Trumpcare, rischio di un altro fallimento. Per i repubblicani numeri risicati al Senato

Trumpcare, rischio di un altro fallimento. Per i repubblicani numeri risicati al Senato
15 luglio 2017

I repubblicani statunitensi sono a un passo, anzi a un voto, dall’ennesimo fallimento sulla riforma sanitaria che dovrebbe sostituire l’Obamacare. Un altro ‘no’ di un senatore del Grand Old Party impedirebbe al nuovo testo presentato giovedì di arrivare alla discussione in Aula. Subito è emersa l’opposizione alla nuova proposta di legge di due senatori, Susan Collins del Maine e Rand Paul del Kentucky, già schierati per il ‘no’ al voto per portare il testo in discussione, la prossima settimana. I leader dei repubblicani stanno facendo grosse pressioni su circa la metà degli altri senatori, affinché si formi un fronte compatto a favore del nuovo testo. Un altro ‘no’ ucciderebbe la proposta, generando probabilmente una defezione di massa, secondo Politico. Anche l’amministrazione Trump continua a fare pressioni sui senatori, a partire dal presidente, che quotidianamente si esprime sull’argomento su Twitter. Prima che il leader della maggioranza in Senato, Mitch McConnell, annunciasse in settimana il rinvio dell’inizio delle vacanze e la conseguente riduzione delle ferie per arrivare a un risultato in Aula sulla riforma sanitaria, Donald Trump aveva scritto che “non posso immaginare che il Congresso osi lasciare Washington senza una bella riforma sanitaria pienamente approvata e pronta”.

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Giovedì, ai giornalisti che lo hanno seguito nel suo viaggio a Parigi, ha detto che “l’unica cosa più difficile della pace tra Israele e i palestinesi è la [riforma della] sanità”. Ieri, nonostante gli impegni con il presidente francese, Emmanuel Macron, ha trovato il tempo per pubblicare quattro tweet sull’argomento. I repubblicani hanno 52 senatori; con tre voti contrari alla mozione procedurale in programma la prossima settimana, gli sforzi settennali per cancellare l’Obamacare si interromperebbero persino prima che il Senato possa formalmente dare inizio al dibattito, creando una situazione imbarazzante per il partito, che controlla la Casa Bianca e i due rami del Congresso, ma che si rivelerebbe incapace di mantenere una delle principali promesse della campagna elettorale. Se il voto procedurale dovesse concludersi con successo, comincerebbe la fase di presentazione degli emendamenti, per poi arrivare alla presentazione del testo finale, da sottoporre al voto del Senato.

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