Teatro Massimo di Palermo, scoppia la rivoluzione Meir Wellber

Teatro Massimo di Palermo, scoppia la rivoluzione Meir Wellber
Omer Meir Wellber
11 marzo 2019

Ha idee rivoluzionarie Omer Meir Wellber, dal 2020 nuovo direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo e in questi giorni in città per pianificare il lavoro ma soprattutto per il concerto che sabato scorso ha aperto la Stagione Sinfonica della Fondazione. Idee che il Sovrintendente Francesco Giambrone sempra approvare in toto data la fiducia data a questo giovane Direttore d’Orchestra israeliano che, nonostante l’età, è considerato uno degli astri nascenti del sinfonismo e operismo internazionale. Rivoluzione attraverso la quale vuole portare l’orchestra del Massimo “a competere con le realtà europee” e probabilmente il Massimo come avamposto di un nuovo sistema produttivo che mixi il sistema italiano – prove di almeno 15 giorni ed una singola messa in scena al mese – con quello tedesco/europeo dove in scena vanno almeno tre/quattro produzioni al mese.

Rivoluzione che si vedrà pienamente in atto nell’autunno 2020 con un progetto innovativo che vedrà, per la prima volta a Palermo, “le tre opere della trilogia Mozart-Da Ponte presentate insieme”. Don GiovanniLe nozze di Figaro e Così fan tutte saranno dirette da Wellber e proposte in un nuovo allestimento con la regia di LeLab (Jean Philippe Clarac e Olivier Deloeuil) realizzato in coproduzione con il Théâtre La Monnaie di Bruxelles. Tre episodi, con un cast che vedrà ogni interprete impegnato in almeno due delle opere, creando così collegamenti tra i personaggi e intessendo una fitta rete di riferimenti tra i titoli. “Inoltre – continua Meir Wellber – voglio che l’orchestra sia in grado di suonare da sola e con tutti i direttori, bravi e meno bravi – dice sorridendo – anche perché la responsabilità di una resa musicale dipende all’80% dall’orchestra. E’ inutile se uno lavora duro con un direttore e poi quando ne arriva un altro un po’ meno preciso ecco che lavora diversamente”.

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Competitività, questa la parola d’ordine insieme a qualità e flessibilità. Una grossa sfida per il Teatro Massimo che in questo modo potrebbe aprirsi ad una dinamicità produttiva e programmatica comune solo al target di matrice europea. Meir Wellber ha le idee molto chiare e con il Sovrintendente Giambrone si può dire abbia ormai quasi pronte le stagioni da qui al 2023, anche se “c’è ancora qualcosa da fissare”. Sicuri di sicuro i titoli che apriranno le stagioni 2020, 2021, 2022 e 2023. “Ho voluto che prevalesse la multiculturalità, qualcosa che è propria di questa città. Ecco perché – continua Meir Wellber – abbiamo deciso di aprire le diverse stagioni con opere non in lingua italiana. Le produzioni però al loro interno devono contenere qualcosa che le riconduca a questa città: come il Parsifal, ad esempio, terminato di comporre da Wagner proprio qui a Palermo”.

Parsifal quindi nel 2020, apertura affidata alla regia di Graham Vick che torna al Massimo dopo il ciclo wagneriano del Ring. “Sarà un Parsifal antieroico – anticipa il direttore israeliano – lontano dalla solita lettura del personaggio. Vick, con il quale ho desiderato da tempo di lavorare, è stata la prima persona alla quale ho pensato quando abbiamo deciso quest’impegno a Palermo; Graham teneva molto a farlo ed ha prontamente accettato”. Lo stesso per gli altri registi cui sono state affidate le realizzazioni delle altre opere. Gira per le strade e i quartieri della citta ad esempio Johannes Erath, enfant prodige della nuova regia oltralpe, cui è stata affidata la regia di Onegin di Tchaikovsky che inaugurerà la Stagione 2021. Ad Emma Dante, nel 2022, l’inaugurazione con Les Vepres Siciliennes di Verdi nella sua edizione in francese. Il 2023 invece sarà l’anno di Ligeti e del suo Grand Macabre. “Conosco pochi teatri in Italia – precisa Meir Wellber – che in questo momento possano programmare delle inaugurazioni così differenti tra loro. Merito questo anche della reale collaborazione che esiste tra tutte le componenti del teatro. Un team forte, reale, che ci ha permesso di lavorare sul lungo termine, puntando sulla qualità”.

