Trionfo Putin, presidente della Russia per la quarta volta

18 marzo 2018

Stacca il biglietto per un quarto mandato presidenziale fino al 2024 l’attuale presidente russo, Vladimir Putin, che con la metà delle schede conteggiate, riceve circa il 77% delle preferenze. Per il capo del Cremlino, non è stato semplicemente un trionfo nelle presidenziali russe di ieri, ma un plebiscito record. Letteralmente asfaltati i suoi contendenti: il candidato del Partito comunista Pavel Grudinin è secondo con l’11,79% dei voti, al terzo posto il candidato del partito liberale LDPR, il nazionalista Vladimir Zhirinovsky al 5,66%. L’affluenza alle urne ha superato il 67%. Secondo la Commissione elettorale centrale, Putin segna due record storici delle elezioni presidenziali in Russia, in base alla percentuale di voti ricevuti e il loro numero assoluto. Per Putin, secondo gli ultimi dati, hanno votato oltre 55,403 milioni di persone. Putin dopo che i dati iniziavano a indicare il plebiscito, ha salutato i suoi in un concerto “Russia, Sebastopoli, Crimea”, in centro a Mosca, in piazza del Maneggio. In un discorso dedicato alla sua rielezione fino al 2024, Putin ha ringraziato chi è accorso là, nonostante il gelo. In un briefing Putin ha detto che non prevede alcuna riforma costituzionale. Rispondendo alla domanda, chi sarà il nuovo primo ministro, Putin ha spiegato che sta cominciando a pensarci da oggi. Ha aggiunto che tutti gli annunci saranno fatti dopo l’entrata in carica. Ha anche risposto alla domanda se intende partecipare alle elezioni del 2030. “Ascoltami, mi sembra che quello che stai dicendo sia un po’ ridicolo. Pensaci, secondo te resterò in carica fino ai 100 anni? No”, ha detto il presidente. Per Grudinin ha votato oltre 8,54 milioni di persone, per Zhirinovsky circa 4,140 milioni di elettori. Il quarto posto è andato a “Iniziativa civile” della soubrette Ksenia Sobchak, con l’1,67% dei voti. Hanno votato per lei più di 1.197.000 persone. A seguire Grigory Yavlinsky ( Jabloko ) con l’1,04%, Boris Titov con lo 0,75%, Maxim Suraykin (“Comunisti di Russia”), con lo 0,68%, Sergei Baburin (il partito “Unione popolare russa “) con lo 0,65% dei voti.

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Secondo la CEC, Putin ha ottenuto il 91,7% dei voti in Crimea, il 72,6% a Mosca e il 79,5% a San Pietroburgo. Quindi molto meglio rispetto ai sondaggi di febbraio. “Sono un membro della vostra squadra – ha detto Putin, parlando davanti ai suoi sostenitori su Piazza del Maneggio, fuori dal Cremlino – Abbiamo una squadra così potente, con milioni di membri. Grazie”. “Vi ringrazio molto per il vostro sostegno – ha aggiunto l’oramai quattro volte presidente della Russia – A quelli che sono qui a Mosca e a tutti gli altri nel Paese voglio dire, grazie per questo risultato”. Un risultato, ha sottolineato, nel quale “vedo il riconoscimento per quello che è stato fatto negli anni recenti, in condizioni molto difficili, vedo la fiducia e la speranza del nostro popolo, che lavoreremo allo stesso modo duramente, responsabilmente ed in modo più efficiente”. La fama di Putin è talmente debordante che la biografia dell’attuale leader russo – e unico candidato credibile, domenica, ad altri sei anni al Cremlino – è stata scritta e riscritta, più e più volte. E se l’editoria russa, ma anche quella internazionale, punta spesso su di lui, vuol dire che il nome del già tre volte presidente russo è diventato ormai un brand, molto vendibile. E in effetti Putin – nome in codice “Plavun” ai tempi dell’accademia dei Servizi segreti sovietici – continua ad essere una garanzia in questo senso. Ma al netto di una carriera politica che ha trasformato “Zagadka Putina” (Quel Rebus di Putin, dal noto saggio del 2000 dello scrittore Roy Medvedev) in “Putin, ora parlo io” (di Huber Seipel, il giornalista tedesco che ha seguito il leader per anni e poi ha raccolto le sue interviste in un saggio del 2017), il capo di stato ha saputo mettere a segno colpi da maestro. Non solo in politica internazionale.

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Nato nel 1952 a Leningrado (l`attuale San Pietroburgo), Putin, come tutti sanno, da giovane ha lavorato per i servizi di intelligence sovietici all`estero, con un periodo di servizio a Dresda nella Germania orientale. E da questo soprattutto deriva il mistero che ancora oggi avvolge la sua figura, già ampiamente spiegata e raccontata. “Devo essere come mi vuole il mio popolo”, ha detto nel corso di una delle prime interviste a Seipel. Agli inizi degli anni Novanta fu nominato consigliere del sindaco di San Pietroburgo per gli Affari Internazionali e dal 1991 fu a capo della direzione del Comitato per le relazioni esterne della città, con il compito di promuovere i rapporti internazionali e attirare gli investimenti stranieri. Quindi, alla fine del decennio, dal 25 luglio 1998, fu a capo dell`Fsb, i servizi di sicurezza federali. Infine, divenne Primo ministro della Russia nell’agosto del 1999 e, nel giro di pochi mesi, presidente a inizio 2000. Immediatamente dopo le dimissioni del primo presidente della Federazione russa, Boris Eltsin, annunciate nel brindisi di Capodanno e per il nuovo millennio. Da allora Putin è sempre rimasto in sella, con una piccola pausa di quattro anni, quando dopo due mandati non consecutivi dovette cedere il testimone all’attuale premier Dmitry Medvedev. E non sembra troppo desideroso di cambiare epoca e neppure vita. A chi gli domanda in quale periodo della storia vorrebbe vivere?, lui risponde: “Adesso, perchè in passato tutti i miei antenati erano servi della gleba, e io invece oggi faccio il presidente”.

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