Suicidio assistito, Davide è morto. L’ultimo suo messaggio: “Auguro salute e serenità”

13 aprile 2017

E’ morto stamattina in Svizzera Davide Trentini, toscano di 53 anni, malato di sclerosi multipla che Mina Welby ha accompagnato nel paese elvetico per sottoporsi a suicidio assistito. Lo ha detto la stessa Welby a Radio Radicale. Davide ha deciso di morire perché non vuole più vivere “con il dolore addosso” e perché ritiene che la sua non sia più una vita da vivere ma una condanna da scontare, ha scritto in una nota l’Associazione Luca Coscioni. Nel 1993 Davide aveva 27 anni e faceva il barista, a un certo punto ha iniziato a non sentire più un lato del corpo. Erano i primi sintomi della sclerosi multipla. Amava il calcio e la musica, aveva tante idee e la forza di realizzarle. Col passare degli anni la malattia è diventata sempre più insopportabile e crudele. Da mesi non riusciva più a far nulla, compreso mangiare e dormire. Passava le giornate a letto o in sedia a rotelle, con uno stimolo costante di andare in bagno. Assumeva farmaci molto forti contro il dolore, più di quindici al giorno, compreso il metadone che ha importanti effetti collaterali – anche se ormai non sono più efficaci. Solo la cannabis terapeutica, fornita dalla regione Toscana, gli dava sollievo.

L’ULTIMO MESSAGGIO “Auguro a tutti tanta salute e tanta serenità”. E’ l’ultimo messaggio di Davide Trentini che questa mattina alle 9 ha ottenuto l’aiuto medico alla morte volontaria nel rispetto della legge Svizzera.Il messaggio video è stato pubblicato sul profilo twitter del radicale Marco Cappato. “Bisogna focalizzarsi sul dolore, io basta dolore”, sono state invece le parole di Davide pronunciate poco prima di morire alla presenza del padre in un video pubblicato dal profilo twitter della campagna Eutanasia Legale.

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COSA PREVEDE LA LEGGE

Dj Fabo e Davide Trentini. Due casi drammatici che inducono alla riflessione sul tema dell’eutanasia. La cosiddetta ‘dolce morte’ comprende, tecnicamente, tutti gli interventi medici, attivi o passivi, volti ad interrompere la sofferenza di una persona malata terminale, previo suo inequivocabile consenso. Ma la legge fa distinzione tra interventi attivi (somministrare un farmaco letale) e passivi: il caso di Dj Fabo e di Davide Trentini e’ totalmente diverso dall’interruzione volontaria delle cure, della respirazione forzata, di nutrizione e idratazione forzate, che riguardano tra gli altri i casi Welby ed Englaro. In queste ultime vicende, e’ appunto lo stop alle terapie che tengono in vita il paziente a determinarne la morte, e questo, seppure tra mille polemiche e decine di sentenze dei tribunali, in Italia e’ consentito. L’eutanasia, invece, viene giuridicamente considerata un intervento attivo, senza il quale il paziente, seppure in condizioni drammatiche, sopravviverebbe. E questo attualmente in Italia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale. Al contrario, la sospensione delle cure – intesa come eutanasia passiva – costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione in base al quale: “Nessuno puo’ essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non puo’ in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

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Il dibattito bioetico si impernia in questi casi, ad esempio, sul dubbio se definire o no terapie alimentazione e idratazione forzate (e’ il caso di Eluana Englaro), proprio perche’ se cosi’ fosse, la legge riconosce il diritto di rifiutare le terapie. Idem per la respirazione artificiale (caso Welby). Grazie alla campagna “Eutanasia Legale” promossa dall’Associazione Luca Coscioni, il 3 marzo 2016, per la prima volta nella storia del Parlamento italiano, e’ iniziato il dibattito sulle “Norme in materia di eutanasia”. Incardinato nelle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera, e’ rimasto pero’ fermo per mesi. Affinche’ riprenda la discussione, l’Associazione Luca Coscioni ha agevolato la creazione di un intergruppo parlamentare. Al momento, riferisce l’associazione, sono 241 (25% del totale) i parlamentari favorevoli a una legge sul fine vita: 180 deputati (29%) e 61 senatori (19%). Nel marzo 2015 Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli hanno iniziato una disobbedienza civile fornendo informazioni e dando supporto logistico alle persone malate terminali che vogliono rivolgersi alle associazioni svizzere. Da quel momento, si legge sul sito dell’associazione, sono state aiutate 230 persone presentatesi in forma non anonima. La legge sulle dat, le dichiarazioni anticipate di trattamento, regolamenterebbe, qualora fosse approvata, la possibilita’ di lasciare per iscritto (il cosiddetto ‘testamento biologico’) le proprie volonta’ da rispettare in caso di incoscienza, per evitare il tragico e doloroso dibattito che si infuoco’ al capezzale di Eluana, per molti anni bloccata in un limbo di non-vita da trattamenti che lei non ha mai scelto e che era impossibilitata a rifiutare.

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