Turchia-Russia, da Impero Ottomano ad oggi mai facili rapporti. Pronti a voltare pagina

Turchia-Russia, da Impero Ottomano ad oggi mai facili rapporti. Pronti a voltare pagina
9 agosto 2016

putin erdogan2Con l’incontro di oggi tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, Russia e Turchia voltano pagina e provano a rilanciare i rapporti bilaterali su più tavoli dopo mesi di serie tensioni, arrivate a far temere sviluppi incontrollabili dopo l ‘abbattimento di un caccia russo sul confine turco-siriano lo scorso novembre. Ma i rapporti tra i due Paesi sono da sempre stati complicati. Tanto che l’intesa degli ultimi 15 anni, costruita sulla cooperazione economica, su un fastidio condiviso nel vedere l’ordine internazionale dominato dalle potenze occidentali e sulla sintonia personale dei due leader di tendenze autocratiche, è stata considerata da diversi analisti una “anomalia storica” . Una “anomalia” che si è vista deteriorare negli ultimi due anni, prima con l’intervento russo in Ucraina e dopo in Siria, fino ad arrivare all’abbattimento del jet russo e alle “scuse” di Erdogan che lo scorso giugno hanno aperto la strada alla ripresa e normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.

LA RIVALITA’ TRA GLI IMPERI RUSSO E OTTOMANO I predecessori della Federazione Russa e della Repubblica turca sono stati rivali per gran parte dei passati cinque secoli. Ma è nel 18esimo secolo che si registra un giro di volta tra i due imperi, con quello russo che, sotto il governo di Caterina II, registrò una serie di vittorie strategiche contro l’Impero ottomano, prendendo il controllo della zona settentrionale del Mar Nero dopo la guerra turco-russa del 1768-74. L’incorporazione dela Crimea – già dominio degli ottomani – nell’Impero russo nel 1783 segna la prima volta in cui l’Impero ottomano perde il controllo di sudditi musulmani a favore di uno Stato cristiano. Una perdita che ha mantenuto una certa importanza per la Turchia e che si è manifestata anche nel 2014 con la tensione creata dall’annessione russa della Crimea. L’espansione imperiale della Russia sviluppata a spese dei territori ottomani oltre che nel Nord del Mar Nero anche nei Balcani e nel Caucaso, capovolse gli equilibri di potere in Europa. E le ambizioni territoriali della Russia, pronta a prendere il controllo degli Stretti dell’Impero ottomano e a concorrere al suo smembramento, contribuirono a scatenare la Prima guerra mondiale.

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LE RELAZIONI TURCO-RUSSE DALLA FINE DEGLI IMPERI ALL’INGRESSO TURCO NELLA NATO A parte un breve periodo di accordo nei primi anni ’20 tra il leader sovietico Vladimir Lenin e il fondatore della Repubblica turca Mustafa Kemal Ataturk, quando i due unirono le forze contro le mire espansionistiche occidentali e sistemarono le reciproche dispute territoriali, la rivalità russo-turca sopravvisse al collasso di entrambi gli imperi russo e ottomano. Le due nuove nazioni emersero in due forme radicalmente differenti, con la Russia diventata uno stato socialista e ‘base’ dell’Urss e la Turchia sulla via di una modernizzazione secolare. Mosca iniziò a premere su Ankara dopo la Seconda guerra mondiale, chiedendo alla Turchia di controllare in maniera congiunta gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, e il diritto di stabilire delle basi militari nel territorio turco. Questo fu uno degli elementi chiave che portarono la Turchia ad abbandonare la propria neutralità – mantenuta durante la Seconda guerra mondiale – ricevendo un massiccio supporto militare da parte degli Stati Uniti, all’interno del quadro della Dottrina Truman. Uno sviluppo che culminò nel 1952 con l’ingresso della Turchia nella Nato e che portò il Paese a diventare un bastione dell’anti-comunismo ed un pilastro dell’alleanza occidentale. Dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, l’Unione Sovietica si scusò con la Turchia, rinunciando a ogni tipo di pretesa territoriale. Le relazioni registrarono un netto miglioramento e quando la Turchia si trovò a fare i conti con le sanzioni seguite all’invasione di Cipro nel 1974, l’URSS offrì il proprio sostegno economico ad Ankara. Negli anni ’80 tra i due Paesi si allungarono nuove ombre, con le accuse rivolta a Mosca di supportare il Partito dei lavoratpri del Kurdistan (PKK).

