Sgarbi attacca il pm Di Matteo, è scoppia la polemica

Sgarbi attacca il pm Di Matteo, è scoppia la polemica
Vittorio Sgarbi
5 dicembre 2017

Stanno scatenando un vespaio di polemiche le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, neo assessore ai Beni culturali della Regione siciliana, che alla trasmissione Agora’ su Raitre ha attaccato il pm Nino Di Matteo, oggi sostituto alla Direzione nazionale antimafia: “Ha tratto beneficio dalle minacce di morte ricevute dal carcere da Toto’ Riina ed ha cavalcato l’onda per fare il martire”. Affermazioni che hanno spinto i 5 Stelle a chiedere al presidente della Regione, Nello Musumeci, di ritirare la delega al critico d’arte. “Le parole di Sgarbi sono inaccettabili, Musumeci prenda le distanze da questa vergogna, gli ritiri le deleghe e lo mandi via, a questo punto e’ inaccettabile anche la sua presenza come assessore della Regione”, dice il deputato regionale Giancarlo Cancelleri, che aggiunge: “Musumeci scelga con chi stare, con Di Matteo e la lotta alla mafia e chi oggi rappresenta la migliore presenza dello Stato, o con Sgarbi e chi infanga e offende la storia degli eroi antimafia di questa terra. A Nino Di Matteo la mia solidarieta’ e quella di tutto il gruppo parlamentare del M5S all’Ars”. Rincara la dose Mario Giarrusso, senatore grillino della commissione Antimafia: “Musumeci dovrebbe ritirare subito le deleghe a Sgarbi – sottolinea -. Le sue parole sono sinceramente disgustose, con la scusa della liberta’ di parola siamo arrivati ad affermare senza nessun contraddittorio su una televisione pubblica che le minacce di morte di Riina servono a fare carriera. Questa e’ una follia assoluta, indegna e indecente che i siciliani non meritano. Ma cosa potevamo aspettarci da una regione a guida Musumeci, anzi a guida impresentabili arrestati e indagati gia’ dal giorno dopo le elezioni. Musumeci nel frattempo tace ed e’ ancora piu’ grave questo suo silenzio dopo affermazioni cosi’ insulse”.

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E di “inaccettabile attacco a Di Matteo”, parla Laura Garavini del Pd, componente della Commissione antimafia: “Gia’ e’ stato un grave errore nominare un ex sindaco di un comune sciolto per infiltrazioni mafiose a capo di un assessorato regionale, per la prima volta nella storia della Sicilia – dice -. Oggi non metterlo fuori dalla giunta dopo le dichiarazioni contro il magistrato della Dna Nino di Matteo sarebbe un segnale devastante per una terra dove Cosa nostra non e’ certo sconfitta, come dimostra anche l’operazione di oggi. Credo che il Presidente Musumeci sappia bene che screditare ed isolare i magistrati che hanno investigato e colpito le mafie non possa essere tollerato, soprattutto se l’opera di delegittimazione arriva dai vertici della Regione, e ne trarra’ le conseguenze”. Pronta la replica del critico d’arte e assessore regionale Vittorio Sgarbi: “Io non ho attaccato il pm Di Matteo – puntualizza -. Ho ricordato cio’ che su di lui ha detto Fiammetta Borsellino e ho sottolineato che sul piano della comunicazione le minacce di Riina – che erano invettive e tali sono rimaste – sono state rese note per creare un’aura di pericolo e di suggestione intorno al pubblico ministero che ha usato la querela solo per impedirmi di parlare. Ma io parlero’ finche’ avro’ voce contando sull’attenzione vigile di uomini straordinari che si ispirano al pensiero di Leonardo Sciascia, come Mauro Mellini, da me citato nella trasmissione Agora’ che ha – esattamente come avrebbe fatto Cossiga – denunciato la speculazione dei Comuni italiani – ultimo quello di Genova a guida centrodestra – che si sono profusi in cittadinanze onorarie per il dottor Di Matteo”.

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“Le dimissioni per me invocate da pusillanimi del Pd e M5S – aggiunge Sgarbi – sono motivo di orgoglio per chi dice la verita’ e ha sottolineato – come io ho fatto – che non si e’ dato altrettanto rilievo alla parte delle intercettazioni di Riina che denuncia la trattativa Stato-mafia negli affari dell’energia pulita interesse primario di Matteo Messina Denaro. Ascolti bene il pubblico ministero Di Matteo e non si limiti a sentirsi minacciato con il coro di pecore che lo seguono ma indaghi sulla vera presenza mafiosa che ha sconvolto il paesaggio di Sicilia per volonta’ della mafia in perfetto contrasto con l’art. 9 della Costituzione. Ricordo infine – aggiunge Sgarbi – che non io ma Fiammetta Borsellino ha gia’ indicato il depistaggio che vuol dire semplicemente orientarsi da una parte incerta invece che da una parte certa nelle indagini condotte dal dottor Di Matteo su suo padre Paolo. La figlia di Borsellino nel 25esimo anniversario della strage di Via D’Amelio ha indicato le lacune e le omissioni della ‘procura massonica’ guidata all’epoca da Gianni Tinebra che e’ morto ma dove c’erano Annamaria Paola, Carmelo Petralia e Nino Di Matteo… Il risultato, secondo Fiammetta Borsellino, sono stati 25anni buttati via, anni di pentiti costruiti con lusinghe o torture. Non risulta che Di Matteo abbia querelato la Borsellino ma che abbia invece chiesto di essere convocato dalla Commissione Antimafia per una audizione che e’ stata una arringa difensiva. Il mio intervento ha semplicemente inteso indicare la necessita’ di non trasformare gli uomini in eroi – conclude Sgarbi -. Esattamente quanto disse Bertold Brecht: ‘sventurata la terra che ha bisogno di eroi’. Io non credo e non voglio che la Sicilia sia sventurata”.

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