Torino, ecco perché si scatenò il panico a Piazza San Carlo

13 aprile 2018

Sette persone sono state arrestate dalla polizia di Torino perche’ sospettate di aver creato il panico in piazza San Carlo la sera del 3 giugno, durante la proiezione della finale Juventus-Real Madrid, spruzzando contro la gente dello spray urticante. Dopo nove mesi l’inchiesta sugli incidenti avvenuti in piazza San Carlo il 3 giugno e’ arrivata a una svolta. La Procura ha, infatti, individuato i presunti responsabili che quella sera scatenarono il panico tra la folla, spruzzando spray al peperoncino nel tentativo di derubare i tifosi, provocando oltre 1500 feriti, fra cui alcuni molto gravi, e la morte della 38 enne Erika Pioletti. La Procura ha emesso 15 avvisi di conclusione delle indagini preliminari, gia’ notificati tra gli altri alla sindaca Chiara Appendino e all’ex questore Angelo Sanna. Sette, invece, le posizioni per cui i magistrati hanno chiesto l’archiviazione, fra cui quella del prefetto Renato Saccone. Tra i dieci componenti della banda, sei sono finiti in carcere, uno ai domiciliari e quattro sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Dei due dei quattro ragazzi che si trovavano in piazza, uno ha gia’ confessato, mentre il secondo e’ sotto interrogatorio. Per entrambi l’accusa e’ di omicidio preterintenzionale, rapina e lesioni aggravate. Nei prossimi giorni, come avviene in questi casi, la Procura avanzera’ al gip le richieste di rinvio a giudizio.

Due i filoni di inchiesta

Sono due i filoni di inchiesta sui fatti di Piazza San Carlo a Torino, più uno sugli eventi paralleli nella notte della finale di Champions League del 3 giugno 2017. Su Piazza san Carlo il primo riguarda le misure di sicurezza. Secondo la procura e la consulenza di Fabio Sbattella dell’Università di Milano, la mancata predisposizione di misure adeguate genera panico e infortuni. Di qui le ipotesi di reato, lesioni, omicidio e disastro colposi. L’inchiesta è appena terminata con l’avviso di conclusione indagini per 15 indagati, tra cui la sindaca Chiara Appendino, il suo ex braccio destro Paolo Giordana, ex capo di gabinetto, l’ex questore Angelo Sanna. L’atto precede la richiesta di rinvio a giudizio e dà la possibilità agli indagati di presentare ulteriori memorie o di chiedere di essere sentiti dal pm. Per altri sette, tra cui il prefetto di Torino Renato Saccone, i cinque componenti della commissione di vigilanza, e il comandante pro tempore della polizia locale, Ivo Berti, è stata richiesta al Gip l’archiviazione. Non sono stati “individuati comportamenti omissivi a loro addebitabili casualmente rilevanti in ordine ai fatti avvenuti”, ha detto oggi il procuratore di Torino Armando Spataro che ha sottolineato il suo apprezzamento per “l’atteggiamento di rispetto istituzionale da parte degli indagati a cominciare dalla sindaca Appendino e dell’ex questore Sanna”.

Perché si scatenò il panico a Piazza San Carlo

Un rispetto “ricambiato” ha detto ancora Spataro che ha osservato come non sia frequente “la disponibilità a difendersi nel processo piuttosto che dal processo” Il secondo filone dell’inchiesta torinese riguarda chi e cosa ha scatenato l’onda di panico. E con l’operazione conclusasi questa mattina è stata individuata una banda specializzata in rapine con lo spray urticante. Dieci i membri coinvolti, quasi tutti di origine maghrebina, di età compresa tra i 18 e i 20 anni, e con cittadinanza italiana, ma nessuno irregolare. Secondo gli inquirenti soltanto quattro di loro, attualmente in carcere, sarebbero stati in piazza la notte della tragedia. E almeno due avrebbero materialmente rapinato e derubato di catenine e orologi alcuni tifosi spruzzando lo spray al peperoncino sia per impedire la reazione sia per coprirsi la fuga. Fu così che si scatenò il caos nella piazza affollata con i conseguenti ferimenti e lo schiacciamento di Erika Pioletti, morta dopo 12 giorni di agonia. Per i due indiziati, di cui uno, Sohaib Bouimadaghen, 20 anni, ha confessato, l’ipotesi di reato è rapina , omicidio preterintenzionale e lesioni aggravate. Gli altri invece sono accusati di furti e rapine varie nell’ambito delle indagini sull’attività della banda.

La banda dello spray al peperoncino

Giovanissmi anche se maggiorenni. Seconde generazioni di immigrati di origine magrebina, e quasi tutti cittadini italiani e residenti a Torino. La banda dello spray che è secondo i pm torinesi all’origine della tragedia di Piazza San Carlo, aveva già messo a segno tanti colpi simili, sfruttando la calca, i luoghi affollati, come centri commerciali e concerti. Probabilmente i dieci ragazzi – si deve ancora valutare se la loro gang fosse un’associazione a delinquere – agivano velocemente e d’istinto, senza armi da fuoco, ma comunque minacciosi. E soprattutto senza curarsi delle conseguenze o pentimenti, se è vero che dopo Piazza San Carlo, ne sono state compiute altre di azioni simili: il 30 settembre dello stesso anno, tre mesi dopo, rieccoli sempre a Torino alle Ogr: il concerto di Elisa venne interrotto e la struttura venne evacuata dopo rapina e spruzzate di gas al peperoncino. E poi nel gennaio di quest’anno a Verona in una discoteca. Agivano anche all’estero, in Olanda, in Francia, in Germania e in Belgio. Sulle loro tracce è arrivato il commissariato di Barriera Nizza che ha eseguito una perquisizione a carico di 4 di loro dopo un furto in un centro commerciale.

Lì fu trovato lo spray, che tra l’altro si può acquistare liberamente, poi collane, catenine, orologi. E dì lì, nel gennaio di quest’anno, venne l’idea di un collegamento con Piazza san Carlo. “Era già stata presa in considerazione l’ipotesi di un panico generato dall’uso di gas urticante – ha spiegato oggi il procuratore Armando Spataro -. Vari testimoni della zona dove era nato il panico raccontarono di aver avuto la sensazione che fosse stato spruzzato qualcosa di irritante”. I contorni della banda si mettono a fuoco, si esaminano le utenze e i profili social dei giovani della gang. Il controllo delle celle telefoniche e poi delle loro comunicazioni, porta a dire che quattro di loro erano in piazza quella sera del 3 giugno: Sohaib Bouimadaghen, Hamza Belghzi, Mohammed Machmachi, Aymene Es Sabihi. Il primo, arrestato ieri notte ha ammesso la sua responsabilità. Il secondo, fermato questa mattina, è stato interrogato oggi. Le indagini proseguono per mettere a posto tutti i tasselli.

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