Ecco smartphone che legge retina per diagnosi oculistiche

Ecco smartphone che legge retina per diagnosi oculistiche
8 aprile 2017

Dopo le cover divertenti, quelle luminose per selfie al buio o con batteria incorporata per ricaricare il telefono, arriva la cover che trasforma l’iPhone in uno degli strumenti piu’ utili nell’ambulatorio di un pediatra o di un oculista, l’oftalmoscopio per l’analisi del fondo dell’occhio. Si chiama D-Eye ed e’ l’invenzione di Andrea Russo, oculista della Clinica Oftalmologica dell’Universita’ di Brescia, che sta rivoluzionando il modo di fare diagnosi oculistiche in Italia e all’estero. La speciale cover che rende le diagnosi piu’ precise, veloci e meno “pesanti” per i piu’ piccoli, e’ a disposizione anche dei pediatri riuniti al Capri Campus pediatrico 2017, organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidoss) e dalla Societa’ Italiana Medici Pediatri (Simpe), in corso a Capri dal 6 al 9 aprile, dove saranno presentati gli ultimi risultati ottenuti. “Non e’ facile tenere un bambino piccolo fermo per analizzare il fondo dell’occhio e, per esempio, valutare se c’e’ il riflesso rosso indicativo di anomalie della retina – osserva Giuseppe Mele, presidente Paidoss – Uno strumento come questo, che consente di fare un’analisi approfondita della retina, del nervo ottico e del cristallino soltanto avvicinando l’iPhone al viso del bimbo, permette di fare diagnosi rapidissime, piu’ semplici e anche piu’ precise rispetto all’oftalmoscopio classico.

Lo strumento standard infatti deve essere quasi “appiccicato” alla faccia e non e’ gradito, mentre chiedere a un piccolo di guardare la lucina di uno smartphone, peraltro di intensita’ attenuata e filtrata rispetto a quella del flash, non crea fastidi, anzi: i cellulari sono oggetti che affascinano tutti i bimbi. I vantaggi non finiscono qui: D-Eye infatti puo’ vedere una zona di retina piu’ ampia rispetto all’oftalmoscopio classico ed e’ anche “social”, perche’ le immagini possono essere registrate e condivise con i colleghi per un consulto in caso di sospetto diagnostico. Tutto questo rende la cover speciale uno strumento utilissimo per ogni pediatra, perfetto per test rapidi di screening: se poi si teme che ci sia un problema, ovviamente si passa a esami piu’ approfonditi con le macchine fotografiche che si trovano negli ospedali, piu’ ingombranti e costose”. La cover in alluminio (alle cui funzionalita’ si accede grazie a una specifica app da installare sul telefono) costa infatti poco meno di 400 euro e funziona grazie a minuscoli magneti ai quali viene fissato un piccolo dispositivo ottico che rende coassiale l’illuminazione del telefonino con la telecamera. In questo modo viene eliminato qualsiasi riflesso e il medico puo’ vedere all’interno dell’occhio, affacciandosi a una “finestra” eccellente per individuare anomalie come la cataratta congenita o il retinoblastoma; inoltre, la capacita’ di messa a fuoco dello smartphone permette di compensare l’eventuale difetto visivo del paziente.

La semplicita’ d’uso lo rende perfetto per essere utilizzato ovunque; per adesso il maggior limite e’ la compatibilita’ con i soli iPhone. “Il vantaggio di D-Eye e’ che chiunque di noi ha uno smartphone in tasca, lo svantaggio che i modelli cambiano ogni pochi mesi e ogni volta e’ necessario realizzare una cover “sartoriale” per ciascuna nuova tipologia di telefono – spiega Andrea Russo, che ha depositato il brevetto appena tre anni fa e poi, grazie all’incubatore di start up padovano Si14, ha iniziato a produrlo a livello industriale dopo aver ottenuto la certificazione CE e della Food and Drug Administration statunitense – L’iPhone e’ lo smartphone con una geometria piu’ stabile, per cui per il momento ci siamo concentrati su questi modelli; l’obiettivo ora e’ creare un D-Eye universale che possa adattarsi a qualunque modello di cellulare. Il dispositivo, oltre a essere utile per i test nei bambini, e’ molto valido anche in altre situazioni cliniche: e’ stato testato per l’analisi di adulti con retinopatia diabetica o ipertensiva, per esempio, e anche per riconoscere le alterazioni retiniche nei pazienti con glaucoma”. D-Eye ha ricevuto premi dall’American Academy of Ophthalmology e dalla Societa’ Oftalmologica Italiana, “La versatilita’ e’ notevole, ma quello che colpisce e’ la facilita’ d’uso e la precisione di diagnosi. Si tratta di uno strumento che potra’ probabilmente sostituire l’oftalmoscopio standard, in un futuro non troppo lontano”, conclude Mele.

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