Scontro su Codice Antimafia e ius soli, timori del governo per voto Def

Scontro su Codice Antimafia e ius soli, timori del governo per voto Def
L'ex premier e leader di Mdp, Pier Luigi Bersani
28 settembre 2017

Il parere contrario espresso questa mattina da Mdp in commissione Lavoro al Senato sul Def non e’ considerato nella maggioranza come un vero e proprio campanello d’allarme ma senza l’appoggio degli ex dem non ci sono i voti al Senato, da qui il monitoraggio costante, anche da parte del governo, sui numeri. Oggi il capogruppo dem a palazzo Madama Zanda ha incontrato il premier Gentiloni per fare il punto della situazione. All’inizio della prossima settimana il presidente del Consiglio potrebbe vedere Pisapia per un confronto sulla legge di bilancio: l’ex sindaco di Milano insistera’ soprattutto sull’eliminazione dei superticket e sulla necessita’ di rilanciare gli investimenti, il premier dal canto suo ribadira’ soprattutto l’impegno a raddoppiare i fondi destinati alla lotta contro la poverta’ con il reddito di inclusione. Intanto Bersani ammorbidisce i toni inviando pero’ un messaggio chiaro all’esecutivo: “Noi – dice dalla festa di Napoli – siamo gente di governo, la troika non la facciamo arrivare ma un governo deve aprire le orecchie sulle cose che diciamo anche noi, non solo su quelle di Alfano sullo ius soli”. Lo ius soli, appunto. Zanda ha confermato a Gentiloni l’intenzione di non portare il provvedimento in Aula se non ci sara’ la garanzia di un via libera. L’impegno resta, l’esponente dem lavora sotto traccia alla costruzione di una maggioranza, contando anche sulla ‘moral suasion’ del Vaticano, ma per ora – e la sottosegretaria Boschi lo ha sottolineato ieri – la legge e’ accantonata.

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Accantonata anche l’ipotesi che il governo intervenga sulla norma del Codice Antimafia che estende le misure di prevenzione anche ai reati contro la P.A, il terrorismo e lo stalking. Al momento non c’e’ traccia di una misura correttiva, invocata anche dal presidente dem Orfini e osteggiata, invece, dal presidente del Senato Grasso. “Se tra tre settimane – osserva il presidente del Senato – ci sara’ un decreto che cambia la legge quello sarebbe un segnale assolutamente negativo, un boomerang nei confronti delle stesse forze politiche che l’hanno approvato”. Renzi, pur contrario alla misura contrastata in Parlamento, ha preferito mantenere un tono basso. Ritiene l’inserimento della norma un errore, la pensa come il presidente dell’Anac Cantone, ma non ha intenzione – ha fatto sapere ai suoi – di fare polemica. Tuttavia il nuovo Codice Antimafia e’ destinato ad essere ancora terreno di battaglia, con FI che parla di rischio paralisi della P.a. Dalla prossima settimana sara’ scontro pure sulla legge elettorale. Domani scadono i termini per gli emendamenti ma si sapra’ soltanto dopo i voti segreti il destino del Rosatellum bis. Il partito del Nazareno teme infatti i franchi tiratori. C’e’ chi prefigura che in Aula possano essere piu’ di cento a manifestarsi contro il nuovo patto Pd-FI-Ap-Lega e chi, invece, e’ ottimista sull’esito della partita. Il tema delle regole sul sistema di voto si intreccera’ pure con quello sulle regole della Commissione d’inchiesta sulle banche. Oggi c’e’ stato un primo incontro tra i componenti dell’ufficio di presidenza ma al momento non e’ stata presa alcuna decisione sul perimetro del raggio d’azione dell’organismo.

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