Salvini-Di Maio, fuoco su Juncker: “Le sue minacce continuano a far salire lo spread”

2 ottobre 2018

Lo spread fra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi e italiani chiude sopra quota 300 punti, la giornata intensifica lo scontro fra il Governo e la Commissione europea. Ma i numeri, o almeno i dettagli, della Nota di aggiornamento del Def (che dovrebbe arrivare in Parlamento domani) e della successiva legge di Bilancio sono ancora in qualche modo in ballo e per questo a palazzo Chigi salta la prevista “cabina di regia” sugli investimenti pubblici in favore di un nuovo vertice politico. 

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Anche se sulla politica economica sono fondamentali i dati e le tabelle sui conti pubblici (peraltro a rischio di correzione a causa delle tensioni sui mercati finanziari), a tenere banco in giornata è lo scontro politico sull’asse Roma-Bruxelles. Il più deciso nella polemica è il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che in mattinata replica alle dichiarazioni del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che ieri aveva parlato di euro a rischio se venisse a mancare la rigidità sui conti. “Le parole e le minacce di Juncker e di altri burocrati europei continuano a far salire lo spread, con l’obiettivo di attaccare il governo e l’economia italiani? Siamo pronti a chiedere i danni a chi vuole il male dell’Italia”.

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Non basta il tentativo di precisazione del vice di Juncker, Valdis Dombrovskis: “Quello che ha detto Juncker è che dobbiamo essere rigorosi ma equi”. Il leader della Lega nel pomeriggio rincara la dose: “Parlo con persone sobrie”, avverte, con l’allusione alle voci sulla presunta confidenza con l’alcool del numero 1 di Bruxelles. “Qualcuno a Bruxelles – aggiunge Salvini – straparla per comprare sottocosto le nostre aziende usando lo spread e i mercati per intimorire qualcuno, ha trovato il Governo e il ministro sbagliato”.

Non fa sconti nemmeno Luigi Di Maio: “Juncker – afferma – non è adatto a svolgere il ruolo di presidente della Commissione europea, ormai è evidente”. Ma precisa: “Voglio ripeterlo ancora una volta: noi non abbiamo nessuna intenzione di non rispettare le regole europee come invece hanno fatto altri Paesi e senza che nessuno fiatasse, ma siamo un Paese sovrano”. Tra le turbolenze di giornata, si segnala il presidente della commissione Bilancio della Camera, l’economista leghista Claudio Borghi: “Sono straconvinto che l’Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei propri problemi”, dice.

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Ma poi lamenta che la sua dichiarazione è stata travisata: “Io sono convinto che l’Italia starebbe meglio con la sua moneta PERÒ la cosa non è nel contratto di governo. Ovviamente la seconda parte non si cita”, accusa. Intanto però i titoli italiani sono sotto pressione e il presidente del Consiglio è costretto a intervenire: “L’Italia – sottolinea – è un Paese fondatore dell’Unione europea e dell’Unione monetaria e ci tengo a ribadirlo: l’euro è la nostra moneta ed è per noi irrinunciabile”.

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