Senato, parte il secondo round del Rosatellum bis

Senato, parte il secondo round del Rosatellum bis
L'aula del Senato
14 ottobre 2017

Niente voto segreto, quindi niente ‘franchi tiratori’, questa volta saranno tempi e numero legale gli scogli che la maggioranza dovrà superare al Senato. Maggioranza già a lavoro per portare a casa la nuova legge elettorale nella settimana del 23 ottobre. Ovvero, prima delle elezioni siciliane (il 5 novembre) e prima che la manovra arrivi in Parlamento. E così, dopo le tre fiducie andate in porto alla Camera, il Senato si appresta ad accogliere il Rosatellum bis. Martedì sarà calendarizzato in commissione, un passaggio che si preannuncia rapido e senza modifiche. Mdp e M5s faranno di tutto per far saltare questo timing e rendere il percorso più accidentato. Ma, Massimo D’Alema, sembra già aver perso le speranze: “Ci sarà l’esame del Senato, ma finora c’è da pensare che questo accordo di potere tra Salvini, Berlusconi e Renzi regga…”. Ed è proprio il cosiddetto “patto a quattro” (Pd, Fi, Ap e Lega) che dopo aver dato il via libera alla Camera al provvedimento, ha già cominciato a serrare le fila per non disperdere neanche un voto a Palazzo Madama, dove, com’è noto, i numeri sono più risicati e il voto è reso ancor più pericoloso dal fatto che qui la votazione sull’eventuale fiducia coinciderebbe con il voto sul provvedimento. Nel Pd si registra qualche malessere soprattutto tra gli eletti al nord, in particolare in Lombardia e Veneto. Ma fonti parlamentari dem sottolineano che difficilmente si arriverà ad esprimere nel voto una contrarietà alla legge. Il vice segretario dei dem si dice fiducioso. “Il Senato discuterà. Io credo che le condizioni per fare il lavoro come quello che abbiamo visto in queste ore alla Camera, ci sono- dice Maurizio Martina -. Quel che è importante è che l’Italia si doti di una legge elettorale nuova”.

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A Palazzo Madama, il voto segreto è previsto solo sugli emendamenti legati alle minoranze linguistiche. Sarà quello un passaggio importante ma con il sì ampio della Camera si riducono gli spazi dei ‘dissidenti’. Forza Italia dovrebbe abbandonare l’Aula per abbassare il quorum e così la Lega. A quel punto, potrebbe mancare il numero legale. Che Mdp e M5S chiederanno di verificare in continuazione. Scoglio che, tuttavia, la maggioranza pensa di saper aggirare. “Non avremo problemi”, la convinzione nel Pd e nel centrodestra. Defezioni potrebbero registrarsi nel Gruppo misto e delle autonomie ma i verdiniani sono a favore del ‘Rosatellum’. Come anche i numeri che, sulla carta, partendo dal ‘patto a quattro’ sono questi: Pd 98, Fi 42, Ap 24 e Lega 12, ovvero 176 voti, +15 rispetto alla maggioranza. E se pensiamo che qualche voto potrebbe arrivare da Ala (14), dal Gruppo delle autonomie (18) e dall’Udc (4), la strada sembra in discesa. Insomma, detta così, il Rosatellum bis entro fine ottobre potrebbe già essere legge dello Stato. “Dopo il via libera della Camera, a questo punto è auspicabile procedere rapidamente anche al Senato con l’approvazione della nuova legge elettorale”, dice il senatore forzista, Maurizio Gasparri. Ma non saranno tutte e rose e fiori a Palazzo Madama. A “drammatizzare” la seduta ci sarà anche Giorgio Napolitano che ha già preannunciato un suo intervento in Aula per esprimere le sue “criticità” sul Rosatellum. L’obiettivo del presidente Emerito della Repubblica sarebbe quello di indebolire il fronte renziano, e non solo, per togliere il timone dalle mani del comandante Renzi.

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Frattanto, da Si, arriva un segnale di tregua. “E’ fondamentale – affermano i capigruppo di Sinistra Italiana, Giulio Marcon e Loredana De Petris – che il Senato possa modificare e almeno migliorare una legge elettorale altrimenti inaccettabile, che prefigura un Parlamento fatto di nominati e che toglie ai cittadini la libera scelta di eleggere i propri rappresentanti”. Sempre sul piede di guerra, invece, i grillini, più consapevoli di avere davanti una strada in salita. D’altronde, al Senato, sanno di non essere in grado di condizionare la votazione, come è successo pure alla Camera. Quindi, non resta loro che la piazza con la quale, però, non si può governare un Paese. A questo punto, da martedì, quando il dibattito sulla legge elettorale entrerà nel vivo, i pentastellati torneranno a chiamare attivisti e simpatizzanti in piazza per urlare la loro indignazione davanti a Palazzo Madama. Ma non è tutto. Nella road map grillina, è prevista anche una tappa al Colle – “sempre pacificamente” – per sollecitare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a non firmare una legge definita “antidemocratica e incostituzionale”. C’è da augurarsi, per loro, che questa volta il loro leader, Beppe Grillo, non li abbandonerà come ha fatto in occasione della protesta davanti a Montecitorio. Tutti lo attendevano sul palco: nessuna traccia del comico.

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