In Catalogna si apre la campagna elettorale, si vota per l’autonomia

4 dicembre 2017

Restano in carcere l’ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras e tre altri leader indipendentisti catalani. L’ha stabilito la Corte suprema spagnola, chiamata a decidere se concedere o meno la libertà su cauzione in attesa del processo per ribellione e sedizione. Accuse contestate a 10 esponenti del fronte secessionista catalano (compresi otto ex membri del governo regionale) per l’organizzazione del referendum del primo ottobre sulla secessione da Madrid. Intanto, arriva la notizia che la magistratura belga decidera’ il 14 dicembre sulla estradizione di Carles Puigdemont e degli altri quattro membri dell’esecutivo catalano oggetto del mandato d’arresto europeo. Gli altri sei ministri arrestati sono stati liberati dietro cauzione. Alla mezzanotte di oggi, intanto, si apre ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni del 21 dicembre in Catalogna. A tre settimane dalle elezioni regionali più importanti della sua storia recente, la Catalogna affronta una campagna elettorale segnata dall’applicazione dell’articolo 155 che vede molti possibili candidati del fronte indipendentista ancora in stato di detenzione, oppure all’estero. Circostanza che gli stessi indipendentisti hanno più volte denunciato per sottolineare come i due fronti non si presentino ai propri possibili elettori in condizioni di uguaglianza: in attesa di vedere se e come questo fattore potrà influenzare la campagna elettorale, va sottolineato come il panorama elettorale – e l’offerta politica – sia più variegata di quanto non emerga a prima vista, anche se la dicotomia fra indipendentisti e unionisti rende difficile differenziare chiaramente una ‘terza via’.

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A margine dell’affidabilità delle rilevazioni – e anche dall’effettiva partecipazione, dato che gli incerti vengono dati al 30% – il blocco indipendentista non dovrebbe allontanarsi troppo dai risultati delle passate elezioni. Ovvero: maggioranza parlamentare quasi assicurata, ma sotto il 50% dei voti anche se di poco. Se tuttavia questa soglia dovesse essere superata, allora l’intera strategia post-elettorale potrebbe uscirne stravolta. Al momento infatti l’idea è quella di abbandonare la via unilaterale, nella speranza che le circostanze – e in particolare i cattivi risultati economici dovuti alla crisi politica – convincano finalmente Madrid ad apire un dialogo politico. Uno scenario che fino ad ora è rimasto pura utopia, ma che una nuova maggioranza parlamentare potrebbe avvicinare, dal momento che sancirebbe il fallimento della soluzione puramente ‘legale’ e di ordine pubblico adottata dal governo del premier mariano Rajoy. Una maggioranza del voto elettorale tuttavia potrebbe sancire quel carattere ‘plebiscitario’ del voto che gli indipendentisti hanno peraltro già dichiarato al momento della convocazione alle urne, cercando di sfruttare a loro vantaggio la strategia di Madrid. In tal caso, un ritorno alla via del fatto compiuto non sarebbe da escludere, con conseguenze tutte da verificare.

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