Carola è libera: “Vittoria della solidarietà”. Gip: “Decisione conforme giurisprudenza” Salvini: “Sentenza politica”

Carola è libera: “Vittoria della solidarietà”. Gip: “Decisione conforme giurisprudenza” Salvini: “Sentenza politica”
Carola Rackete
2 luglio 2019

Carola Rackete, la comandante della Sea-Watch 3 che aveva forzato il blocco dei porti italiani per far sbarcare a Lampedusa 40 migranti soccorsi in mare, torna libera dopo quattro giorni trascorsi agli arresti domiciliari. Il gip, oltre a non convalidare l’arresto, ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, ritenendo che il reato di resistenza a pubblico ufficiale sia stato giustificato da una “scriminante” legata all’avere agito “all’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane in mare. “Sono sollevata dalla decisione del giudice, che considero una grande vittoria della solidarieta’ con tutte le persone come i rifugiati, i migranti e i richiedenti asilo, e contro la criminalizzazione degli aiuti in molti paesi in Europa” ha detto Carola Rackete, commentando la decisione del gip che non ha convalidato il suo arresto.

“La decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali” scrive il gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, nell’ordinanza con la quale rigetta la richiesta di convalida dell’arresto. “I porti di Malta venivano esclusi perche’ piu’ distanti e quelli tunisini perche’, secondo la sua stessa valutazione, ‘in Tunisia non ci sono porti sicuri”, ha spiegato il giudice riferendosi alla scelta della comandante di fare rotta verso Lampedusa. Le valutazioni della trentunenne tedesca sono condivise dal giudice secondo cui “Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004”.

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I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso dal comandante Rackete, non sono stati ritenuti “conformi alla convenzione di Amburgo”. Il giudice ha sottolineato che la scelta e’ stata presa “avvalendosi della consulenza dei suoi legali”.Il giudice ha anche spiegato che “le navi della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano fuori dalle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorità consolare”. “Nella fattispecie – ha aggiunto il giudice – la nave della Guardia di Finanza ha operato al contrario operava in acque territoriali, all’interno del porto di Lampedusa”. Una decisione che Salvini ha definito “vergognosa” accusando la giudice di agire per interessi politici e promettendo di riformare al piu’ presto la giustizia italiana. Per commentare quella che chiama una “fiaba horror”, il vice presidente del Consiglio ha scelto il mezzo a lui piu’ congeniale: una diretta Facebook, in tarda serata, dopo il ricevimento per la festa dell’Indipendenza americana a Villa Taverna.

“Quella donna ha provato ad ammazzare cinque militari”, ha scandito il ministro alla fotocamera del suo smartphone: “Mi vergogno che in questo Paese possa arrivare il primo dall’estero a mettere in pericolo le vite dei militari italiani”. E poi si e’ rivolto direttamente al gip di Agrigento, Alessandra Vella: “E se adesso una macchina anziche’ fermarsi all’alt dei carabinieri forzasse il blocco speronando l’auto dei militari? Ha dato un pessimo segnale”. Salvini non ha dubbi sulla natura della decisione presa, “si tratta di una sentenza politica”. D’altra parte il caso Sea Watch e’ entrato di prepotenza a Montecitorio dove era attesa per domani l’audizione di rappresentanti dell’organizzazione non governativa davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia. Audizione che non si terra’, come comunicato dalla presidente della commissione Giustizia, la pentastellata Francesca Businarolo: la Lega ha infatti protestato per l’audizione, chiesta da Pd e +Europa, e ha chiesto di annullarla; e i 5 stelle si sono schierati con l’alleato.

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L’alleanza di governo sembra dunque rinsaldarsi proprio attorno alla vicenda della liberazione della Capitana. Poco dopo lo sfogo di Matteo Salvini, e’ stato Di Maio – sebbene con toni meni battaglieri – a dirsi “stupito” della scelta presa dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento: “Sorprende la scarcerazione di Carola Rackete. Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema e’ la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito, la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi”. Ma se per Di Maio il tema e’ la confisca, per Salvini e’, invece, la riforma della giustizia italiana: “E’ finito il lucro, e’ finita la pacchia sull’immigrazione clandestina, li rimanderemo indietro uno ad uno. Confido che quel giudice che dira’ basta arrivi presto. Questa giustizia la cambiamo per quegli uomini e quelle donne con la toga che non fanno politica, ma fanno giustizia”.

Intanto, il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, al termine dell’audizione in commissione antimafia ha detto: “Bisogna leggere le motivazioni. Si valutera’ un’eventuale impugnazione”. “Il nostro punto di vista era diverso – ha spiegato – Per noi era necessitata l’azione di salvataggio e non invece la forzatura del blocco, che riteniamo un atto un po’ sconsiderato nei confronti della vedetta della Guardia di finanza. E’ evidente pero’ che le decisioni dei giudici si rispettano”.

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