Csm rende pubblici atti su Falcone. La contestata nomina di Meli

22 maggio 2017

Giovanni Falcone diceva che “la mafia non e’ affatto invincibile”, “un fenomeno terribilmente serio e grave che si puo’ vincere non pretendendo l’eroismo dei cittadini ma impegnando tutte le forze migliori della societa’”. E’ stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con queste parole, ad aprire il plenum straordinario del Csm: una celebrazione “non rituale” nel 25esimo anniversario della strage di Capaci, con la pubblicazione cartacea e on line di tutti gli atti del fascicolo personale di Falcone, con i quali sara’ possibile ripercorrere l’intera storia professionale del magistrato, compresa i complessi rapporti con il Consiglio superiore della Magistratura. Palazzo dei Marescialli toglie cosi’ il segreto su documenti rimasti per 25 anni nel caveau di sicurezza del Csm, raccolti in un volume curato dall’ufficio studi, che raccontano di Falcone giovane magistrato, fino alle ultime audizioni, passando per la tanto contestata pagina della nomina di Antonino Meli all’ufficio istruzione del tribunale di Palermo, con la ‘bocciatura’ di Falcone. “La scelta e’ quella di far parlare, direttamente e senza mediazioni gli atti consiliari – ha detto il vicepresidente Giovanni Legnini – consentire a tutti di leggere le parole pronunziate da Falcone davanti all’organo di governo autonomo della magistratura, nonche’ i giudizi espressi su di lui dai componenti e dai rappresentanti delle istituzioni giudiziarie di allora”.

La raccolta di atti, ha rilevato in plenum il togato di Unicost Luca Palamara, direttore dell’ufficio studi, “e’ il segno di un’eredita’ lasciata dalla personalita’ ancora viva di Giovanni Falcone”: pagine, ha sottolineato Palamara, animate da “fortissime spinte emotive e da vivaci moti dell’anima”. Leggendo quegli atti sara’ possibile comprendere il ‘modello Falcone’, ha rilevato il togato di Area Antonello Ardituro, basato su “professionalita’, specializzazione, coordinamento investigativo, priorita’, cultura della prova del pm”. E proprio la ‘bocciatura’ di Falcone da parte del Csm, quando gli fu preferito Meli, resta centrale per il dibattito attuale: “Progressivamente – ha rilevato il togato di MI Claudio Galoppi – proprio da quel momento, l’anzianita’ si e’ trasformata da criterio principale di valutazione a criterio meramente sussidiario”. Oggi, per le nomine ad incarichi direttivi e’ in atto una “riforma radicale – ha detto Galoppi – dei criteri di selezione della dirigenza e delle modalita’ di esercizio dei poteri di valutazione comparativa”.

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“La storia ha fatto giustizia – ha ricordato Maria Falcone, oggi nell’aula Bachelet assieme a tanti magistrati che hanno lavorato fianco a fianco con suo fratello – ma non posso fare a meno di pensare alle sofferenze che quest’aula ha inflitto a Giovanni”. Giuseppe Ayala, pm del maxiprocesso a Cosa Nostra, oggi magistrato in pensione, ha ricordato Falcone, come gia’ fece Mario Pirani, paragonandolo ad “Aureliano Buendia: 32 battaglie e le perse tutte”, invitando il Consiglio a una riflessione sulle parole di Falcone sull'”indipendenza e l’autonomia dei magistrati”, la “difesa di interessi corporativi” e le correnti come “macchine elettorali per il Csm”. Anche Giuseppe Di Lello, che lavoro’ fianco a fianco di Falcone nel pool antimafia di Palermo, ne ha ricordato “la grande serieta’ nelle indagini, la capacita’ di resistere in giudizio, senza andare dietro a teoremi, a giustizia sommaria richiesta dalle piazze, alla ribalta mediatica”. La testimonianza di Falcone, dunque, ha dimostrato “l’importanza, in una societa’ forte e complessa, del magistrato dotato di forte senso della realta’, disponibilita’ a lavorare con gli altri, equilibrio e, soprattutto, senso della liberta’ – ha concluso il togato di Area Piergiorgio Morosini – sono qualita’ ancora indispensabili per la giurisdizione, quelle che giustificano la soggezione del magistrato soltanto alla legge”.

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