Spending review e casta, il gattopardismo dei Cinquestelle

Spending review e casta, il gattopardismo dei Cinquestelle
Il capo politico 5stelle, Luigi Di Maio
21 settembre 2018

Lo chiamano trasformismo, anche se la letteratura ci ricorda il gattopardismo, in ogni caso, “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”. E, il MoVimento Cinquestelle, dopo un breve tirocinio, sembra aver ben incarnato lo spirito con cui Tomasi di Lampedusa ha animato Tancredi nel suo romanzo Il Gattoparto. E così, avanti tutta con i super stipendi, ben rappresentati, in questo caso, dai collaboratori che curano la comunicazione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. E tra cui, proprio gli sponsorizzati cinquestelle, mettono più quattrini in tasca. Di più, perché l’operato dei pentastellati ha consolidato il principio che un dipendente guadagna più del suo datore di lavoro.

Andiamo per ordine, e parliamo di cifre, per meglio capirci. L’ufficio stampa e il portavoce del premier hanno un organico di sette persone per un costo di 662mila all’anno. Il più pagato è Rocco Casalino, personaggio televisivo, avendo partecipato alla prima edizione del reality show ‘Grande Fratello’. In soldoni, l’ex numero uno della comunicazione dei Cinquestelle, porta a casa oltre 169mila euro lordi annui ed è di gran lunga il dipendente più’ pagato tra quelli che lavorano negli ‘uffici di diretta collaborazione’ di Palazzo Chigi. In dettaglio, la retribuzione dell’ex “Grande Fratello” è composta da un ‘trattamento economico fondamentale’ pari a 91.696,86 euro, al quale si sommano ‘emolumenti accessori’ per 59.500 euro e una ‘indennità di diretta collaborazione’ pari a 18.360 euro, per un totale di 169.556,86 euro. Addirittura più del suo datore di lavoro, Conte, che invece ha uno stipendio di solo 114 mila euro. I meno pagati, invece, sono i collaboratori di Casalino, Massimo Prestia e Laura Ferrarelli che con 68mila euro di stipendio portano a casa quasi un terzo dei soldi del loro capo.

Insomma, altro che spending review, casta, vitalizi, pensioni d’oro… Dopo anni di megafonate fuori dai palazzi, ora che i Cinquestelle, i palazzi, li hanno conquistati si stanno comportando come i loro predecessori. E, in certi casi, peggio. E torniamo ai numeri, sempre per meglio capirci. Tra i governi precedenti, quello che si avvicinava di più alle spese che attualmente sostiene l’esecutivo Conte per la comunicazione di Palazzo Chigi, è stato quello di Enrico Letta, che aveva anch’esso sette persone per un totale di 629mila euro. Ma il portavoce del professore Letta, ne guadagnava 140mila, circa meno 30 mila di Casalino. Mentre il governo di Paolo Gentiloni, sempre con sette dipendenti, aveva un costo  di 525mila euro. Matteo Renzi, invece, cominciò con un organico di quattro persone guidato da Filippo Sensi e un costo complessivo di 335mila euro, ma alla fine del mandato aveva anch’egli sette dipendenti per un costo totale di 605mila euro annui. Sempre meno, tuttavia, del governo gialloverde. In sostanza, per i Cinquestelle, il motto è “così fan tutti”.

Ma non solo a Palazzo Chigi hanno buoni stipendi chi si occupa di comunicazione nei Cinquestelle. E’ il caso di tutti gli addetti della Casaleggio & Associati. C’è Pietro Dettori, per esempio, fedelissimo di Davide Casaleggio, ed è responsabile della comunicazione social ed eventi del vicepremier Luigi Di Maio, con uno stipendio di 130mila euro all’anno. Con lui c’è anche Massimo Bugani, vicecapo della segreteria di Di Maio, con 80mila euro all’anno. Sia Dettori sia Bugani sono anche soci dell’associazione Rousseau, che gestisce le piattaforme di “democrazia diretta” del MoVimento 5 Stelle. Tra gli altri troviamo Dario Adamo, responsabile editoriale del sito e dei social di Conte, che guadagna 115mila euro l’anno. Così stanno le cose.

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