Spreco alimentare genera 8% delle emissioni globali di gas serra

21 aprile 2018

La lotta allo spreco alimentare ha cifre impressionanti a livello mondiale. Costituisce uno dei più grandi paradossi della società contemporanea. Eppure nonostante le dimensioni, non sempre c’è consapevolezza del problema. Quello che occorre è una nuova cultura rispetto alla produzione e al consumo di cibo, a tutte le latitudini del Pianeta. E in occasione della Giornata mondiale della Terra, che si celebra il 22 aprile, il Barilla center for food and nutrition ha scelto proprio la lotta allo spreco alimentare come tema chiave, offrendo cifre e spunti di riflessione su questa piaga globale. Lo spreco alimentare non ha solo ricadute economiche e sociali, ma impatta profondamente sull’ecosistema. “In termini di impatto ambientale lo spreco alimentare pesa sicuramente tanto: è stato calcolato che se lo spreco alimentare fosse un Paese questo sarebbe il terzo più grande emettitore di gas serra dopo la Cina e gli Stati Uniti, causando ben l’8% di tutte le emissioni globali e di gas serra”.

In Italia, come ha dimostrato l’indice di Sostenibilità della Fondazione Barilla, la situazione è migliorata nell’ultimo anno grazie alla legge Gadda per la donazione di cibo in scadenza o scaduto da parte degli esercenti. Ma tra i consumatori c’è ancora poca consapevolezza del problema: “Purtroppo siamo messi ancora male a livello di consumi domestici e di spreco alimentare basta pensare che secondo l’indice di sostenibilità alimentare ben 145 chilogrammi di spreco ogni anno ricadono su ognuno di noi, un quantitativo che potrebbe sfamare una famiglia di 3 persone in un anno. In termini di costi a livello familiare è stato stimato un costo di 450 euro all’anno per ogni famiglia”. Sul fronte delle aziende, la riduzione dello spreco è un impegno che ha anche un suo ritorno economico visto che per ogni dollaro investito nella riduzione degli sprechi si stima se ne guadagnino in media 14. I margini di miglioramento ci sono sempre ma ora quello che serve è un cambio di passo nel processo decisionale e di acquisto del consumatore, che tradotto vuol dire seguire abitudini semplici come fare la lista della spesa, o non andare al supermercato troppo affamati, o ancora ridurre le porzioni di cibo a tavola e magari riscoprire la cucina degli avanzi.

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