A Roma la Croma della scorta di Falcone distrutta a Capaci

24 gennaio 2018

Esposta nel centro di Roma la teca che custodisce i resti della Croma blindata su cui viaggiavano gli uomini della scorta di Giovanni Falcone (i poliziotti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo), morti nella Strage di Capaci del maggio 1992. Rimarrà alla Galleria “Alberto Sordi” di Sorgente Group, in Piazza Colonna, per una settimana: molte scuole vi si recheranno per vedere i resti dell’auto, rendere omaggio agli agenti vittime dell’attentato e riflettere sull’importanza della lotta alla mafia. A rimuovere la bandiera dell’Italia che copriva la teca sono stati Tina e Giovanni Montinaro, vedova e figlio del caposcorta Antonio. Per il ministro della Giustizia Andrea Orlando portare la teca a Roma “è un segnale bellissimo: portare nel cuore della Capitale una reliquia laica in un contesto come questo è un modo di dare un senso alla parola ‘servitori dello Stato’, che spesso viene abusata e un utilizzata un po’ retoricamente, e un modo di ricordare che la democrazia si fonda sul sacrificio di persone che hanno saputo avere il coraggio, quando altri non lo hanno avuto”. Obiettivo della mostra è raccontare la storia di chi viaggiava su quell’auto, i ragazzi della “Quarto Savona 15” (il nome in codice della scorta), la storia del viaggio della Croma blindata che il 23 maggio 1992 a Capaci fu colpita in pieno dalla deflagrazione di 600 kg di tritolo. Fu ritrovata nel tardo pomeriggio di quel giorno, in un uliveto a diverse centinaia di metri di distanza dal luogo dell’attentato. L’esplosione distrusse anche l’auto su cui viaggiavano Falcone, la moglie Francesca Morvillo e il resto della scorta. L’esposizione è stata organizzata dall’Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza della Regione Lazio. Il presidente della Regione, Nicola Zingaretti: “Lotta alla mafia è conoscenza, memoria, consapevolezza, ma anche poi impegno affinché tutti capiscano che tutti possiamo fare qualcosa: allora si sarà degni di onorare la memoria di tanti caduti per la nostra libertà”.

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