Sequestrati beni per 1,3 milioni a 2 docenti

Sequestrati beni per 1,3 milioni a 2 docenti
Universita' Magna Graecia di Catanzaro
22 gennaio 2019

Hanno ricoperto incarichi esterni incompatibili con il loro lavoro di docenti universitari, oltre ad attivita’ professionale non autorizzata. Un “extra” lavoro redditizio ma che ha fatto finire nei guai due docenti dell’Universita’ Magna Graecia di Catanzaro ai quali i finanzieri del Comando provinciale del capoluogo calabrese hanno sequestrato beni immobili, conti correnti e attivita’ finanziarie per un valore di oltre 1,3 milioni a titolo di danno erariale.

Il sequestro e’ stato disposto della Procura regionale della Corte dei conti guidata da Rossella Scerbo a titolo conservativo allo scopo di garantire il risarcimento alle casse dello Stato in caso di condanna. Al provvedimento si e’ giunti al termine dell’operazione “Non lascio e raddoppio” condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro. Secondo quanto emerso dalle indagini, nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2018 i due docenti avrebbero svolto attivita’ professionale non autorizzata e ricoperto incarichi esterni incompatibili con lo status di docente universitario “a tempo pieno”. La normativa sul pubblico impiego, infatti, prevede l’assoluto divieto di svolgere attivita’ professionali diverse e ulteriori, salvo casi particolari che debbono essere debitamente vagliati e autorizzati. I due docenti, invece, secondo l’accusa, avrebbero eluso il divieto anche qualificando gli incarichi incompatibili come generiche consulenze, sfruttando indebitamente la cosiddetta “legge-Gelmini” del 2010.

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In realta’, secondo l’istruttoria realizzata dei finanzieri del Gruppo tutela spesa pubblica del Nucleo, e’ emerso che le “consulenze” in realta’ si traducevano nello svolgimento di visite, di refertazione su esami clinici di laboratorio e di altre prestazioni tipiche dell’attivita’ libero-professionale, in alcuni casi svolte addirittura negli studi privati dei due professori. L’importo sequestrato e’ l’equivalente del danno erariale che il sostituto procuratore regionale Davide Vitale contesta ai due professori. Un ammontare determinato in base agli stipendi illegittimamente percepiti nel periodo tra il 2012 ed il 2018 e alle somme riscosse attraverso l’indebita attivita’ extraistituzionale. Somme che avrebbero dovuto essere riversate nelle casse dell’ateneo e che, invece, sono state incassate dai due docenti.

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