Smaltimento illecito rifiuti pericolosi, ecco le accuse a Msf. Ong: “Verificheremo”

20 novembre 2018

Avrebbero scaricato in maniera indifferenziata i rifiuti sanitari pericolosi, e a rischio infettivo, una volta giunti nei porti italiani dopo aver salvato i migranti nel Mediterraneo. E’ questa l’accusa avanzata dalla Procura di Catania nei confronti della Ong Medici Senza Frontiere e di due agenti marittimi, e che ha portato al sequestro della nave Aquarius, attualmente ormeggiata nel porto di Marsiglia, e di 460mila euro. Un sequestro contro il quale Msf ha già annunciato la volontà di fare ricorso.

L’indagine che vede impegnate Guardia di Finanza e Polizia sotto il coordinamento dei magistrati etnei avrebbe accertato uno smaltimento illecito in 44 approdi per un totale di 24 tonnellate di rifiuti. Particolarmente significativo è lo sbarco avvenuto a Catania il 10 maggio 2018, quando all’interno dei sacchi di rifiuti scaricati dalla Aquarius, e destinati agli autocompattatori di una società di gestione e smaltimento dei rifiuti, fu individuato del materiale usato per il soccorso sanitario dei migranti come siringhe, guanti e cateteri. Per i magistrati, a svolgere un ruolo chiave nel sistema di smaltimento illecito sono stati l’agente marittimo Francesco Gianino, intermediario dei rapporti commerciali tra l’Ong “Medici Senza Frontiere” e le imprese incaricate del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti di bordo operanti in vari porti d’Italia; e il suo subagente Giovanni Romeo, che ha curato, tramite la società cooperativa catanese “La Portuale II”, il conferimento dei rifiuti delle navi Aquarius e Vos Prudence in occasione di ogni sbarco di migranti e scalo tecnico al porto di Catania.

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Nel decreto di sequestro, gli inquirenti fanno riferimento alle conversazioni avvenute sull’utenza di Gianino in cui “si rivelavano regolari contatti con i responsabili delle Ong, tese a concordare le modalità fraudolente di classificazione dei rifiuti derivati dall’attività di salvataggio in mare. In particolare gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari, gli scarti degli alimenti somministrati agli stessi, nonchè materiali sanitari utilizzati a bordo per l’assistenza medica. Un sistema che consentiva alle Ong di lucrare consistenti risparmi di spesa e a Gianino di ampliare il proprio giro d’affari”. Ma non solo le conversazioni. Nell’inchiesta sono finiti anche i documenti marittimi e sanitari acquisiti presso gli uffici siciliani e calabresi dalle autorità sanitarie portuali e marittime competenti. Con particolare riferimento alle dichiarazioni obbligatorie sui rifiuti presentante dai comandanti dei natanti nonchè alla verifica sanitaria delle condizioni di salute dei migranti eseguita al momento dello sbarco. Nonché la documentazione fiscale e commerciale acquisita presso l’agenzia di Gianino relativa ai servizi portuali prestati nei confronti delle navi voi prudente e Aquarius noleggiate rispettivamente da Msf Belgio-Missione Italia e Msf Olanda.

Per gli sbarchi avvenuti a Catania, la società raccomandataria marittima delle navi sotto indagine era la “Romeo Shopping Srl”, riconducibile a Giovanni Romeo, subagente di Gianino. La Romeo Shopping intermediava al ritiro dei rifiuti di bordo, che avveniva attraverso la società cooperativa “La Portuale II” aggiudicataria del servizio di raccolta, e quindi conferiva in discarica per lo smaltimento finale. Le precarie condizioni fisiche dei migranti soccorsi in mare fanno sì che appena trasportati a bordo delle navi di soccorso, ad essi siano somministrati alimenti solidi e liquidi di vario genere, forniti indumenti, prestata assistenza sanitaria e medica. “Nonostante il rischio di contaminazione da agenti patogeni e virus infettivi – scrivono i magistrati – per contatto indiretto con la cute, via aerea o attraverso il sangue ed altri fluidi biologici, ferite, oggetti o materiali biologici contaminati, i vestiti e gli indumenti intimi indossati dai migranti sostituiti con quelli forniti da Msf sono stati raccolti sulla nave Vos Prudence e sulla Aquarius in maniera indifferenziata, convertiti illecitamente alle ditte portuali autorizzate attraverso la classificazione indebita nella categoria dei rifiuti solidi urbani o speciali indifferenziati, là dove la potenziare carica infettiva dei rifiuti ne avrebbe imposto la raccolta e il trattamento differenziato”.

Tra l’altro, “che la pericolosità degli indumenti indossati dai migranti fosse ben nota al personale Msf lo si desume dai numerosi report in ordine alle condizioni igieniche sanitarie riscontrate dai vari capi missione all’interno dei centri di detenzione in Libia”. Tra gennaio 2017 e maggio 2018, il periodo preso in esame dalle indagini, dalle due navi Vos Prudence e Aquarius “non è stata mai dichiarata la presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo”, scrivono i magistrati. Questo nonostante la presenza di “numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell’arrivo dei migranti nei porti italiani”. Tra gli altri sbarchi presi in esame dai magistrati c’è anche quello di nave Aquarius con a bordo 416 migranti, avvenuto a Catania il 27 novembre del 2017, nonchè quelli avvenuti a Trapani il 15 e il 30 aprile 2017.

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In tutti i casi non sarebbe stata comunicata la presenza di sostanze infettive o contagiose tra i rifiuti a bordo, nonostante i sette casi sospetti di tubercolosi, infezioni urinarie ed ematurie, varicella e scabbia, segnalati dall’ufficio di sanità marittima di Pozzallo (Ragusa)”. Gli indumenti appartenuti ai migranti, in fase di certificazione, prima di entrare nel porto d’approdo, venivano presentati come rifiuti solidi indifferenziati con l’assegnazione di appositi codici che li contraddistinguevano come “non pericolosi”. Al termine delle operazioni di sbarco essi venivano poi conferiti alla società incaricata con la ditta portuale incaricata che “li compattava in maniera indiscriminata e li portava in discarica per lo smaltimento finale”.

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