Trump ancora nella bufera, paragona neonazisti alla sinistra. Imbarazzo dei Repubblicani

Trump ancora nella bufera, paragona neonazisti alla sinistra. Imbarazzo dei Repubblicani
16 agosto 2017

Questa volta Donald Trump è andato oltre, ha perso il controllo più che in passato, dando vita ieri sera a una conferenza stampa surreale, in cui si è rimangiato tutte le parole dette per condannare i suprematisti bianchi e i razzisti che hanno distrutto Charlottesville, in Virginia, dove è morta una ragazza di 32 anni. “La colpa è di entrambe le parti”, ha detto il presidente americano: “Ho condannato i neonazisti. Ho condannato molti gruppi diversi ma non tutte quelle persone erano neonazisti, credetemi”. Martedì, dalla Trump Tower a New York, Trump ha parlato a braccio, cancellando le dichiarazioni fatte lunedì, dopo le pressioni dei suoi più fidati consiglieri (Steve Bannon escluso) e del partito repubblicano. Il presidente ha fatto di più: è arrivato a paragonare la violenza dei suprematisti a quella della sinistra, dei pacifisti dell'”alt-left”, come l’ha definita, che è stata “molto molto violenta”. “Questa settimana è il momento di Robert E. Lee. Mi chiedo se la prossima settimana toccherà a George Washington? E quella dopo a Thomas Jefferson?”, ha detto in riferimento alle statue del generale confederato che sono state abbattute in alcune parti d’America. Le sue dichiarazioni non hanno soltanto scatenato i giornalisti all’interno della Trump Tower, ma hanno anche creato profondo imbarazzo e critiche, soprattutto all’interno del partito repubblicano. Questa mattina i senatori e i deputati repubblicani non si sono fatti vedere nelle principali trasmissioni televisive, evitando così di dover commentare la sfuriata senza senso del presidente. La cosa più grave, scrivono diversi media Usa, è che Trump ha dato l’impressione che le parole pronunciate ieri fossero il suo vero pensiero, rispetto a quelle di lunedì che invece sembravano una dichiarazione dettata, pronunciata per accontentare la parte più moderata del suo governo.

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Alcuni hanno risposto, per ricordare che Trump questa volta ha superato una linea rossa. “La colpa è solo del KKK e dei suprematisti bianchi.”, ha detto il capo del partito repubblicano, Ronna Romney McDaniel, ricordando che il partito “non vuole il voto” dei suprematisti. E ancora il governatore dell’Ohio, il repubblicano centrista, John Kasich, ha detto: “Deve risolvere questo problema e il partito repubblicano deve dire qualcosa”. L’unico complimento, Trump, l’ha incassato da un ex leader del Ku Klux Klan, che ha lodato il presidente per il suo “coraggio”. Senza parlare, anche il capo dello staff alla Casa Bianca, John Kelly, si è mostrato rigido e stupito dalle parole del presidente. Proprio Kelly era stato visto da molti repubblicani come l’uomo equilibrato in grado di portare ordine all’interno della Casa Bianca. Il predecessore di Trump alla Casa Bianca Barack Obama ha battuto ogni record di “like” nella storia di Twitter con un messaggio postato dopo i fatti di Charlottesville, che citava Nelson Mandela e invitava alla tolleranza razziale. Ma ieri è apparso chiaro, scrive il New York Times, che il problema non è chi lavora alla Casa bianca, ma lo stesso presidente. Trump ieri ha difeso ancora un volta Steven Bannon, suo consigliere e guru dell’alt-right americana: “Bannon non è un razzista, ve lo assicuro. È una brava persona”, lasciando intendere che l’alfiere del nazionalismo bianco che ha un posto di rilievo nella Casa Bianca di Trump, non ha alcuna intenzione di andarsene. Anzi, continua ispirare il pensiero del presidente.

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