Sicilia, il condominio e la lampada

25 maggio 2016

di Gaetano Mineo

editoriale_defSiamo alla quarta finanziaria. Una al mese. La prima è stata varata lo scorso febbraio. Una manovra dietro l’altra per rappezzare le “falle” del parlamento siciliano dopo una serie di impugnative da parte di Palazzo Chigi. E già siamo a metà 2016. E così ci sono capitoli di bilancio con cifre ‘ballerine’, dato che vengono cambiate alla bisogna. Per evitare di dover chiudere anche le riserve, per dirne una, il governo Crocetta ha dovuto recuperare in poche ore, 921 mila euro. Voilà: ha sottratto l’importo necessario dal capitolo degli Ersu e l’ha messo in quello delle agonizzanti riserve. Ai meno giovani, ricorda il gioco delle tre carte. Di certo, un’operazione legittima dal punto di vista finanziario. Più che discutibile, dal punto di vista amministrativo. E’ come gestire un condominio e non avere due euro per una lampadina. Tuttavia, il governo rimpinguerà le casse degli enti universitari appena arriveranno i famosi cinquecentocinquanta milioni da Roma, attesi, oramai, come la manna dal cielo. Crocetta non sa più a chi pagare prima con questo assegno romano. Ogni partita viene liquidata con un acconto, il saldo rinviato alla buona volontà di Renzi, detentore dei cordoni della borsa. La stessa sorte la stanno vivendo i comuni siciliani che, nonostante già siano alla canna del gas, il governo regionale, nel giro di mezza giornata, gli ha ridotto di un terzo la prima trance di finanziamenti. Gli altri 230 milioni li avranno appena decide Palazzo Chigi. Orlando, che guida gli enti locali, salta in aria. Addirittura bypassa Crocetta, rivolgendosi ad Alfano. Anche perché ci sono stipendi dei dipendenti a rischio, servizi essenziali per i cittadini sospesi, e altra ordinaria amministrazione. Per questa disastrosa situazione finanziaria dei comuni, non salta in aria soltanto il sindaco di Palermo (noto per non tifare Crocetta), ma anche pezzi del Pd (partito di governo) che chiedono al governatore di “ritirare” la circolare relativa proprio al taglio delle risorse destinate alle casse comunali. “Si rischia di gettare nel caos centinaia di amministrazioni locali”, tuonano i Democratici Milazzo e Panepinto. Ma già nel “caos” i comuni ci sono. E da tempo. Non fosse altro, in particolare in questo periodo, per non aver avuto ancora la possibilità di approvare i bilanci. E dire che la stessa Regione Siciliana aveva intimato gli enti locali ad approvarli entro aprile scorso. Si continua a navigare a vista. Con l’aggravante di non volere neanche la rotta. A questo punto, per continuare a sopravvivere, non resta che attendere la manna. Ma da Roma.

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