Sud, stessi livelli Pil di oltre 20 anni fa

Sud, stessi livelli Pil di oltre 20 anni fa
9 giugno 2017

Il Sud oggi presenta gli stessi livelli di Pil di oltre venti anni fa. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio studi Confcommercio, diffusa in occasione dell’assemblea generale. L’Italia “manifesta da almeno due decenni un tasso di crescita particolarmente esiguo, in termini assoluti e nella comparazione internazionale”, sottolineano gli esperti della Confcommercio, e cio’ dipenda soprattutto “dalle insoddisfacenti performance del Mezzogiorno”. Aspetto, quello del ritardo del Mezzogiorno, messo in evidenza anche dal presidente Carlo Sangalli nel suo discorso davanti all’assemblea. Parlando di “vuoti” e di “fratture”, Sangalli sottlinea quello tra Nord e Sud Italia: “La questione Meridionale e’ una questione nazionale – sottolinea – i dati dicono che l’Italia e’ un Paese sempre piu’ diviso perche’ la crisi ha scavato solchi ancora piu’ profondi tra Mezzogiorno e Centro-Nord, sia in termini di ricchezza prodotta, sia di consumi”. E prosegue: “Differenze territoriali si riscontrano, certo, anche negli altri Paesi europei. Ma quelle tra lander tedeschi, ad esempio per il reddito pro capite, sono la meta’ di quelle tra le nostre regioni. Su tutto il Paese pesano i deficit strutturali, ma sul Meridione pesano molto di piu'”. Tornando all’analisi dell’Ufficio studi Confcommercio, i dati dicono che “l’Italia e’ un Paese, dal punto di vista economico, sempre piu’ diviso. I gia’ consistenti divari tra Mezzogiorno e Centro-nord si sono, infatti, acuiti sia in termini di ricchezza prodotta, sia di consumi”. Ponendo pari a 100 il Pil del 1995 delle due macro-aree – rivela la ricerca – l’indice nel 2016 vale oltre 114 nel Centro-nord contro un valore pari a 102,7 nel Sud: quest’area presenta, dunque, gli stessi livelli di prodotto lordo di oltre venti anni fa”.

L’ampliamento dei divari e’ ancora piu’ evidente se si guarda ai consumi sul territorio, che comprendono la spesa dei non residenti. A una crescita cumulata, tra il 1995 ed il 2016, del 18,8% nel Centro-nord – spiega l’analisi – ha fatto riscontro un irrilevante 1,4% del Mezzogiorno. “La stasi produttiva dell’area si riflette negativamente non solo sui cittadini che risiedono in quelle regioni, ma su tutto il Paese”. Il Sud – rivela Confcommercio – e’ tanto per fare un esempio, un fondamentale mercato di sbocco per le esportazioni di beni e servizi prodotti dai residenti del Centro e del Nord. Il Mezzogiorno presenta, comunque, “una grande vitalita’ imprenditoriale che, evidentemente, a causa dei difetti strutturali che affliggono il Paese e il Sud, in particolare – eccesso di burocrazia, spesa pubblica inefficiente, infrastrutture e accessibilita’ territoriale inadeguate, illegalita’ ed eccesso di carico fiscale – non riesce a manifestarsi con adeguata efficacia”. Guardando alla nati-mortalita’ delle imprese tra il 2009 e il 2016, se da un lato l’industria ha registrato un ridimensionamento della propria base produttiva (-9,1% delle imprese attive), scontando negli anni peggiori della crisi un calo dell’attivita’, dall’altro importanti settori del terziario di mercato si sono mostrati piu’ pronti a reagire alle difficolta’, sviluppando nuove iniziative imprenditoriali ed offrendo opportunita’ di lavoro (+14,2% gli alberghi, bar e ristoranti; +6,8% altri servizi di mercato). Il Sud, dove e’ allocato circa il 33% delle attivita’ produttive del Paese – una quota pari a quella della popolazione residente – si e’ mostrato piu’ dinamico del resto dell’Italia, soprattutto nei campi dei servizi turistici e dei servizi per le imprese. “Sono indicazioni emblematiche della presenza di possibilita’ di business non pienamente sfruttate”, sottolinea Confcommercio spiegando che “in molti casi si tratta di iniziative di giovani imprenditori che puntano sull’innovazione che vanno adeguatamente sostenuti per superare la delicata fase di startup e rimanere competitivi”. (AGI) Gav/Ila

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