Uno stipendio da oltre 1,5 mln l’anno

25 marzo 2014

Le polemiche sugli stipendi dei manager pubblici in Italia non rappresentano un caso isolato nel mondo occidentale. E’ dal crac di Lehman Brothers che i mega stipendi di banchieri e manager sono finiti nell’occhio del ciclone dell’opinione pubblica e della politica. Dalle indicazioni del Financial Stability Board nel 2010 allora presieduto da Mario Draghi agli interventi legislativi in Francia, Germania e Italia, dall’inasprimento fiscale sui bonus in Gran Bretagna alle disposizioni dell’Europarlamento negli ultimi 5 anni si e’ assistito a ondate di iniziative e interventi per mettere un freno agli stipendi delle grandi corporations. Argomento molto sentito dai cittadini tanto che nella austera e riservata Svizzera l’autunno scorso c’e’ stato un referendum per limitare gli stipendi dei manager a un massimo di 12 volte la retribuzione media dei propri dipendenti. Referendum bocciato, con sospiro di sollievo per i top manager elvetici che sono tra i piu’ pagati del vecchio continente (sui 20 manager europei piu’ pagati ben 5 guidano gruppi con base in Svizzera). Il Parlamento europeo, con la netta opposizione dei rappresentanti britannici, qualche mese fa ha approvato una risoluzione che impone ai banchieri che lavorano nell’UE di non poter incassare bonus oltre il 100% della retribuzione base senza l’ok dell’assemblea dei soci. Ma soltanto in Gran Bretagna l’assemblea dei soci si esprime con un voto specifico sulla politica di remunerazione degli executive e si contano sulle dita di una mano le bocciature negli ultimi 5 anni. Non a caso i manager della City sono i piu’ pagati nel vecchio continente.
In Europa ancora scarsa trasparenza. 

Nonostante gli interventi legislativi, le disposizioni delle varie banche centrali e il pressing dell’opinione pubblica, l’andamento delle retribuzioni dei manager sembra non conoscere crisi. Secondo la rilevazione annuale della societa’ specializzata Haygroup la forbice tra manager e dipendenti continua ad allargarsi. Nel 2012 in Europa lo stipendio degli amministratori delegati e’ aumentato in media dell’8,3%, rispetto a un +5,4% degli altri manager di vertice mentre lo stipendio medio dei dipendenti ha conosciuto un incremento inferiore al 2%. In Europa c’e’ poi una questione di trasparenza. Nonostante ripetuti interventi normativi delle varie istituzioni comunitarie c’e’ ancora una giungla in fatto di informazione. Una volta tanto l’Italia non e’ fanalino di coda. Anzi. Le societa’ quotate devono indicare le retribuzioni individuali, la loro composizione, criteri e modalita’ di calcolo dei bonus. In molti paesi del Nord Europa invece e’ ancora sufficiente indicare gli emolumenti complessivi del board. Anche nella pubblica amministrazione la trasparenza in Italia e’ di gran lunga superiore al resto d’Europa con la pubblicazione dell’elenco dei dirigenti dei ministeri e relativi compensi.

In Italia una giungla retributiva 

Le retribuzioni dei dipendenti pubblici in Italia presentano una coerenza e una logica molto diverse rispetto al panorama internazionale. Il governo Monti introdusse il tetto degli stipendi per i dirigenti pubblici, equiparandolo a quello del presidente di Corte di Cassazione (circa 303 mila euro). Prima del decreto Monti l’Italia rappresentava l’Eden per gli alti dirigenti pubblici. Secondo uno studio dell’Ocse i massimi dirigenti della PA in Italia guadagnavano 632 mila dollari l’anno, quasi tre volte la media dei paesi Ocse, superando di gran lunga i 400 mila dollari dei dirigenti della Nuova Zelanda in seconda posizione. Anche con il tetto introdotto da Monti un dirigente generale italiano guadagna circa 100 mila euro in piu’ rispetto all’omologo francese e tedesco. Fanalino di coda invece i funzionari italiani della PA. Secondo i calcoli dell’Ocse si fermano a 52 mila euro contro i 68 mila della media Ocse, meno della meta’ rispetto agli americani primi in classifica e distanti dagli 80 mila euro di Olanda, Spagna, Belgio e Danimarca.

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Gli stipendi dei manager di aziende pubbliche al confronto internazionale. 

