Scandalo pedofilia, il Papa accetta le dimissioni di altri due vescovi

Scandalo pedofilia, il Papa accetta le dimissioni di altri due vescovi
L'ordinario di Rancagua, Alejandro Goic Karmelic
28 giugno 2018

Dopo i vescovi di Osorno (Juan Barros), Puerto Montt (Cristián Caro Cordero) e Valparaiso (Gonzalo Duarte García de Cortázar), Papa Francesco accetta le dimissioni di altri due vescovi cileni, l’ordinario di Rancagua (Alejandro Goic Karmelic) e Talca (Mons. Horacio del Carmen Valenzuela Abarca), dopo che la conferenza episcopale cilena (27 vescovi titolari e 7 ausiliari) avevano rassegnato in blocco le dimissioni nelle sue mani travolta dallo scandalo pedofilia. Barros e Valenzuela, in particolare, erano allievi del prete pedofilo Fernando Karadima, condannato nel 2011 dal Vaticano, al centro della vicenda degli abusi, mentre Goic era presidente della Commissione episcopale di prevenzione degli abusi.

Il Papa, rende noto la sala stampa vaticana, ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rancagua, presentata da S.E. Mons. Alejandro Goic Karmelic, nominando Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis Mons. Luis Fernando Ramos Pérez, Vescovo Ausiliare di Santiago de Chile (Cile). Il Papa ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Talca, presentata da S.E. Mons. Horacio del Carmen Valenzuela Abarca, nominando Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis Mons. Galo Fernández Villaseca, Vescovo Ausiliare di Santiago de Chile (Cile). Lo scandalo nella Chiesa cilena era esploso attorno alla figura di padre Fernando Karadima, oggi ottuagenario, carismatico prete dell’alta società della capitale cilena all’epoca della dittatura di Augusto Pinochet con buoni rapporti in Vaticano nella cerchia wojtyliana.

Nel 2011 è stato condannato dalla congregazione vaticana per la Dottrina della fede per abusi sessuali sui minori. Alcune vittime hanno accusato di aver coperto le loro denunce diversi maggiorenti della Chiesa cilena, e in particolare presuli come Juan Barros, attuale vescovo di Osorno, che da giovani sono stati allievi di Karadima. Dopo aver nominato monsignor Barros ad Osorno ed averlo difeso, da ultimo nel suo recente viaggio in Cile a gennaio scorso, il Papa, in seguito alle critiche che le sue parole hanno suscitato, ha cambiato idea, inviando un suo inviato in Cile per indagare, mons. Charles Scicluna, accompagnato da mons. Jordi Bartomeu del Vaticano, scrivendo una lettera ai vescovi cileni, lo scorso otto aprile.

Nella missiva, Francesco riconosceva “gravi errori di valutazione e percezione”, annunciava che avrebbe ricevuto a Roma tre note vittime di Karadima, José Andrés Murillo e James Hamilton (che ha lungamente incontrato a fine aprile), per chiedere loro perdono, e convocava la conferenza episcopale cilena a Roma per “dialogare sulle conclusioni” dell’indagine di Scicluna. Nel frattempo Francesco ha incontrato due gruppi di vittime di preti pedofili cileni ed ha deciso di mandare proprio a Osorno Scicluna e Bartomeu in una seconda missione. A maggio i vescovi cileni, dopo tre giorni di incontri col Papa, hanno rassegnato le dimissioni nelle sue mani. Oggi il Papa ha accettato la rinuncia dei primi tre. Gli altri rimangono dimissionari in attesa delle decisioni di Jorge Mario Bergoglio. In una conferenza stampa alla sede della Stampa estera a Roma, una delle vittime di Karadima, José Andres Murillo, aveva sottolineato nei mesi scorsi che “non solo il vescovo Juan Barros”, ma anche i vescovi Koljatic, Valenzuela e Arteaga sono stati allievi di padre Karadima ed hanno coperto le denunce di abusi. askanews

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