Spalletti: “Mi piacerebbe allenare Nazionale ma ora no”

Spalletti: “Mi piacerebbe allenare Nazionale ma ora no”
Luciano Spalletti
18 novembre 2017

Vigilia di Inter-Atalanta in casa nerazzurra. In conferenza stampa è inevitabile per Luciano Spalletti dover parlare del fallimento della nazionale italiana che non si è qualificata per il Mondiale di Russia del 2018. “Mi piacerebbe guidare la Nazionale ma per adesso voglio lavorare per l’Inter. Vedo bene Ancelotti è il numero uno: ha carisma e consenso da parte di tutti. Poi ce ne sono altri ma serve mirare al meglio e lui lo è. Io sono un addetto ai lavori e più che criticare gli altri devo assumermi delle responsabilità – spiega il tecnico nerazzurro – Una piccola parte nel movimento la occupo anch’io. Devo creare presupposti per contribuire a generare un calcio di maggior qualità. Vediamo le prossime uscite della Federazione. Nessuno si aspettava quel che è successo. Nessuno gioca a nascondino. Il colpevole non è solo Ventura e bisogna uscire allo scoperto”. Spalletti spera che i calciatori non subiscano un contraccolpo psicologico: “I giocatori sono sicuramente dispiaciuti. Non stendiamo tappeti alle giustificazioni. In campo dobbiamo dare il massimo con la stessa forza che hanno fatto vedere i calciatori fino ad ora. Non possiamo crearci distrazioni. Non voglio vedere debolezze caratteriali dalla mancata qualificazione, anzi voglio reazione. Il nostro calcio è un modello e basta guardare al passato”. Poi passa ad analizzare la partita: “Avevamo bisogno di certezze. Quando sono arrivato ad Appiano se ne è parlato. C’erano dubbi e andavano eliminati con la solidità del gruppo che può ancora aumentare. Soprattutto adesso, in dicembre, con i tanti impegni, avremo bisognod degli altri che devono lavorare sempre nel modo giusto per essere pronti. Alla lunga la rosa sarà fondamentale. Il loro modo di lavorare è bellissimo. Dobbiamo sempre guardare al risultato senza la possibilità di rallentare. Le altre corrono forte, ma i segnali dei miei ragazzi sono quelli di gente forte nelle gambe e nella testa. Vogliono giocare, senza pensare di rubare il posto a qualcun altro ma piuttosto di giocarci al fianco”. Infine gli viene chiesto se San Siro stia diventando un fattore: “Ne parlano spesso i calciatori. Vogliono contribuire a questo coinvolgimento dai tifosi cercando di divertirli fino in fondo, facendo il dovere del professionista. In una città tanto moderna, il Meazza sembra portarti indietro nel tempo. I nostri tifosi vogliono essere sempre presenti. Dalla panchina sembra lo stadio degli echi, arrivano da tutte le parti. Che bello”.

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