Pd, in Sicilia è sempre caos. E Renzi pensa al listone da Pisapia ad Alfano

Pd, in Sicilia è sempre caos. E Renzi pensa al listone da Pisapia ad Alfano
Il segretario del Pd, Matteo Renzi
1 settembre 2017

Mentre non è ancora chiusa la partita del candidato alla presidenza della Sicilia, il Pd guarda alle elezioni politiche e torna a farsi strada l’ipotesi di un “listone” aperto, a sinistra, a Pisapia e, al centro, ad Alfano e Calenda. In Sicilia il Pd ha scelto il rettore di Palermo Fabrizio Micari, che ha ufficializzato nei giorni scorsi la candidatura e spera anche nell’appoggio di Campo progressista, anche se dal movimento di Giuliano Pisapia non è ancora giunta una risposta. E anche Area popolare al momento non ha dato il via libera a Micari. In Sicilia Alternativa popolare, secondo quanto emerso ieri in una riunione, sarebbe propenso a chiedere le primarie di coalizione. “Noi – ha detto oggi il leader Angelino Alfano a margine del Forum Ambrosetti a Cernobbio – ci muoveremo con grande autonomia, siamo a un punto in cui non abbiamo ancora deciso, ma sono avanti i nostri rapporti con coloro i quali vogliono costruire una coalizione che sia vincente”. Comunque sia, ha assicurato, “le alleanze che si faranno in Sicilia da parte di Alternativa popolare saranno alleanze siciliane con un programma sulla Sicilia, non sono alleanze nazionali”. Intanto il Pd inizia a guardare alle elezioni nazionali. Anche perché al Nazareno sono convinti che dopo la legge di Bilancio la legislatura potrà dirsi conclusa. Certo Renzi (che domani tornerà a parlare in pubblico dopo le vacanze) ieri sera, al Tg1, ha ribadito che la decisione spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma, è il ragionamento della maggioranza Dem, dopo il via libera alla “finanziaria” perché tenere in vita questo Parlamento? Il capo dello Stato ha più volte ribadito la necessità di armonizzare le leggi elettorali, ma il percorso di un accordo sembra in salita.

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“Sarà fatto un tentativo, ma mi pare difficile che si concretizzi – afferma un deputato renziano -. Secondo me dopo la legge di Bilancio si possono sciogliere le Camere per votare a marzo”. Con il ‘legalicum’, dunque, legge che del resto non dispiace al Pd. E qui entra in campo l’ipotesi, già accarezzata nei mesi scorsi, del ‘listone’. Certo, sottolineano fonti Dem vicine al segretario, è presto per parlare di un cambiamento rispetto alla linea dell’autosufficienza, ma le condizioni politiche sembrano spingere in questa direzione. “Che la legge elettorale richieda lista o coalizione – ha spiegato oggi il portavoce della segreteria Pd Matteo Richetti in una intervista – l’esigenza di allargarci per noi rimane. E senza giri di parole, da una parte Calenda e l’esperienza che sta costruendo sui valori dell’Europa e della liberal-democrazia, e dall’altra Pisapia con l’esperienza di un campo progressista e solidale sono non solo alleati, ma eventuali compagni di strada in una lista unica laddove il sistema continuasse a prevedere questo”.

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Per quanto riguarda Ap, per Richetti “la questione è semplice: se si supera la collocazione anche nella denominazione di nuovo centrodestra, si apre un dialogo: come fu quando i popolari scelsero il campo di gioco di centrosinistra in alleanza con i progressisti. Altrimenti non si può partire con questo elemento di ambiguità”. Pensiero confermato anche dal senatore renziano Andrea Marcucci, che assicura che alla Camera il Pd farà liste “molto competitive, con personaggi autorevoli e radicati. Punteremo al 40%”. “Un obiettivo possibile ma molto ambizioso”, ammette però un altro deputato Dem vicino al segretario, che fissa l’obiettivo minimo: “Essere il primo partito per poter ‘dare le carte’ anche in un eventuale, certo non auspicato, governo di coalizione”. In cui il premier, sottolinea, potrebbe anche non essere il segretario Dem. I nomi possibili che circolano tra i parlamentari democratici sono quelli dell’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, come suggerisce oggi Cesare Damiano, ma anche quelli dei ministri Graziano Delrio e Marco Minniti.

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