Anche l’intelligence Usa attacca Trump: “Dovrebbe vergognarsi”

Anche l’intelligence Usa attacca Trump: “Dovrebbe vergognarsi”
James Comey, ex capo dell'Fbi
12 novembre 2017

E se da un lato, i russi smentiscono dell’esistenza di un Russiagate, negli Usa la presunta interferenza del Cremlino sulle elezioni presidenziali americane continua ad alimentare sospetti e tensioni, mettendo sempre più in difficoltà, l’amministrazione Trump. Oggi, n altro attacco al Capo della Casa Bianca arriva dall’ex direttore della Cia, John Brennan, secondo il quale,  il presidente americano “dovrebbe vergognarsi” per aver attaccato i propri servizi di intelligence che, lo scorso gennaio, hanno accusato la Russia di aver interferito nelle elezioni americane. Trump ha accusato ieri Brennan di essere un “venduto”, accusa che l’ex capo della Cia ha detto di “considerare un onore, vista la fonte di tale critica”. “Ci ha trattato da venduti perché sta cercando di delegittimare le conclusioni” dell’intelligence, ha detto Brennan nell’intervista rilasciata alla Cnn insieme all’ex capo dei servizi segreti, James Clapper. Ieri, dopo aver incontrato Vladimir Putin a margine del vertice Apec in Vietnam, Trump ha detto alla stampa che il presidente russo ha nuovamente smentito ogni ingerenza nel voto americano, aggiungendo quindi di credergli. Quando un giornalista ha ricordato la conclusione unanime di 17 agenzie di intelligence americana sull’interferenza di Mosca, Trump ha detto: “Lei ha detto che ci sono 17 agenzie, beh, ce ne sono tre. Una di questa è Brennan… sono dei venduti. Abbiamo Brennan, Clapper, Comey”, quest’ultimo ex capo dell’Fbi, definito dal presidente “un bugiardo”. Dubitare dell’onestà di Jim Clapper, ex generale, l’11 novembre, giorno in cui si rende omaggio ai veterani, “è scandaloso”, ha detto ancora oggi Brennan, nominato allora da Barack Obama. “E’ una cosa di cui Trump dovrebbe vergognarsi, ma sembra che sia incapace di vergognarsi di qualcosa”, ha aggiunto.

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Oggi Trump ha corretto il tiro, dicendo di “credere” all’intelligence americana, che “è ora guidata da persone molto in gamba”. Lo speciale procuratore che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, intanto, ha interrogato l’advisor del presidente Trump, Stephen Miller. Si tratta del piu’ alto consigliere in carica del presidente fino ad oggi ascoltato nell’ambito delle indagini sulle possibili interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa e sulle presunte collusioni tra Trump e il Cremlino. Tra le questioni al centro interrogatorio di Miller, secondo quanto riferisce la Cnn, il licenziamento in tronco dell’ex capo dell’Fbi, James Comey. Il 32enne Miller ha giocato un ruolo chiave in molte delle politiche della Casa Bianca compreso il controverso “Travel ban”, il divieto di ingresso in Usa per i cittadini provenienti da Paesi considerati a rischio o l’eliminazione delle tutele per i Daca, i giovani immigrati clandestini portati negli Stati Uniti da piccoli e che l’ex presidente Barack Obama aveva tutelato rispetto alle deportazioni. Mueller, nell’ambito delle sue indagini, ha gia’ incriminato l’ex direttore della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, e il suo socio Richard Gates, entrambi agli arresti domiciliari. George Papadopoulos, che ha lavorato per la campagna di Trump nel 2016, si e’ dichiarato colpevole per aver mentito all’Fbi sui suoi contatti con Mosca durante le presidenziali. Secondo anticipazioni di stampa, Mueller avrebbe inoltre ottenuto prove a sufficienza per incriminare l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, costretto alle dimissioni lo scorso febbraio, dopo appena un mese in carica, per suoi contatti prima negati e poi ammessi con rappresentanti del Cremlino.

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