Puigdemont chiede dialogo, ma per Rajoy non è interlocutore

Puigdemont chiede dialogo, ma per Rajoy non è interlocutore
22 dicembre 2017

Il deposto leader catalano Carles Puigdemont, che è stato eletto ieri al Parlamento di Barcellona e potrebbe ora essere rieletto presidente della Generalitat, ha offerto oggi un “dialogo senza condizioni” al primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, ma la risposta gelida che ha ricevuto toglie ogni dubbio sulla ostinata volontà dello stesso Rajoy di continuare a non riconoscerlo neanche come interlocutore, nonostante la vittoria del fronte indipendentista alle elezioni di ieri. Puigdemont ha incontrato la stampa internazionale poco dopo mezzogiorno oggi a Bruxelles, dove si è rifugiato dopo che il Parlamento catalano, all’inizio di ottobre, aveva dichiarato l’indipendenza dalla Spagna. La reazione da parte del governo di Madrid era stata l’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione, con la destituzione del governo autonomo di Barcellona e la convocazione di nuove elezioni in Catalogna, mentre la Giustizia spagnola aveva spiccato mandato d’arresto contro Puigdemont e altri leader indipendentisti con le accuse di ribellione, sedizione e malversazione. Se tornasse in Spagna, l’ex presidente della Generalitat sarebbe immediatamente arrestato.

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Con le elezioni di ieri, ha detto Puigdemont, “abbiamo vinto il diritto ad essere ascoltati”, e aggiungendo di essere “disposto a incontrare Rajoy a Bruxelles, o in qualunque altro Paese dell’Unione europea che non sia la Spagna, per ovvie ragioni”. “Tutte le ricette di Rajoy sono fallite, questa è l’ora del dialogo, un dialogo senza condizioni”, ha sottolineato il leader indipendentista. Puigdemont ha continuato chiedendo anche “alla Commissione europea o alle altre istituzioni dell’Ue di ascoltare ora anche il popolo catalano, non solo lo Stato spagnolo”. Ma Rajoy ha respinto la richiesta senza neanche riconoscere la portata della vittoria degli indipendentisti. Durante una conferenza stampa nel pomeriggio a Madrid, al Palazzo della Moncloa, il primo ministro spagnolo ha prima sottolineato che gli indipendentisti stanno in realtà (secondo lui) continuando a perdere terreno, essendo passati da 76 deputati su 135 nel Parlamento catalano alle elezioni del 2010 a 74 nel 2012, poi a 72 nel 2015 e infine a 70 ieri, con il 47,49% dei voti; poi ha osservato che la vittoria alle elezioni di ieri appartiene al partito che ha preso più seggi (72), Ciudadanos, un partito che è contrario all’indipendenza della Catalogna e che “ha votato a favore dell’attivazione dell’art.55”.

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Quindi, a un giornalista che gli chiedeva se intenda sedersi a parlare con Puigdemont, Rajoy ha risposto: “Io vorrei sedermi a parlare con chi ha vinto le elezioni, ovvero con la signora Arrimadas”, ovvero Ines Arrimadas, capolista di Ciudadanos. Infine, a un altro giornalista che chiedeva se pensasse che Puigdemont, ricercato in Spagna, possa presentarsi in una sessione del Parlamento catalano per essere investito, il primo ministro spagnolo ha replicato gelido, senza mai nominare l’ex presidente indipendentista: “La situazione processuale di alcune persone che sono state elette ieri e che potrebbero essere candidate anche alla presidenza della Generalitat catalana non dipende dalle elezioni di ieri, ma dalle decisioni che adotta per ciascun caso la Giustizia”. “C’è una cosa su cui insisto: siamo noi politici che dobbiamo sottoporci alla Giustizia come qualunque cittadino, e la Giustizia – ha aggiunto – non deve sottoporsi a nessuna strategia politica”. “E su questa questione – ha concluso Rajoy – io mi rimetterò, come ho fatto sempre, a ciò che dicono i tribunali. In Spagna per fortuna c’è la separazione dei poteri, come in tutte le democrazie del mondo”. askanews

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