Il tetto introdotto dal governo Monti non riguarda i manager delle societa’ pubbliche. Solo in Francia due anni fa il governo ha introdotto un limite di 450 mila euro l’anno per gli stipendi dei dirigenti delle societa’ pubbliche. Guardando le retribuzioni dei manager pubblici, risulta difficile comprendere con quale logica sono definiti i compensi considerando che e’ sempre lo stesso azionista di riferimento. Anche nelle municipalizzate quotate sono evidenti consistenti differenze. Rispetto ai livelli del mercato gli stipendi dei manager di Stato non sono comunque elevati. Partendo dalle polemiche sollevate dalle parole di Mauro Moretti delle Ferrovie, il manager guadagna circa 860 mila euro guidando una delle piu’ grandi aziende italiane ma nella penisola ci sono oltre 200 manager che incassano stipendi piu’ elevati. Un rapporto dell’Eba ha rivelato che nel 2011 poco piu’ di 100 dirigenti di banche italiane hanno superato un milione di euro di compensi. Anche in Europa Moretti risulta quasi economico. Alle Sncf francesi (che sono un ente economico e non una SpA) c’e’ il tetto di 450 mila euro e tuttavia il presidente Guillaume Pepy ricopre cariche in 4 societa’. Alle Deutsche Bahn tedesche il numero uno Rudiger Gruber l’anno scorso ha staccato un assegno da 2,66 milioni di euro e gli altri 4 top manager del gruppo hanno guadagnato tra 1,33 e 1,76 milioni di euro. Anche nello spezzatino delle ferrovie inglesi non mancano manager milionari. I 4 top manager della Network Rail nel 2012 hanno guadagnato l’equivalente di 1,5 milioni di euro. Nel settore ferroviario britannico il manager piu’ pagato e’ il ceo di First Group O’Tule con 1,6 milioni di euro, mentre il capo della metro londinese si ferma ad appena 144 mila sterline l’anno. Tra le societa’ pubbliche non quotate ai vertici retributivi c’e’ Massimo Sarmi, ad di Poste, con poco oltre 1,5 milioni di euro mentre il presidente Ialongo sfiora il milione di euro. Alle Deutsche Post tedesche il chairman Fran Appel nel 2013 ha guadagnato 5,22 milioni di euro. Appena 200 mila sterline l’anno per il chairman di Royalmail Donald Brydon. I tre top manager delle poste britanniche (da pochi mesi il governo ha collocato oltre la meta’ del capitale) invece incassano assegni piu’ robusti. Moya Green ha guadagnato quasi 1,8 milioni di euro, 1,1 milioni per Matthew Lester e 1 milione per Mark Higson.

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Le principali municipalizzate quotate. 

Le principali societa’ municipalizzate quotate in borsa presentano livelli retributivi piuttosto differenziati. All’Acea l’ad nel 2012 ha percepito quasi 300 mila euro, e sulla stessa linea il presidente Cremonesi. Stipendi piu’ ricchi al Gruppo Hera dove presidente e ad sfiorano i 500 mila euro, rispetto ai 380 mila dell’ad di Acegas-Aps Cesare Pillon. I piu’ pagati sono i due direttori generali di A2A (che e’ anche la societa’ italiana piu’ grande nel settore), Ravanelli e Rossetti, rispettivamente con 1,1 milioni di euro e 929 mila euro nel 2012.

Anche tra le quotate stipendi italiani non sono al top. 

