Tornado Giannuso, i legali in tilt e i politici nel panico

26 febbraio 2014

Aveva chiesto il riconteggio delle schede elettorali avendo mancato l’elezione all’Ars per pochi voti.  Lui è Pippo Gennuso, rosolinese, già deputato regionale Mpa, per cinque anni inquilino di Sala d’Ercole. Quando il Tar gli dà ragione sulla riconta, si scatena la favola pirandelliana. Una esibizione teatrale con scene sempre nuove ed inimmaginabili.  Chi mai avrebbe detto che il Tribunale di Siracusa  perdesse le schede elettorali?  Come è possibile? Tant’è. Le ipotesi sono disparate. Dall’allagamento degli archivi, alla sottrazione di ignoti ai fini della sparizione. La Procura della Repubblica ha aperto una inchiesta, tutt’ora in corso. Intanto, scrive nel registro degli indagati ci sarebbero due persone. Nuovo atto. il candidato non eletto Pippo Gennuso presenta un ricorso adducendo presunte irregolarità a suo svantaggio in sei sezioni del comune di Pachino ed in tre di quello di Rosolini.

Nel frattempo il Cga si esprime. E ordina nuove elezioni . Il Consiglio di Giustizia Amministrativa emette sentenza sulla base che, il presunto imbroglio a sfavore di un candidato,  si sia veramente formalizzato, ma senza che esista una prova a corredo. Quindi? Quindi coda di elezioni regionali. Lo scampolo delle elezioni  in quelle nove sezioni di Pachino e Rosolini dove gli elettori dovranno recarsi nuovamente a votare. Entro il 6 maggio. Una sorta di preavviso di sfratto che Gennuso fa orecchiare ai sei concorrenti, i quali stanno preparando la controffensiva. A Siracusa, insomma, sarà presto una guerra di carte. Con la richiesta, da parte degli attuali onorevoli, di revoca della sentenza del Cga, ma soprattutto con la presentazione, da parte degli stessi sei deputati, di una denuncia penale. “Se dobbiamo andare a votare a causa di alcune irregolarità – racconta il presidente della Commissione attività produttive Bruno Marziano – si faccia chiarezza sulle responsabilità”.

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Storie di brogli, intorpidite menti, misfatti di una democrazia che stenta a ritrovare le sue regole. Nel frattempo, sulla base di questa decisione del Cga,  Gennuso diffida la Regione Siciliana. Nel mirino il presidente della Regione, Rosario Crocetta e il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. Il senso è sempre lo stesso. Procedere al rinnovo delle operazioni elettorali e proclamare i nuovi eletti alla carica di deputato dell’Ars della provincia di Siracusa.
Nei prossimi giorni l’Avvocatura della presidenza dell’Ars e l’Ufficio legislativo dovranno decidere sull’emanazione del decreto di indizione delle elezioni e procedere alla pubblicazione nelle sezioni indicate dal Cga.

Gennuso osserva “… che in mancanza di questo presupposto, entro la prossima settimana, depositerò tramite i miei legali una denuncia penale nei confronti di Crocetta e di Ardizzone per omissione di atti d’ufficio”. Qui di politichese non c’è nulla ormai. Il caso-Gennuso investe una questione di diritto e di presunti brogli che andranno verificati. In regime di attesa si richiede a giuristi affermati di fornire interpretazioni e spiegazioni possibili circa alcuni effetti che il ‘tornado’ Gennuso porta con sé. Come ad esempio, l’eventuale decadenza dei deputati potrebbe viziare gli atti prodotti dall’Assemblea regionale? Oppure, qualora i nuovi risultati elettorali farebbero superare la soglia del 5% a quei partiti che nell’ultima tornata elettorale lo hanno sfiorato, per come prevede la legge, entrerebbero a Sala d’Ercole? Se così fosse, si andrebbe a scompaginare l’attuale arco parlamentare.

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E il ‘caso’ Sorbello? Altro enigma. Siccome si dovrà andare a votare con lo stesso scenario elettorale d’allora, quindi stesse liste e stessi candidati, che ne sarà dell’ex deputato regionale Pippo Sorbello, condannato a quattro mesi di reclusione per il reato di abuso d’ufficio e sostituito dal primo dei non eletti Edy Bandiera? Un ginepraio degno dei migliori azzeccagarbugli . Un fato è certo. Al momento sullo sfondo appare la paura. E non solo dei sei deputati che potrebbero vedersi costretti, tra tre mesi, ad abbandonare il proprio scranno.

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