Blitz dell’Fbi a casa del capo della campagna di Trump

Blitz dell’Fbi a casa del capo della campagna di Trump
9 agosto 2017

Agenti dell’Fbi hanno compiuto una perquisizione nella casa di Paul Manafort, il capo della campagna elettorale di Donald Trump del 2016. Il fatto risale allo scorso luglio, per la precisione allo stesso giorno in cui l’uomo si era incontrato volontariamente con elementi dello staff della Commissione Intelligence del Senato. Lo scrive la Washington POst citando come fonte gente “vicina all’inchiesta del cosigliere speciale sul Russiagate”. Gli uomini del Federal Bureau of Investigation, scrive il quotidiano, si sono presentati senza preavviso alla abitazione di Manafort, ad Alexandria in Virginia (praticamente sull’altra sponda del Potomack rispetto a Washington) nelle prime ore del 26 luglio. Dopo aver mostrato l’autorizzazione ad una vasta perquisizione, hanno sequestrato documenti e altro materiale. L’incontro tra Manafort e lo staff della Commissione Intelligence era finito da poche ore. A decidere la perquisizione il procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller III. A quanto pare dalla casa sarebbero stati portati via numerosi faldoni di materiale. Gli avvocati di Manafort hanno immediatamente fatto sapere che il loro cliente ha collaborato con l’Fbi, che e’ apparsa con la sua azione poco convinta che l’uomo avesse reso piena testimonianza nel suo incontro di poche ore prima. Ad ogni modo, un messaggio e’ giunto anche allo stesso Donald Trump, e cioe’ che il Presidente non deve aspettarsi alcun trattamento di favore da Mueller. Anche per questo ora fonti della Casa Bianca, citate dalla Washington Post, sottolineano un po’ stizzite che “se l’Fbi voleva certi documenti, sarebbe stato sufficiente chiederli perche’ Manafort li avrebbe consegnati senza problemi”. Non comment da parte dell’ufficio del Procuratore Speciale, che proprio nelle ore della perquisizione procedeva con l’unificazione sotto la sua giurisdizione di una serie di indagini tutte dedicate al Russiagate. “Non e’ chiara la rilevanza dei documenti sequestrati”, scrive il giornale di Washington. Ma “gli alleati di Manafort ora temono che sia nelle speranze di Mueller quella di costruire un caso contro di lui, non collegato alla campagna del 2016, per ottenere informazioni contro altri appartenenti alla cerchia degli amici di Trump”.

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