Spunta nome Calenda leader centrodestra, ma il ministro frena. E pure Forza Italia

Spunta nome Calenda leader centrodestra, ma il ministro frena. E pure Forza Italia
27 marzo 2017

E’ il giorno della smentita. Nega il diretto interessato e nega tutta Forza Italia. A mezzo stampa, la suggestione di Carlo Calenda come leader del centrodestra voluto da Silvio Berlusconi per le prossime elezioni, dura meno di 24 ore. “Nessun progetto politico. Faccio il mio lavoro e basta”, taglia subito corto il ministro dello Sviluppo economico. Ma anche i big azzurri spengono il retroscena sul nascere. “Calenda – dice il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta – è il miglior ministro nel governo Gentiloni, questo l’avevamo già detto. Dopodiché, è un ministro del governo Gentiloni. Non abbiamo bisogno di papi stranieri. Berlusconi, Salvini, Meloni e tutta la classe dirigente del centrodestra sapranno certamente esprimere ministri e premier al loro interno”. La smentita è da copione e ripercorre il canovaccio di tante altre volte in cui, o per indiscrezioni giornalistiche o per bocca dello stesso presidente di Forza Italia, era spuntato il nome di qualche potenziale leader della coalizione. Da ultimo, quello di Luca Zaia, che si era affrettato a negare ogni interesse dopo le ‘lusinghe’ esplicite dello stesso Cavaliere. Di certo, il nome di Carlo Calenda ha un senso nell’universo berlusconiano. Non soltanto si è schierato apertamente a favore di Mediaset nella disputa con Vivendi, ma ultimamente è diventato tra i più accessi (e mal sopportati) critici di Matteo Renzi.

Tante suggestioni, tuttavia, si spiegano con gli obiettivi che il leader azzurro sta perseguendo in vista delle prossime elezioni. Che si riassumono tutti in una frase: essere determinante. Per questo, con il suo solito gioco su più tavoli, da una parte il Cavaliere riapre il dialogo con il sovranisti Salvini-Meloni, dall’altra guarda al centro e si autoproclama alfiere del “vero populismo”, quello che appunto guarda al popolo. In assenza di certezze sulla legge elettorale, infatti, Berlusconi scruta l’orizzonte europeo e attende di vedere come andranno a finire le elezioni francesi. Una sconfitta della Le Pen indebolirebbe il segretario del Carroccio (anche all’interno del suo partito) e rafforzerebbe lo spostamento della coalizione verso il centro. Diversamente, è più probabile che si consolidi l’asse con il duo Salvini-Meloni. Ma Berlusconi è convinto che comunque in Italia non sarebbe possibile vincere (e battere il M5s) senza un leader moderato. E quindi, a meno che la sentenza di Strasburgo non lo riabiliti nel frattempo, qualcuno dal profilo più rassicurante andrà trovato. L’ex premier sa che l’importante alle prossime elezioni non sarà necessariamente prendere il 40% ma ottenere un voto più di tutti gli altri avversari, a cominciare dai pentastellati. Perché sarà al primo partito che Sergio Mattarella dovrà rivolgersi nel momento in cui dovrà provare a dare vita a un governo. E Berlusconi vuole essere quel qualcuno. Come e con chi pensa di arrivarci, lo deciderà – come sempre – in base alla sua maggiore convenienza.

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