Scampa al terremoto ma muore dentro una roulotte a -17 gradi. Ai piedi del Gran Sasso si continua a lavorare

Scampa al terremoto ma muore dentro una roulotte a -17 gradi. Ai piedi del Gran Sasso si continua a lavorare
28 gennaio 2017

Un uomo di 52 anni muore a – 17 gradi dentro una roulotte, Si tratta di Bruno Anzuini, deceduto a Montereale (Aquila), il paese epicentro dell’ultimo terremoto che ha scosso il Centro Italia il 18 gennaio. L’uomo dormiva dal giorno del sisma in un roulotte parcheggiata nei pressi della propria abitazione. Ieri notte la temperatura è scesa a -17 gradi nella frazione di Ville di Fano, a 10 km da Montereale. L’uomo ha avuto un malore, ha chiamato la guardia medica, che ha inviato un’ambulanza a recuperarlo. L’uomo è però morto in ambulanza durante la rianimazione.

LO STUDIO SULLE VALANGHE Intanto, a una settimana dal disastro di Farindola, ai piedi del Gran Sasso dove una valanga ha travolto il resort Rigopiano provocando 29 vittime, si continua a lavorare tra le macerie ma si cerca anche di capire quali siano state le cause che hanno portato a una tragedia di queste dimensioni, tra allarmi sottovalutati e un’incredibile concomitanza di maltempo straordinario e terremoto. Al momento dell’impatto con l’hotel, la valanga aveva raggiunto una massa di circa 120.000 tonnellate e una velocità tra i 50 e i circa 100 Km/ora e proprio il mancato allarme del rischio valanghe è sotto accusa. Ma prevedere le slavine non è comunque semplice, in Francia sulle alpi da anni si studia il fenomeno.

LO SCIENZIATO “Siamo qui per capire come scorrono le valanghe e la loro dinamica per riuscire a prevenirle in siti come a questo” racconta Florence Naaim ricercatrice dell’Istituto nazionale di ricerche in scienza e tecnologia per lo sviluppo. A Col du Lautaret sulle alpi francesi gli studiosi provocano delle valanghe controllate per poterle riprendere e studiare. Un fenomeno tanto affascinante quanto pericoloso. “Le misurazioni delle valanghe sono molto complesse, stiamo cercando di elaborare dei modelli statistici per comprenderne la dinamica e studiare dei sistemi di intervento preventivo, ma anche per mettere in campo tutti i mezzi adeguai a portare soccorso” aggiunge Didier Richard. I cambiamenti climatici, il disboscamento e la costruzione di impianti e case sulle montagne negli ultimi hanno provocato un considerevole aumento delle valanghe e dei danni che queste provocano.

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