Tre italiani scomparsi in Messico, arrestati quattro polizziotti. I familiari: “Venduti per 43 euro”

Tre italiani scomparsi in Messico, arrestati quattro polizziotti. I familiari: “Venduti per 43 euro”
25 febbraio 2018

Quattro poliziotti messicani sono stati arrestati con l’accusa di essere coinvolti nella scomparsa di tre italiani nello stato di Jalisco nel Messico occidentale. Secondo quanto riferito dal procuratore statale Raul Sánchez, gli agenti, tra cui una donna, “hanno confessato di aver consegnato (gli italiani) ai membri di un’organizzazione criminale di Tecalitlan”, una città di 16.500 abitanti a circa 600 chilometri a ovest di Città del Messico. I quattro poliziotti, che erano tutti di stanza a Tecalitlan, sono accusati di “sparizione forzata di persone”, ha aggiunto. I dispersi sono tre italiani della stessa famiglia, Raffaele Russo, il figlio Antonio ed il nipote Vincenzo Cimmino, originari di Napoli, erano in Messico in vacanza e sono stati visti l’ultima volta il 31 gennaio a Tecalitlan, ha detto uno dei loro parenti, Mario de Vita, egli stesso nipote del 60enne scomparso. I tre erano stati fermati dalla polizia in una stazione di servizio e in quell’occasione ci fu l’ultimo contatto con de Vita. Secondo i media locali i 4 agenti, che hanno confessato il crimine, sono stati identificati come Emilio, Salomo’n, Fernando e Lidia e rischiano ad una condanna tra 40 e 60 anni di carcere. Le autorita’ messicane hanno confermato che continuano le ricerche dei tre italiani affermando che al momento non possono confermare con certezza che siano finiti nelle mani del ‘Cartel Jalisco Nueva Generacio’n’, una delle organizzazioni criminali piu’ potenti del Messico. In particolare, si concentrano su tre Stati messicani le ricerche. Secondo quanto riferito da El Diario, la polizia, con l’ausilio di cani e di sofisticate apparecchiature, sta setacciando le zone di Tecalitlan e Zapotlan el Grande, nello Stato di Jalisco, ma le ricerche psoseguono anche in altri due Stati confinanti, Colima e Michoacan. “I poliziotti del Messico per 43 euro di m…. hanno venduto tre connazionali, 43 euro, una vergogna inaudita” ha detto al Giornale Radio Rai Francesco Russo, figlio di Raffaele.

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“Ora devono dire chi sono i criminali che hanno avuto in consegna mio fratello, mio padre e mio cugino” continua Francesco Russo, che, alla notizia diffusa dai media messicani secondo cui Raffaele Russo usava nome e documenti falsi, risponde così: “L’ho detto mille volte, mio padre è una brava persona, andava a lavorare dalla mattina alla sera, ha 60 anni. Ma a prescindere da questo – continua il figlio del nostro connazionale sparito in Messico – è una persona umana. Devono tornare a Napoli”. All’Ansa, invece, Gino Bergame’, portavoce della famiglia napoletana Russo afferma: “I nostri familiari sono stati venduti per 43 euro ad una banda di criminali, poco piu’ di 14 euro a persona… Siamo arrabbiatissimi. Le autorita’ italiane si muovano per tentare di capire cosa sia avvenuto. Noi speriamo siano ancora vivi”. Ancora nessuna traccia, invece, del capo della polizia di Tecalitla’n, Hugo Enrique Martinez Muniz, sospettato di essere coinvolto. E’ stata confermata la versione che i tre italiani sono stati fermati dagli agenti e sequestrati ad una stazione di servizio a Tecalitla’n, dalla banda criminale che poi li ha portati verso l’autostrada in direzione di Jilsotla’n. Gli inquirenti non escludono che ci potrebbero essere altri agenti coinvolti.

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Secondo alcune testate locali, i tre scomparsi sarebbero stati oggetto di una rappresaglia per una truffa che avrebbero compiuto con la vendita di alcune apparecchiature mediche contraffatte, o per non aver pagato l’affitto della casa in cui si trovavano. Il caso, unito alla scomparsa di quattro cittadini di Vera Cruz, ha spinto le autorita’ di Jalisco ad accelerare i tempi per la nomina di un procuratore con competenze specifiche sulle sparizioni, scrive il quotidiano “Milenio”. Il governatore dei Jalisco, Aristoteles Sandoval, ha detto che le sparizioni sono in gran parte legate ad azioni della delinquenza organizzata coperte dalle autorita’ e in cui spesso le forze di sicurezza si rivelano complici. La figura del procuratore, scrive la testata potrebbe insediarsi entro cinque settimane. Secondo i dati del Registro nazionale delle persone scomparse, quello di Jalisco e’ il terzo nella classifica degli stati piu’ colpiti dal fenomeno. Alla Farnesina risulta confermata la notizia dell’arresto in Messico di quattro agenti della polizia locale in relazione al caso dei tre italiani scomparsi il 31 gennaio. Le fonti fanno sapere che la Farnesina, tramite l’ambasciata, sta seguendo il caso con la massima attenzione e si mantiene in stretto contatto con le autorità locali.

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I PRECEDENTI 

Il paese nordamericano si trova sempre piu’ a fare i conti con i problemi legati alla criminalita’ comune e organizzata. Nel 2017 il Messico ha registrato uno tra i piu’ alti livelli di violenza degli ultimi anni. Lo scorso dicembre il Sistema nazionale della sicurezza pubblica (Snsp) messicano censiva il numero record di 23.101 denunce per omicidi dolosi nei primi 11 mesi del 2017, 692 in piu’ delle 22.409 morti violente registrate nel 2011. Si tratta della cifra piu’ alta degli ultimi venti anni e fissa la media di omicidi al giorno a quota di 69. Su questo fronte, il 2017 si e’ chiuso con numerosi altri primati negativi: sono stati battuti per tre volte i record mensili di omicidi e in 21 stati della federazione il tasso registrato a novembre e’ superiore a quello di tutto il 2011. Il 66 per cento degli omicidi, 15.353 casi, sono stati compiuti con arma da fuoco, l’11 per cento (2.638) con “armi bianche” mentre del restante 22 per cento non esistono indicazioni precise. Oltre ad essere stato l’anno con piu’ omicidi dolosi nella storia recente del Messico, il 2017 si e’ chiuso anche con il record del numero di morti tra gli agenti di polizia municipale, provinciale e federale: 530 contro il precedente primato del 2011, quanto le morti violente tra i poliziotti sono state 517. La maggior parte degli agenti, 181, sono vittime di esecuzioni, 83 sono caduti a seguito di scontri a fuoco, 78 per incidente d’auto, 67 vittime di imboscate, 37 di rapina, 29 per sequestro. In molti, tuttavia, sostengono che l’intervento dei militari iniziato con la guerra contro le organizzazioni dei narcotrafficanti scatenata nel 2006 dall’ex presidente Felipe Calderon, abbia avuto tra le sue conseguenze un aumento delle sparizioni, degli omicidi, delle torture e dei sequestri.

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