S. Sede accetta terapia dolore: “Sedazione profonda come estremo rimedio”

S. Sede accetta terapia dolore: “Sedazione profonda come estremo rimedio”
1 marzo 2018

La Chiesa incoraggia la pratica delle cure palliative per alleviare la sofferenza dei malati gravi, per i quali le altre terapie risultano ormai inutili, ma pur accettando anche la possibilita’ della “sedazione profonda” che accompagna alla morte, la Santa Sede raccomanda di considerarla solo “come estremo rimedio, dopo aver esaminato e chiarito con attenzione le indicazioni”. “Le cure palliative attestano, all’interno della pratica clinica, la consapevolezza che il limite richiede non solo di essere combattuto e spostato, ma anche riconosciuto e accettato. E questo significa non abbandonare le persone malate, ma anzi stare loro vicino e accompagnarle nella difficile prova che si fa presente alla conclusione della vita”, scrive il segretario di Stato Pietro Parolin in un messaggio indirizzato a nome del Papa il Congresso internazionale dal titolo “Palliative Care: everywhere & by Everyone. Palliative care in every region. Palliative care in every religion or belief”, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita, nel quale verra’ presentato ufficialmente il Progetto PAL-Life, ideato e realizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita per la diffusione globale delle cure palliative. Durante il Congresso verranno affrontate diverse e importanti tematiche, quali il contributo delle cure palliative alla medicina, all’assistenza sanitaria e alla societa’, la diffusione delle cure palliative, l’impatto delle diverse fedi religiose e prospettive spirituali sulla cura del morente, le implicazioni politiche ed economiche delle cure palliative.

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“Gia’ Papa Pio XII – ricorda Parolin nel messaggio – aveva legittimato con chiarezza, distinguendola dall’eutanasia, la somministrazione di analgesici per alleviare dolori insopportabili non altrimenti trattabili, anche qualora, nella fase di morte imminente, fossero causa di un accorciamento della vita”. Ma, aggiunge, anche se “dopo molti anni di ricerca, l’accorciamento della vita non e’ piu’ un effetto collaterale frequente”, oggi “lo stesso interrogativo si ripropone con farmaci nuovi, che agiscono sullo stato di coscienza e rendono possibili diverse forme di sedazione”. “Il criterio etico non cambia, ma l’impiego di queste procedure richiede sempre un attento discernimento e molta prudenza. Esse sono infatti assai impegnative sia per gli ammalati, sia per i familiari, sia per i curanti: con la sedazione, soprattutto quando protratta e profonda, viene annullata quella dimensione relazionale e comunicativa che abbiamo visto essere cruciale nell’accompagnamento delle cure palliative”. Nel testo firmato “anche a nome del Papa”, Parolin sottolinea dunque che “la sedazione profonda risulta quindi sempre almeno in parte insoddisfacente, sicche’ va considerata come estremo rimedio, dopo aver esaminato e chiarito con attenzione le indicazioni”. “La complessita’ e la delicatezza dei temi presenti nelle cure palliative – aggiunge il cardinale – chiedono di continuare la riflessione e di diffonderne la pratica per facilitarvi l’accesso: un compito in cui i credenti possono trovare compagni di strada in molte persone di buona volonta’. Ed e’ significativo che in questa prospettiva siano presenti al vostro incontro rappresentanti di diverse religioni e di diverse culture in uno sforzo di approfondimento e in un impegno condiviso. Anche nella formazione degli operatori sanitari, di chi ha responsabilita’ pubbliche e nell’intera societa’ e’ importante che questi sforzi siano portati avanti insieme”.

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