Transessuale, si può cambiare sesso anche senza intervento

Transessuale, si può cambiare sesso anche senza intervento
10 ottobre 2017

Potra’ cambiare nome e – legalmente, almeno – anche sesso, ma senza aver fatto un intervento. Lo ha stabilito dal Tribunale di Caltanissetta con una sentenza che, secondo i principi piu’ volte enunciati dalla Cassazione, ha autorizzato una giovane transessuale siciliana a modificare i propri dati anagrafici e i propri caratteri sessuali. Il provvedimento e’ stato emesso dal collegio presieduto dai giudici Gabriella Canto (presidente), Calogero Domenico Cammarata (Giudice) e Gregorio Balsamo (Giudice relatore). La transessuale, assistita dall’avvocato Daniela Dell’Utri Dirigente Ufficio Legale Codacons Caltanissetta, ha affrontato un lungo e doloroso percorso terapeutico, che ha escluso l’esistenza di patologie psichiatriche e confermato la diagnosi di “disforia di genere”. E’ la prima volta che il Tribunale di Caltanissetta, uniformandosi alla giurisprudenza della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e ai principi fissati dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione, afferma che, per ottenere la rettificazione del sesso nei registri dello stato civile non deve ritenersi obbligatorio l’intervento chirurgico demolitorio e/o modificativo dei caratteri anatomici sessuali primari”.

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Tale intervento, come si legge nella sentenza, puo’ comunque essere effettuato “nella misura necessaria e sufficiente ad assicurare alla persona il conseguimento della propria armoniosa identita’”. “La decisione del Tribunale Nisseno”, spiega l’avvocatessa Dell’Utri, appare molto significativa, non solo in termini di celerita’ e serieta’ nell’affrontare una tematica cosi’ delicata, ma soprattutto perche’ riconosce il diritto ad ottenere immediatamente la modifica anagrafica senza dover attendere i tempi della sanita’ e dei complicati interventi chirurgici. Inoltre”, conclude l’avvocato, “viene affermato il principio per cui la discrasia tra l’aspetto esteriore e la percezione del proprio se’ (la propria identita’ di genere) causa un danno al benessere psicologico della persona talmente grave che la necessita’ di ricomporre tale contrasto diventa, come si legge nella sentenza, una questione di vita o di morte”. “Siamo soddisfatti per la decisione dei giudici che riconosce il diritto di ogni essere umano a trovarsi in armonia con il proprio corpo – afferma il segretario nazionale Codacons, Francesco Tanasi – una battaglia di civilta’ vinta, che apre ora la strada ad altre cause e sentenze analoghe non solo in Sicilia, ma in tutta Italia”.

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