Affari e politica, si chiude Davos russa. A San Pietroburgo anche Italia tra i protagonisti

3 giugno 2017

Si chiude oggi il Forum Economico internazionale di San Pietroburgo e l’Italia, anche quest’anno, ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista della Davos russa, con un parterre di alto profilo guidato dal nostro ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, con compagnie leader come Maire Tecnimont e Enel e la prima banca del Paese Intesa Sanpaolo, tra le migliaia di partecipanti da tutto il mondo. Cinque gli accordi siglati sul Baltico russo. A sottoscriverli sono stati Maire Tecnimont, Enel, Edison, Terna e il Politecnico di Torino. Intese di portata economica ma anche dall`alto valore tecnologico a testimoniare che nel settore dell`ingegneria e dell`energia l`Italia può contare su gruppi leader, anche a livelli internazionale. L`economia russa è in ripresa e anche per le aziende italiane si aprono nuove possibilità. A confermarlo, tra i partecipanti italiani, è stato Gaetano Miccichè, presidente di Banca Imi, del gruppo Intesa: gruppo che in Russia è da 4 decenni. Quello che manca alla Russia in ripresa è la piccola e media impresa. E in questo senso nel giorno zero le nostre multinazionali tascabili sono state al centro di una tavola rotonda che ha attirato molta attenzione da parte russa. Per il presidente della Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo, “il mercato russo è certamente un mercato difficile, complesso, però noi abbiamo un’esperienza molto positiva: circa 50 anni fa abbiamo costruito questo grande impianto a Togliattigrad. In quel caso ci fu una grande azienda, ma soprattutto l’indotto Fiat e l’indotto Fiat è composto soprattutto da piccole medie imprese”.

L’associazione Conoscere Eurasia ha anche messo intorno a un tavolo importantissimi esponenti dell’economia russa nella seconda e intensa giornata di Forum Marco Tronchetti Provera, Francesco Starace, il ministro Calenda. “L’Italia riuscirà difficilmente a recuperare la quota di export che ha perso dal 2013, ma per stare in Russia occorre investire, perchè molti prodotti che prima esportavamo saranno localizzati sul territorio” ha detto l’ambasciatore italiano Cesare Maria Ragaglini. Calenda si è detto più ottimista del capo missione, pur condividendo la necessità di puntare su questo mercato. Quello che è emerso davvero, tra le aziende italiane, è che non è più il tempo per lo scontro o “l’isteria” politica nel rapporto con Mosca. E in questo senso il presidente russo Vladimir Putin ha interpretato tale umore, che per il Cremlino si declina nella volontà di un riavvicinamento in particolare con gli Usa di Donald Trump (fortemente osteggiato da più parti negli Stati uniti), ma che per il mondo imprenditoriale mondiale si traduce in una grande stanchezza di fronte a barriere e sanzioni. “Non è possibile attendere fino a quando la lancetta dell’orologio politico finirà il suo giro e la situazione si normalizzerà” tra Est ed Ovest, ha detto Antonio Fallico, presidente di Conoscere che ha dato appuntamento al forum di Verona a ottobre (19-20 ottobre 2017) per “un incontro informale tra i membri della Commissione europea e della Commissione economica eurasiatica”, sotto il segno del dialogo da ritrovare e invocato da un veterano delle relazioni Est-Ovest come Romano Prodi.

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DOSSIER IN PILLOLE

Cinque accordi per l’Italia: a margine del XXI Forum economico di Pietroburgo, società italiane hanno firmato importanti intese, incentrate sul settore energia, ma non solo. Il gruppo Maire Tecnimont ha siglato con Gazprom per un impianto di trattamento del gas nella regione dell’Amur, contratto dal valore di 3,9 miliardi. Edison e la greca Depa hanno hanno firmato per il tratto greco-italiano del gasdotto Itgi-Poseidon per portare gas russo in Europa, approdando nel Sud dell’Italia. Enel e Terna hanno poi siglato due accordi con la società di distribuzione e trasmissione di elettricità in Russia, Rosseti. Mentre il Politecnico di Torino svilupperà attività di ricerca e formazione congiunte con Gazprom Neft. La compagnia saudita del petrolio, Saudi Aramco, ha annunciato di volere investire a livello “globale” nella produzione di gas e di gas naturale liquefatto (gnl). Lo ha detto il ministro saudita del Petrolio, Khalid al-Falih. In particolare, Riad è interessata ad un progetto russo per il gnl nell’Artico. Il capo del colosso russo Rosneft, Igor Sechin, ha rilanciato le sue perplessità sui tagli alla produzione di petrolio che la Russia ha concordato con l’Opec e che sono stati confermati la settimana scorsa sino all’inizio del 2018. Il problema all’orizzonte, secondo Sechin, è l’aumento della produzione statunitense di shale oil in vista per l’anno prossimo: circa 1,5 milioni di barili al giorno in più, cosa che “potrebbe invalidare significativamente la riduzione da parte dei Paesi Opec e non Opec”. Da parte sua il ministro saudita del Petrolio, Al-Falih, a margine del Forum ha detto ieri che, se necessario, Riad considererà “il da farsi, comprese proroghe dell’accordo sui tagli e ulteriori riduzioni nella produzione”.

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Russia e India– in occasione dell’incontro tra il presidente Vladimir Putin e il premier Narendra Modi – hanno annunciato l’intenzione di lanciare un’agenzia di rating sul credito “indipendente dalla congiuntura politica”, in sostanza sganciata dalle grandi agenzie mondiali che i due Paesi considerano parziali e troppo influenzate dagli Usa. Il pil russo è tornato in zona positiva dopo due anni di recessione: +0,5% nel primo trimestre del 2017 su base annua e per l’intero anno è previsto un +1,5%. Secondo Vladimir Putin, entro il 2020 “i tassi di crescita dovrebbero essere sopra la media globale”. Per questo, ha sottolineato, è importante alimentare i flussi di investimenti: gli Ide nel primo trimestre del 2017 sono stati pari a 7 miliardi di dollari, il livello più alto da tre anni a questa parte, ha notato il leader del Cremlino alla plenaria del Forum. Al Forum di Pietroburgo è stato presentato il nuovo aereo commerciale MS-21, tutto made In Russia: un brand incentivato dagli anni di sanzioni occidentali, che il Cremlino vuole trasformare in marchio di eccellenza, puntando a farlo attecchire anche all’estero. Secondo Mosca, il nuovo jet farà presto concorrenza sul mercato russo ai colossi Boeing ed Airbus. Sarà in uso dal 2019. Obiettivo dichiarato di Aeroflot: quasi la metà della propria flotta entro cinque anni composta da aerei di produzione nazionale.

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