente sul territorio nazionale, abbia potuto muoversi liberamente e arrivare indisturbato nel Modenese a compiere il suo criminale gesto?” si è chiesto il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli.

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