“Subhuman Inhuman Superhuman”, la moda di Rick Owens

1 marzo 2018

Una mostra su uno stilista e designer che diventa anche una riflessione sulla dimensione dell’essere umano, sull’empatia e sull’inafferrabile descrizione della creatività. La Triennale di Milano presenta la mostra “Subhuman Inhuman Superhuman”, dedicata al lavoro del californiano trapiantato a Parigi Rick Owens, un vero e proprio itinerario attraverso i molti modi in cui si declina un lavoro, dagli abiti alle sculture, dalle arti visive al video. Eleonora Fiorani, curatrice del settore Moda della Triennale, ha voluto sottolineare in primo luogo la dimensione temporale dell’esposizione: “In questo momento – ha detto ad askanews – stiamo attraversando quella che è la storia dell’uomo: dall’ancestrale a quello che è il futuro e, potremmo dire, siamo in una temporalità del presente, che è anacronistica, nella quale tutti i tempi sono presenti e il passato ritorna, ma ritorna come futuro”.

All’interno della “curva della Triennale” trovano spazio molte delle creazioni di moda di Owens, ma quello che colpisce, e spiazza, e sposta realmente il senso del tempo del visitatore, è l’allestimento complessivo, la variazione che riguarda tanto il modo di mettere in scena i capi quanto i capi stessi, nati da stratificazioni sia di tessuto sia culturali che aprono scenari inediti. Il tutto, sotto la luminosità oscura di una grande installazione materica che scandisce il percorso, genera poi una sensazione di sacralità, che si innesca immediatamente dopo avere superato la soglia d’ingresso, quasi fosse un rito di iniziazione. “Il rituale – ha aggiunto la professoressa – determina tutta la mostra come è al centro di tutta la progettazione di Rick e di quelle che sono naturalmente la presentazione delle sue collezioni. Ritualità che viene dalle sue matrici, messicane, ma anche maya o azteche, che vediamo nella trasformazione della porta che rimanda a uno Ziqqurat. Ma la sacralità è anche nella collezione che ha scelto di mostrare nei quattro schermi ed è ovviamente in ogni capo della sua progettazione”.

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Progettazione è un’altra delle parole chiave: la dimensione architettonica, infatti, è un elemento decisivo di tutto il lavoro di Rick Owens, dagli abiti all’allestimento. “La dimensione architettonica – ha concluso Eleonora Fiorani – è quella che caratterizza la progettazione di ogni abito, così come dei suoi mobili e dei suoi oggetti”. “Volevo prendere ciò che un mondo sprezzante può deridere – ha scritto Owens – per trasformarlo in qualcosa di buono, empatico, gentile e inclusivo”. Visitando la mostra succede che i capi d’abbigliamento, al tempo stesso strani e riconoscibili, multipli e polifunzionali, diventino tasselli di una riflessione sul rapporto con i corpi e con gli altri, forme di una dimensione umana che non può fingere di non vedere la propria componente più primordiale. Che poi, naturalmente, ci parla non solo del passato, ma anche del nostro futuro. Perché alla fine, il prima e il poi sono solo due momenti dello stesso, unico Tempo.

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