Stasi non molla e chiede revoca condanna. Cassazione esamina ricorso

Stasi non molla e chiede revoca condanna. Cassazione esamina ricorso
25 giugno 2017

Alberto Stasi continua la sua battaglia giudiziaria e chiede la revoca della condanna a 16 anni di carcere che sta scontando per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, assassinata nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007: martedi’ prossimo, la prima sezione penale della Cassazione esaminera’ il ricorso straordinario che il giovane ha presentato assieme ai suoi legali, e valutera’ se i verdetti passati in giudicato contengano errori tali da riaprire il processo. In particolare, nel ricorso si sottolinea la mancata audizione, in appello-bis, dei testimoni assunti come fonti di prova in primo grado e questo avrebbe portato a una sentenza “frutto di un processo non equo”: quel verdetto, si chiede nel ricorso, va annullato e i suoi “effetti” sospesi col ritorno in liberta’ in attesa di una nuova decisione definitiva. Sarebbero circa 20, secondo Stasi e i suoi legali, le prove che avrebbero dovuto essere riassunte in appello, quali le testimonianze dei periti “sul dna della vittima rinvenuto sui pedali della bicicletta in uso a Stasi”, sugli “accertamenti scientifici svolti sul dispenser del sapone”, “sulla collocazione temporale della morte di Chiara Poggi”, sullo “stato di essiccazione del sangue in casa Poggi”, sugli “accertamenti svolti sulle suole delle scarpe Lacoste in uso a Stasi, sulla “possibilita’ di rilasciare eventuali residui ematici sui tappetini dell’auto di Stasi”. Tra i testimoni da riconvocare, nel ricorso vengono citati i nomi della vicina di casa dei Poggi che racconto’ di una bicicletta appoggiata al muretto fuori dalla villetta la mattina dell’omicidio, e del medico del 118 sui “primi accessi in casa Poggi e sullo stato di essiccazione del sangue”.

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La difesa richiama anche una pronuncia delle sezioni unite del 2016, con cui e’ stato sancito che “nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza assolutoria, fondata sulla valutazione di prove dichiarative ritenute decisive, il giudice d’appello non puo’ riformare la sentenza impugnata nel senso dell’affermazione della responsabilita’ penale dell’imputato, senza avere proceduto, anche d’ufficio, a rinnovare l’istruzione dibattimentale attraverso l’esame dei soggetti che abbiano reso dichiarazioni sui fatti del processo ritenute decisive ai fini del giudizio di assoluzione in primo grado”. I giudici di ‘Palazzaccio’ affronteranno le questioni sollevate da Stasi – detenuto nel carcere milanese di Bollate – in un’udienza a porte chiuse: la loro decisione potrebbe arrivare tra martedi’ sera e mercoledi’. Nel dicembre 2015, la Cassazione rese definitiva la condanna a 16 anni inflitta all’imputato in sede di appello-bis: nei precedenti gradi di giudizio, Stasi era stato sempre assolto, finche’, nel 2013, la Suprema Corte aveva annullato l’assoluzione disponendo un nuovo processo e un approfondimento dell’istruttoria dibattimentale. Un caso, quello di Garlasco, che ha diviso fortemente l’opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti: anche il pg di Cassazione Oscar Cedrangolo, nella sua requisitoria all’ultimo processo, chiese con forza di annullare la condanna di Stasi, mentre i giudici, nel motivare la sentenza definitiva, scrissero che gli indizi, come “tessere di un mosaico”, hanno “contribuito a creare un quadro di insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi, oltre ogni ragionevole dubbio”. Di recente l’omicidio di Chiara Poggi e’ stato oggetto di una nuova inchiesta, che ha visto iscritto nel registro degli indagati un amico del fratello della vittima: l’iscrizione e’ stata un “atto dovuto” conseguente al deposito da parte della difesa di Stasi di una perizia di parte su elementi genetici. Questa indagine e’ stata archiviata nel giro di poche settimane.

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