Terremoto Brexit, dimissioni a raffica nel governo May. E ora si pensa a rimanere in Ue

15 novembre 2018

La premier britannica Theresa May ha preso la parola la Camera dei Comuni per difendere la bozza di accordo con Bruxelles sulla Brexit, dopo le dimissioni shock di due ministri e due sottosegretari all’indomani di una tormentata riunione del governo che ha dato il via libera all’intesa.

“La scelta è chiara: possiamo scegliere il divorzio senza un accordo o nessuna Brexit o scegliere di unirci e sostenere il miglior accordo che può essere negoziato” ha detto May, che menzionando “nessuna Brexit” ha provocato le grida di esultanza di alcuni deputati. La premier ha aggiunto che al suo arrivo al governo non c’era un piano per la Brexit: “è stato un processo frustrante, ha costretto la Gran Bretagna ad affrontare questioni difficili”. Una volta che l’accordo sarà firmato, May ha detto che lo sottoporrà al parlamento chiedendo ai deputati “di pensare nell’interesse della nazione, appoggiandolo”. Votare contro “ci riporterebbe indietro”. “L’accordo pone fine alla libera circolazione, riprende il controllo dei confini, delle leggi e del denaro, garantisce una politica estera e di difesa indipendente, prosguendo la cooperazione sulla sicurezza che mantiene sicuro il nostro popolo”. Questo “attua i desideri del popolo” secondo la premier. “Ho scelto di fare l’interesse del popolo britannico” ha aggiunto.

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Intanto, il leader laburista Jeremy Corbyn denuncia la bozza d’intesa sulla Brexit proposta da May come “un enorme e dannoso fallimento”. Corbyn afferma che la bozza lascia la Gran Bretagna in un limbo a tempo indeterminato e non da’ certezze sui rapporti futuri definitivi con l’Ue sulla questione irlandese. Il leader laburista rifiuta poi “la falsa scelta fra questo cattivo accordo e un no deal” che “non puo’ essere una opzione reale”. Secondo Corbyn, sull’intesa proposta il governo non ha il consenso “del Parlamento, ne’ del popolo di questo Paese”. Le contestazioni di Corbyn sono state respinte da May, che da parte sua accusa il leader del Labour di voler mantenere di fatto il Regno Unito nell’unione doganale e nel mercato unico per sempre e quindi di non voler “rispettare il risultato del referendum” del 2016 sulla Brexit.

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Bruxelles, dal canto suo, assistendo a questo terremoto politico si limita, attraverso il portavoce capo della Commissione Europea Margaritis Schinas, a far sapere che “non commentiamo gli sviluppi politici interni al Regno Unito. Il nostro partner nei negoziati è il primo ministro Theresa May”, con il suo governo, “e continuiamo a lavorare in buona fede con loro”.

Ma c’è una nuova tegola per la May: gli unionisti nordirlandesi del Dup, vitali per la maggioranza, hanno denunciato la bozza d’intesa sulla Brexit come una violazione delle promesse fatte in termini di garanzia del legame fra Londra e Belfast. Il capogruppo Nigel Dodds ha sostenuto che l’intesa fara’ del Regno Unito “uno Stato vassallo destinato alla fine a disgregarsi”. Critiche che la premier ha respinto, ribadendo le garanzie all’Ulster e sull’integrita’ futura del Regno e invitando il Dup a nuovi colloqui.

A questo punto, la premier britannica affida il destino di Brexit al Parlamento che dovra’ esprimersi. “Possiamo scegliere di partire senza alcun accordo, possiamo rischiare di non avere la Brexit o possiamo scegliere di unirci e sostenere l’accordo migliore che puo’ essere negoziato”, ha esortato May, evidenziando che il testo approvato ieri sera dal governo “non è l’accordo finale” con la Ue, ma solamente una “bozza di trattato”.

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