Spread Italia supera Grecia su titoli a 5 anni. Bankitalia, rischio stretta prestiti imprese

31 maggio 2019

I titoli di Stato italiani sulla scadenza a cinque anni vengono giudicati dai mercati piu’ rischiosi di quelli della Grecia.  Il profilo di rischio di Italia e Grecia, misurato dallo Spread dei bond governativi decennali, e’ ormai prossimo alla parita’. Lo Spread della Grecia rispetto all’Italia, nel 2012 a ben 27 punti percentuali (2.700 punti base), oggi crolla a 18 punti base: non era cosi’ basso dal 2018, prima dello scoppio della crisi ellenica avvenuto nel 2009, quando il neo primo ministro George Papandreou rivelo’ pubblicamente che le statistiche inviate dai precedenti governi greci all’Unione europea erano state falsificate. In pratica, lo Spread tra Btp e Bund si amplia a 293 punti base. Il rendimento del decennale italiano e’ in rialzo al 2,72%, mentre il tasso del Bund tedesco tocca il minimo storico a -0,207% in un mercato che soffre la minaccia di Trump di imporre dazi al Messico.

BANKITALIA

Secondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, lo spread Btp-Bund elevato sta cominciando ad avere effetti negativi sull’offerta di credito, con segnali di un irrigidimento nei prestiti alle imprese. In altri termini, secondo Visco, “finora la trasmissione del maggiore costo dei titoli pubblici a quello dei prestiti delle banche a imprese e famiglie è stata limitata, grazie all’ampia liquidità e alle migliori condizioni dei bilanci degli intermediari. Cominciano tuttavia a emergere segnali di tensione”. “Secondo i sondaggi – sottolinea il governatore nelle Considerazioni finali – le politiche di offerta dei prestiti, pur rimanendo nel complesso distese, si stanno gradualmente irrigidendo, soprattutto per le piccole imprese, a seguito del deterioramento del quadro macroeconomico e dell’aumento dei costi di provvista delle banche”.

“Si stima – aggiunge Visco – che a parità di altre condizioni, e senza tenere conto degli effetti negativi sulla fiducia di famiglie e imprese, rendimenti delle obbligazioni pubbliche di 100 punti base più alti determinino una riduzione del prodotto dello 0,7% nell’arco di tre anni”. In buona sostanza, per il governatore della Banca d’Italia, le banche italiane rischiano di essere colpite dalla recessione e dal ‘rischio paese’ e, malgrado gli “sforzi importanti” compiuti sui crediti deteriorati e la redditivita’, sono “vulnerabili” al ritorno “di rischi macroeconomici”. Quindi, serve “sostenere la crescita e allentare le tensioni sui mercati e’ cruciale” per garantire la “piena funzionalita’” delle stesse banche.

CONFINDUSTRIA

“Sullo spread dobbiamo stare attenti perche’ e’ una tassa per il Paese – ricordato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – Quando aumenta aumentano i costi di interessi per le imprese e le famiglie e la finanziabilita’ del debito pubblico italiano”. Per Boccia bisogna prestare “attenzione al linguaggio perche’ a volte anche in funzione del linguaggio creiamo delle tensioni gratuite che non hanno senso. Lo spread va calmierato, il debito pubblico deve scendere, dobbiamo puntare sulla crescita, il che significa che con risorse non elevate e’ arrivato il momento di pensare alla crescita, che e’ lo strumento per ridurre i divari del Paese. E su questo evidentemente bisogna fare un salto di qualita’ anche nelle politiche del Governo”. Insomma, è allarme spread. In pratica, ci separano appena venti punti dalla Grecia, ma lo Spread – ossia il differenziale tra i Btp italiani e i Btp tedeschi – ha accorciato le distanze anche con altri Paesi le cui economie tradizionalmente sono giudicate piu’ deboli rispetto alla nostra.

Classifica alla mano, il nostro differenziale e’ come quello della Polonia visto che sono entrambi a 293 punti. Lo Spread altro non e’ che differenza di rendimento tra due titoli e nel caso dei titoli di Stato, il termine di paragone sono i Bund decennali emessi dalla Germania vista la solidita’ e la forza dell’economia tedesca. Quindi, ricordiamo, lo Spread consente di misurare la fiducia degli operatori di mercato nelle attivita’ di un paese e nella sua capacita’ di ripagare i suoi crediti. E siccome si evolve in base ai movimenti di acquisto e di vendita di attivita’, quando molti investitori vendono le azioni di un paese, cio’ vuol dire che diminuisce la loro fiducia nella ‘tenuta’ del paese, il prezzo dei titoli diminuisce e automaticamente aumenta il suo tasso di rendimento e il divario, misurato in punti base. Se, allo stesso tempo, vi e’ poco movimento, o se c’e’ poco da vendere (e quindi gli investitori hanno fiducia), il differenziale rimane stabile o diminuisce: si prende come riferimento quello tedesco, proprio perche’ e’ quello ‘garanzia’ di un investimento sicuro.

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