Strage a Berlino, la destra all’attacco della cancelliera: “I morti della Merkel”. La polizia rilascia il presunto attentatore pachistano

Strage a Berlino, la destra all’attacco della cancelliera: “I morti della Merkel”. La polizia rilascia il presunto attentatore pachistano
20 dicembre 2016

La strage di ieri al mercatino di Natale di Breitscheidplatz a Berlino, oltre all’orrore che rappresenta di per sé, costituisce anche una minaccia per il governo di Angela Merkel, la voce più autorevole tanto in Germania che in Europa a favore di una politica dell’accoglienza e dell’integrazione. Intanto, il richiedente asilo pachistano fermato ieri con l’accusa di essere l’autore della strage dove sono morte ieri sera 12 persone e altre 48 sono rimaste ferite. La destra populista ha immediatamente colto l’opportunità per attaccare la politica liberale nei confronti dell’immigrazione. Con il suo “Wir schaffen es” (“possiamo riuscirci”), Merkel è stata il bersaglio di un fuoco di fila di critiche dopo la decisione del settembre dello scorso anno di aprire le porte a decine di migliaia di migranti in fuga da guerre e povertà e provenienti per lo più da nazioni arabe e musulmane. L’arrivo in Germania di circa un milione di persone nel corso degli ultimi due anni ha profondamente diviso l’opinione pubblica tedesca, oltre a determinare profonde fratture all’interno dello stesso partito conservatore (la Cdu e, soprattutto, il partito gemello bavarese Csu), tanto che la cancelliera, nel decidere di ripresentarsi per un quarto mandato, ha riconosciuto che le elezioni del prossimo anno saranno le “più difficili” dalla Riunificazione.

PAESE NON E’ PIU’ SICURO All’indomani dell’attacco, Merkel ha ammesso: “So che sarà particolarmente difficile per noi da sostenere, se si confermerà che la persona che ha commesso questo attacco chiedeva protezione e asilo in Germania”. Al momento, il coinvolgimento del sospetto arrestato in un primo tempo dalla polizia, richiedente asilo pachistano di 23 anni, non è confermato dagli stessi inquirenti, che avvertono che “un pericoloso criminale” potrebbe essere ancora a piede libero e non si sbilanciano sul movente della strage. Il partito islamofobo e xenofobo AfD (Alternative fuer Deutschland) non ha perso tempo nel gettare la colpa su Merkel. “La Germania non è più sicura”, ha commentato Frauke Petry, presidente del partito populista, addossando indirettamente al governo di Berlino la corresponsabilità dell’accaduto. “L’ambiente nel quale questi gesti possono svilupparsi è stato negligentemente e sistematicamente importato (in Germania) nel corso dell’ultimo anno e mezzo”, ha spiegato la leader della destra radicale. Il partito auspica che “i nostri confini, lasciati irresponsabilmente aperti, vengano finalmente controllati di nuovo”. Le ha fatto eco il suo compagno di partito Alexander Gauland: “I nostri confini devono essere controllati, così che nessuno possa entrare illegalmente, così che non possano essere fornite diverse identità, così che richiedenti asilo già noti alla polizia possano essere immediatamente respinti”.

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I MORTI DI MERKEL Marcus Pretzell, un altro esponente del partito di Petry, aveva definito ieri sera, commentando a caldo l’attacco, le vittime del mercatino di Natale “i morti di Merkel”. La popolarità di Merkel è via via diminuita, nonostante il suo governo abbia tentato di frenare l’afflusso di rifugiati, anche attraverso un controverso accordo con la Turchia, che pur avendo iniziato a dare dei risultati sul fronte dell’afflusso di migranti, ha aperto altri fronti di polemiche, tanto più dopo la svolta autoritaria del presidente turco Recep Tayyp Erdogan all’indomani del fallito golpe in Turchia. Specularmente è aumentato i gradimento nei confronti dell’Afd, che è riuscita ad entrare in diversi parlamenti regionali e che punta a un’affermazione a due cifre alle elezioni del settembre 2017, tale da mettere a rischio i numeri per qualsiasi coalizione governativa a due. Un analista del Marshall Fund, Christian Moelling, ritiene che comunque il “rischio più grande per Merkel sia quello insito nella reazione dentro al suo stesso partito” all’attacco. “Fino ad ora lei è il candidato dei conservatori per il posto di cancelliere, ma l’ala destra del partito cercherà di strapparle maggiori concessioni sul piano della sicurezza interna e della migrazione”. Una questione chiave sarà quella di stabilire se “si sia trattato di un lupo solitario, o se vi sia un approccio più sistematico o il gruppo dietro all’attacco”.

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COSA FARE In questo secondo caso, spiega Moelling, “vincerebbe la versione di coloro che ritengono che la Germania non sia stata capace di controllare chi entra nel Paese, portando ad affermare che la politica di Merkel rappresenti effettivamente un rischio accresciuto” per i cittadini tedeschi. Tra i principali critici della Merkel, da tenere in considerazione in vista delle elezioni, anche gli alleati bavaresi della CSU, che hanno già alzato i toni: “Lo dobbiamo alle vittime, a coloro che sono stati colpiti e all’intera popolazione: riesaminare e modificare la nostra intera politica di immigrazione e sicurezza”, ha dichiarato il leader Horst Seehofer. In precendenza il ministro degli Interni CSU della Baviera, Joachim Herrmann, aveva chiesto di aprire un dialogo franco sui rischi che la Germania affronta a causa dell’arrivo di un gran numero di rifugiati: “Dobbiamo parlare della questione, dei rischi che affrontiamo adesso con questo enorme numero di rifugiati qui”, ha dichiarato intervistato dalla radio regionale Bayerische Rundfunk. Non si può pensare che la popolazione “vada avanti così” in una situazione in cui “affrontiamo un rischio più alto di attacchi da parte di persone con provenienti da ambienti dell’Islam radicale”.

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