Tra le novità del nuovo corso musicale della Fondazione palermitana, insieme alla già prevista tournée in Giappone, si inserisce nel 2021 il progetto di una tournée esclusivamente Sinfonica per nel Nord Europa, proprio per segnare un passo avanti nella ricerca di quella autonomia e qualità artistica che deve caratterizzare la compagine orchestrale. Sempre sull’onda di questa crescita nella usuale Stagione Sinfonica a Palermo, il prossimo anno segnata dal nome di Beethoven di cui ricorre l’anniversario, “oltre ai concerti diretti da me, la Settima e la Quarta Sinfonia, e Gabriele Ferro – direttore musicale onorario a vita – che dirigerà la Nona, verranno Gatti e Paul Lewis. Inoltre – continua Meir Wellber – sempre per celebrare i 250 anni è stata commissionata alla compositrice israeliana Ella Milch-Sheriff, per un lavoro la cui ispirazione parte da un sogno di Beethoven. Si tratta di un lavoro per Attore e Orchestra. Inizialmente – spiega sempre il giovane direttore israeliano – si era pensato di costruire qualcosa su Beethoven visto come un immigrato, ma poi, ritrovando questi scritti che raccontano alcuni sogni di Beethoven abbiamo trovato questo dove il compositore sogna di andare in Arabia ed abbiamo deciso di partire da lì”.

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Scattante, rapido nel parlare, Omer Meir Wellber, muove le mani quasi ritmicamente, accompagnando ogni parola col gesto. Non si può non essere contagiati dalla forza espressiva e creativa che sembra scaturire da quelle mani e dalle parole, dalla gioia che mette nello spiegare progetti, idee, come il “nuovo” Concerto di Capodanno con cui si presenterà ufficialmente il primo di gennaio alla città. Protagonista solista Erwin Schrott, che torna a Palermo dopo l’Attila di alcuni anni fa. “Francamente non ne posso più del solito Fledermaus – esordisce – ecco perché abbiamo deciso di affiancare ad una parte classica, operistica una più popolare con il Tango e con musiche folkloristiche appartenenti alle diverse etnie che popolano Palermo: in proposito abbiamo già avviato una ricerca tra gli artisti qui a Palermo. Vedremo cosa produrrà. Erwin è entusiasta”. Schrott  non è infatti nuovo ad esperimenti del genere o di crossover, avendo lui stesso uno spettacolo, intitolato Rojo Tango che da alcune stagioni porta in giro tra Europa e Americhe.

Sul concerto sul quale s’è alzato il sipario sabato sera, l’uragano Meir Wellber non si è invece soffermato, preferendo spoilerare ciò che il Sovrintendente Giambrone voleva tenere segreto ancora per un po’ – tra questo il soprano italiano che interpreterà Tatiana, Onegin sarà invece probabilmente il giovane baritono russo Alxey Lavrov che Meir Wellber ha diretto al Metropolitan in Carmen – se non per dire che la mezzosoprano Ekaterina Sergeeva “ha molto colpito l’orchestra” con la sua voce. Il programma di stasera sarà interamente dedicato a composizioni della tradizione russa. Si apre con l’Ouverture da “La sposa dello zar” di Nikolaj Rimskij Korsakov, poi il concerto in do maggiore di Sergej Prokofiev, per pianoforte e orchestra, piano Daniel Petricia Ciobanu e la cantata per mezzosoprano, coro e orchestra Aleksandr Nevskij.

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