Il presidente: “Probabile un nuovo tsunami”. I morti salgono a oltre 370, 11 mila gli sfollati

Il presidente: “Probabile un nuovo tsunami”. I morti salgono a oltre 370, 11 mila gli sfollati
24 dicembre 2018

Sale a 373 morti il bilancio delle vittime dello tsunami che ha colpito l’Indonesia, stando all’Agenzia indonesiana per la gestione dei disastri. Il suo portavoce, Sutopo Purwo Nugroho, ha fatto sapere che al momento si contano 128 dispersi mentre i feriti sono 1.459. Un bilancio provvisorio delle onde anomale alte fino a 20 metri e che per il presidente Joko Widodo e’ destinato ad aggravarsi sensibilmente anche perche’ per molte localita’ non ci sono ancora dati.

“Come abbiamo visto, le zone interessate non sono sempre le stesse previste dal Consiglio nazionale indonesiano per la gestione dei disastri – ha detto Widodo -. Per questo motivo le regioni costiere colpite dallo tsunami non erano pronte. Un nuovo tsunami è probabile, e la popolazione dovrebbe essere pronta ad affrontarlo. Dovremmo evitare nuove vittime”. Intanto, l’Oxfam che ha lanciato un appello di emergenza per soccorrere le popolazioni colpite, ha reso noto che sono 11mila gli sfollati dopo lo tsunami che ha colpito due giorni le coste dello stretto della Sonda tra Giava e Sumatra. Anche la stessa confederazione no profit, ha sottolineato che sale l’allarme per la possibilita’ di un nuovo tsunami dopo che ieri ci sono state nuove eruzioni del vulcano Anak Krakatoa.

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“Noi italiani siamo vicini al popolo indonesiano, con spirito di forte solidarieta’ e sincera amicizia in questi terribili momenti” ha detto il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, esprimendo “il piu’ profondo cordoglio” alle famiglie delle numerose vittime dello tsunami in Indonesia. L’Unita’ di crisi della Farnesina e l’Ambasciata d’Italia a Giacarta sono attive per prestare ogni assistenza necessaria ai connazionali sul posto. Non si ha notizia di stranieri tra le vittime, ma l’area piu’ colpita di Banten, nel distretto di Pandeglang, e’ piena di localita’ balneari affollate dai turisti durante le feste natalizie. Gravi anche i danni materiali: lo tsunami ha danneggiato, tra l’altro, un migliaio di case, alberghi e centinaia di barche.

Le autorita’ hanno invitato le popolazioni delle aree colpite a stare lontano dalla costa perche’ non sono escluse altre onde anomale. Lo tsunami e’ stato causato dalle frane sottomarine seguite a un’eruzione ad Anak Krakatau, un’isola vulcanica emersa 90 anni fa attorno al vulcano Krakatoa (“il bambino”, in indonesiano), sotto osservazione da giugno. Nel 1883 il vulcano ha fatto registrare una delle piu’ violente eruzioni di tutti i tempi, con un bilancio di 30.000 morti.

Tra gli eventi piu’ drammatici c’e’ la strage a un concerto della popolare band indonesiana dei Seventeen. Un video subito diventato virale mostra il gruppo che si esibisce all’aperto nel resort sul mare di Tanjug Lesung, a Giava. I musicisti hanno le spalle rivolte al mare quando l’onda anomala li travolge scaraventandoli giu’ dal palco. Il bassista e il manager del gruppo sono morti e un tecnico e sua moglie sono dispersi. L’Indonesia e’ tra i Paesi piu’ esposti al mondo alle catastrofi naturali trovandosi a cavallo del cosiddetto “Anello del Fuoco” del Pacifico in cui si scontrano le placche tettoniche. Si tratta dell’area in cui si concentra gran parte delle eruzioni vulcaniche e dei terremoti del mondo. L’ultima risaliva a settembre, quando la citta’ di Palu sull’isola di Sulawesi aveva subito 2mila morti per un terremoto e uno tsunami. Il 26 dicembre 2004 uno tsunami innescato da un sisma di magnitudo 9,3 al largo delle coste di Sumatra aveva causato 168.000 morti in Indonesia.

Perché non è stato possibile lanciare l’allerta 

Non e’ stato possibile attivare il sistema di allerta rapida per lo Tsunami che ha colpito l’Indonesia perche’ a generarlo non e’ stato un terremoto, ma una frana probabilmente legata a un’eruzione vulcanica. “I sistemi di allerta funzionano per i maremoti generati dai terremoti”, ha spiegato il vulcanologo Pier Giorgio Scarlato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vuclanologia (Ingv). “Quando ci sono eruzioni vulcaniche – ha aggiunto – il magma che risale dalle profondita’ puo’ generare terremoti, ma nella maggior parte dei casi provoca una deformazione della struttura del vulcano, rendendone i versanti instabili e innescando la formazione di frane”. Sembra essere questa la dinamica dello Tsunami che ha colpito le coste dell’Indonesia. “Da circa un anno e’ in corso un’eruzione del vulcano Anak Krakatoa – ha detto Scarlato – e le bellissime esplosioni attirano molti turisti”. Difficile dire, ha concluso, se le esplosioni siano le responsabili della frana: il vulcano e’ cosi’ instabile che la frana sarebbe potuta avvenire comunque.

Anak Krakatau, figlio del vulcano che fece 36.000 morti

Il vulcano indonesiano Anak Krakatau, eruttato la scorsa notte uccidendo oltre 220 persone, e’ considerato il “figlio” del leggendario Krakatoa la cui eruzione, nel 1883, costo’ la vita a oltre 36 mila persone ed ebbe effetti per mesi su tutto il pianeta. L’Anak Krakatau (che tradotto significa figlio di Krakatoa) si e’ formato da quell’eruzione e venne scoperto nel 1927: alto poco piu’ di 300 metri, con un cratere laterale, e’ situato su un’isola disabitata nello Stretto della Sonda che divide le isole Giava e Sumatra.

E’ uno dei 127 vulcani attivi in Indonesia, al centro della Cintura di fuoco dell’Oceano Pacifico. Il 26 agosto 1883, dopo mesi di frenetica attivita’ vulcanica sull’isola di Rakata, Krakatoa ebbe quattro enormi esplosioni, accompagnate da tsunami, che causarono la demolizione di meta’ dell’isola. Secondo i documenti storici, le esplosioni sono state cosi’ violente da essere udite a 5.000 chilometri di distanza e la cenere ha raggiunto gli 80 chilometri di altezza. L’intensita’ era comparabile a una bomba di 200 megatoni, l’equivalente di 13.000 volte l’atomica dai Hiroshima. Un anno dopo lo l’esplosione di Krakatoa, le temperature globali sono diminuite di piu’ di un grado. Si stima inoltre che le ondate gigantesche del 1883 abbiano distrutto quasi 300 popolazioni biologiche e causato la morte di 36.417 persone.

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