Anche tra le quotate se il riferimento e’ il mercato i livelli retributivi non sono da primi della classe. Alessandro Pansa di Finmeccanica nel 2012 ha percepito 1,2 milioni di euro avendo rinunciato alla parte fissa. Ian King di Bae Systems si e’ portato a casa l’equivalente di 2,9 milioni di euro e sempre nel 2012 il numero uno di Eads Airbus Tom Enders 2,1 milioni per sei mesi. Il confronto con gli americani e’ quasi imbarazzante anche se le dimensioni dei gruppi a stelle e strisce sono notevolmente piu’ grandi. Il ceo di Boeing McNerney nel 2013 ha guadagnato 23,2 milioni di dollari rispetto ai 27 dell’anno prima. Piu’ che raddoppiato lo stipendo della Hewson di Lockheed Martin da 11 a 25 milioni. Si difende Paolo Scaroni dell’Eni che nel 2012 ha guadagnato 6,4 milioni di euro, superando il numero uno della francese Total De Margerie che si e’ fermato a 4,9 milioni. L’ad dell’Eni tuttavia e’ superato dai manager del petrolio inglesei. Peter Voser di Shell nonostante lo stipendio dimezzato ha incassato 8,4 milioni di euro e il cfo Simon Henry ha guadagnato 6,9 milioni contro i 13,7 dell’anno prima. Lievitano i compensi allla BP con Bob Dudley che e’ stato premiato con 15,5 milioni (3 milioni l’anno prima) e 6 milioni per Byron Grote. Anche nel petrolio i manager americano giocano un altro campionato anche se il grosso delle retribuzioni sono bonus differiti e con una parte fissa che spesso non arriva al 6% del totale. Tillerson della Exxon Mobil nel 2012 ha portato a casa oltre 40 milioni ed i primi 5 top manager del numero uno del petrolio hanno guadagnato in totale 116 milioni di dollari. Il chairman e ceo di Chevron J. S. Watson sempre nel 2012 ha incassato 32 milioni. I quasi 4 milioni di euro di Fulvio Conti all’Enel (il manager tuttavia si e’ ridotto del 65% la componente variabile del compenso per il 2013) sono superati di poco da Peter Terium di RWE con 4,5 milioni. Johennes Teyssen, ceo di E.On, invece ha guadagnato quasi 6 milioni di euro mentre il numero uno del colosso francese Edf Henry Proglio si e’ dovuto accontentare di 1,29 milioni. Negli USA, Antony Early di Pacific Gas & Electric guadagna poco oltre 10 milioni di dollari e 11 milioni per Theodore Craver, ceo di Southern California Edison.

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Negli USA ancora gli stipendi piu’ alti. 

Per le retribuzioni dei top manager a livello internazionale stanno emergenzo comunque alcun nuove tendenze. Sta aumentando la componente variabile della retribuzione e soprattutto quella sui risultati di lungo periodo. Non c’e’ comunque una compressione retributiva anche se ci sono casi isolati come GM dove il ceo Ackerson percepisce appena 1,3 milioni di dollari contro i 21 milioni di Alan Mulally di Ford. Negli USA da alcuni anni non sono piu’ i banchieri ad incassare gli stipendi piu’ elevati ma anche sull’altra sponda dell’Atlantico la questione retributiva dei manager e’ un ginepraio. L’unica certezza e’ la tendenza al costante aumento. A meta’ degli anni ’80 i 10 manager piu’ pagati incassavano complessivamente 57 milioni di dollari, nel 2012 i primi 10 hanno portato a casa 625 milioni, con John Ammergreen di McKesson a guidare la classifica con 131 milioni. In aumento anche la forbice con i dipendenti. Michael Duke di Wal-Mart guadagna 1.033 volte la media dei dipendenti del colosso della distribuzione, Robert Iger di Walt Disney si ferma a 557 volte, mentre 40 anni orsono la media era intorno a 12 volte. Ci sono poi i grandi ricchi che ridocono al minimo i compensi per le cariche societarie come Warren Buffet che come chairman del famoso fondo da lui creato percepisce solo 490 mila dollari, appena 9 volte la media dei propri dipendenti, 12 volte invece e’ lo stipendio di Steve Ballmer di Microsoft mentre Larry Page di Google incassa come chairman solo 1 dollaro l’anno.

Avanzano gli asiatici, boom degli stipendi in Russia. 

Se gli Stati Uniti rimangono al primo posto per livelli retributivi alcune societa’ specializzate sottolineano che gli stipendi dei manager asiatici nel 2013 supereranno quelli degli europei e tra due anni i manager del vecchio continente saranno raggiunti anche da quelli del Medio Oriente. Intanto e’ autentico boom per i compensi dei manager russi con la particolarita’ che i dirigenti delle aziende a controllo statale surclassano quelli del settore privato. Secondo una rilevazione di Forbes Igor Sochin di Rosneft e’ stato il manager piu’ pagato l’anno scorso con 50 milioni di dollari seguito da Andrei Kostin di VTB Bank con 35 milioni e da Alexei Miller di Gazprom con 25 milioni. L’anno scorso i 25 manager russi piu’ pagato hanno incassato 325 milioni di dollari, il 30% in piu’ rispetto all’anno prima. (Asca)

 

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