Sicilia ultimo ostacolo, Di Maio e il M5s si giocano il futuro

Sicilia ultimo ostacolo, Di Maio e il M5s si giocano il futuro
Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, con la fidanzata Silvia Virgulti
4 novembre 2017

La sfida nelle urne e poi la sfida in tv. Luigi Di Maio e Matteo Renzi, per interposti candidati, si confrontano domenica in Sicilia, ma – se non ci saranno impedimenti improvvisi dell’ultima ora – per la prima volta si confronteranno faccia a faccia martedì sera in tv. Alle regionali in Sicilia il candidato premier del Movimento 5 stelle sostiene l’aspirante presidente regionale Giancarlo Cancelleri e batte la regione palmo a palmo da settimane, mentre il segretario del Pd nell’isola si è visto pochissimo, a parte una rapida comparsa a Catania al fianco del candidato di centrosinistra Fabrizio Micari. Di fatto, volendo dare credito ai sondaggi resi noti nelle scorse settimane, la corsa alla presidenza della Regione autonoma è una sfida a due nella quale è in vantaggio il candidato della coalizione di centrodestra, Nello Musumeci, e l’unico sfidante accreditato di qualche possibilità di successo è proprio quello del M5S, mentre per il candidato del Pd il problema è più che altro evitare di essere superato anche da Claudio Fava, che corre per la sinistra da Mdp a Rifondazione. Proprio questa debolezza elettorale del Pd potrebbe essere la ragione per la quale Renzi, dopo anni nei quali ha sempre risposto che avrebbe discusso solo con i suoi “pari”, cioè Beppe Grillo e Casaleggio padre e figlio, ha accettato finalmente la sfida televisiva di Di Maio. Un dibattito “vinto” dall’ex presidente del Consiglio servirebbe al Pd per limitare i danni d’immagine della sconfitta siciliana, che tutti danno per scontata. Del resto, oggi Di Maio, oltre che candidato premier, è capo del Movimento, quindi ora Renzi può legittimamente considerarlo un pari grado.

Ma la partita che Grillo e i suoi giocano in Sicilia è tutta proiettata sulle elezioni politiche. I temi in gioco sono due, per il M5S: il primo è la sua capacità di vincere contro tutti (e quindi di attrarre voto “utile”), anche contro una coalizione rivitalizzata dopo una lunga crisi come quella Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia. Il secondo, l’affermazione definitiva come “primo partito” in vista delle elezioni politiche. Già prima che venisse approvato il cosiddetto Rosatellum, che loro considerano tagliato su misura per ridurre i loro seggi in Parlamento, lo schema di gioco dei 5 stelle per il dopo elezioni prevedeva che se avessero raggiunto la maggioranza relativa avrebbero chiesto a Mattarella di conferire l’incarico a di Maio per presentare il programma in Parlamento, chiedendo una fiducia di fatto “tecnica” per un governo di minoranza. Ma per realizzarsi, questo scenario tutt’altro che agevole, deve passare per un dato: quella del Movimento 5 stelle deve essere la lista più votata e se possibile sopravanzare, anche di un decimale, la coalizione avversa più forte. Può davvero la Sicilia rappresentare l’anticipo di uno scenario politico nazionale del genere? Le urne lo diranno, per ora valgono i precedenti.

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Cancelleri, che fu candidato presidente anche nel 2012, agli esordi della sorprendente esplosione della creatura di Grillo e Casaleggio, raccolse personalmente quasi 370mila voti, pari al 18,2 per cento, mentre la lista M5S si fermò poco sotto il 15 per cento, eleggendo 15 “deputati” regionali. Alle politiche del 2013, il Movimento toccò il suo risultato migliore, raccogliendo complessivamente 843mila voti pari al 34,55 per cento nella circoscrizione Sicilia 1 e al 32,74 in Sicilia 2. Risultarono eletti complessivamente 13 deputati nazionali a 5 stelle. Sebbene in fortissimo calo, il risultato delle europee 2014 nell’isola rappresenta comunque un termine di paragone di tutto rispetto per la partita di domenica, perché il M5S raccolse 448.539 voti assoluti, pari al 26,3 per cento dei voti validi. Molto, come per tutte le altre forze, dipenderà dalla partecipazione al voto e dal peso del partito dell’astensione, ma è chiaro che l’asticella siciliana per Di Maio e Cancelleri è altissima. E determinerà probabilmente anche l’esito della sfida televisiva lanciata da Di Maio a Renzi: se il faccia a faccia, sempre che si tenga, gli darà l’occasione per celebrare un successo e proiettare la sua corsa sulle politiche oppure se si troverà come dopo le europee, combattute al suono dell’imprudente slogan “Vinciamo noi”, a commentare una battuta d’arresto del Movimento quando nuovamente sembra a un passo dal traguardo finale.

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