Tanti punti di convergenza e maggioranza assicurata. Ma come reagirebbe l’Ue?

Tanti punti di convergenza e maggioranza assicurata. Ma come reagirebbe l’Ue?
Luigi Di Maio (s) e Matteo Salvini
3 aprile 2018

E’ l’ipotesi più rispettosa dell’esito del voto. Ma, un governo Lega-Cinquestelle, alla vigilia delle consultazioni, sembra aver perso quotazioni. Di certo, l’intesa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, al di là delle scaramucce da copione, continua ad essere viva e forte del colpaccio che i due leader hanno fatto con l’elezione dei due presidenti delle Camere. Come è anche certo, che un esecutivo verde-giallo avrebbe la maggioranza parlamentare, ma risicata. Con i 227 deputati pentastellati e i 125 leghisti, sia arriva a 352 deputati, ovvero 36 in più rispetto alla maggioranza richiesta. Mentre, al Senato, si andrebbero a sommare i 112 pentastellati e i 58 leghisti: 170 contro i 161 per una maggioranza. Numeri che renderebbero sogni angosciosi sia a Salvini, sia a Di Maio. E che, quasi certamente, porterebbero i due partiti ad essere bollati come incapaci di governare. La loro fine. Da qui, tra le tante carte sul tavolo, c’è quella che vede un accordo tra Movimento Cinque Stelle e Lega per un governo di scopo. Un esecutivo che avrebbe il compito di cambiare la legge elettorale e approvare alcune misure economiche, e tornare al voto entro un anno.

Non è escluso, però, che si possa formare un asse “sovranista” in grado di durare anche più a lungo. Un’alleanza che tagli fuori tutti i partiti moderati ed europeisti e che si saldi attorno ad alcuni specifici punti programmatici. Uno tra tutti quello dell’immigrazione. I pentastellati mirano, tra l’altro, a trattati più chiari sui rimpatri e che potrebbero fare il paio con una nuova legge che punisca l’immigrazione irregolare voluta dai leghisti. Anche sul rapporto con l’Europa, Lega e M5s ora sembrano viaggiare sugli stessi binari, parlando di “Europa sì, ma a certe condizioni”. Uno dei punti su cui un ipotetico governo verde-giallo farebbe più fatica a trovare la quadra, invece, è certamente quello sulla tassazione. La flat tax di Salvini si andrebbe a scontrare con una riduzione delle imposte soprattutto per le classi medie, con una no tax area per i redditi fino a 10mila euro, dei Cinquestelle. Ma, il problema dei problemi, che rende ardua l’impresa di formare un governo con questo tipo di alleanza, sta nel fatto che Salvini dovrebbe abbandonare Silvio Berlusconi di cui i Cinquestelle non vogliono sentir parlare. Cosa che oggi più di ieri, appare impossibile.

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