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DOPO IL CROLLO DELL’UNIONE SOVIETICA Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, i rapporti tra Ankara e Mosca assunsero un carattere più prettamente economico, nonostante motivi di tensione legati all’influenza sui vicini. A partire, nei primi anni ’90, dal tentativo turco di ristabilire i legami storici e culturali con le repubbliche di lingua turcica e in buona parte musulmana dell’Asia centrale, con l’obiettivo di sostituire l’influenza russa con quella turca. Un altro motivo di attrito è venuto alla luce con il conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian sul territorio conteso del Nagorno-Karabakh. Un altro motivo di scontro tra la Turchia e la Russia si è anche registrato con la guerra in Cecenia, nella quale Mosca ha accusato il governo turco di appoggiare i ribelli separatisti.

ANNI 2000, NUOVA PAGINA Dopo un periodo di grave crisi economica per entrambi i Paesi, a partire dai primi anni 2000 Ankara e Mosca avviano un percorso per trovare una soluzione alle reciproche preoccupazioni geopolitiche, rinforzando i rapporti economici. Mentre la Russia ha rifiutato di concedere asilo al leader del PKK Abdullah Ocalan, cancellando inoltre la vendita di sistemi di difesa aerei ai greco-ciprioti, nel 2001 un accordo mette fine anche alle tensioni riguardanti i Paesi del Caucaso e dell’Asia centrale. Una intesa – del 2002 – ha inoltre stabilito la fine del supporto russo al PKK, mentre Ankara si impegnava ad adottare la linea dura contro i gruppi ribelli della Cecenia e del Nord Caucaso. A livello economico si assiste allora ad un periodo estremamente proficuo, reso più solido dai rapporti personali di Putin ed Erdogan. Si susseguono accordi per realizzare progetti in comune, incentrati soprattutto sul settore energetico, come la costruzione di un gasdotto e della prima centrale nucleare turca ad Akkuyu (affidata interamente all’agenzia russa Rosatom). Nel 2008 la Russia diventa il primo partner commerciale singolo per la Turchia ed è tutt’ora il primo fornitore del gas metano per il territorio turco (con una copertura del 57% circa del fabbisogno nazionale). Ma i rapporti economici si sono notevolmente espansi anche nel settore del turismo, dell’edilizia.

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NUOVA CRISI E PASSI DI RICONCILIAZIONE Ma la guerra siriana ha fatto nuovamente esplodere una tensione che da due anni a questa parte si era già manifestata con le crisi in Caucaso, Ucraina e nMedio Oriente. L’abbattimento del jet russo è considerato come l’epilogo di questa tensione. Una tensione dove Ankara e Mosca si trovano in posizioni nettamente contrastanti. Von il primo che spinge per l’estromissione di Bashar al-Assad e a tal fine supporta i gruppi ribelli sunniti, anche in funzione anti-curda. La Russia, dal suo canto, è apertamente intervenuto a favore di Bashar al-Assad, utilizzando l’abbattimento del suo bombardiere per impedire di fatto che la Turchia potesse sorvolare il territorio siriano. Mosca ha inoltre reagito con l’annuncio di numerose sanzioni, dal settore turistico a quello agricolo ed edilizio, sospendendo anche il progetto del nuovo gasdotto TurkStream. Tutti provvedimenti che hanno colpito negativamente l’economia turca – ma di riflesso anche quella russa che sta subendo i contraccolpi delle sanzioni occidentali riguardo all’Ucraina e il deprezzamento del petrolio – . I contraccolpi del Cremlino sono arrivati ad accusare Erdogan di commeciare illegalmente petrolio con lo Stato islamico. Dopo sette mesi di rapporti ostili e incontri condotti segretamente tra le parti per far ripartire i rapporti, lo scorso 27 giugno il presidente Erdogan ha inviato a Putin le proprie scuse per l’abbattimento del jet russo, realizzando la prima delle condizioni avanzate da Mosca per la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Ma quale intesa potranno raggiungere le parti sulla guerra in Siria e il futuro di Assad resta ancora il nodo centrale che dovranno affrontare i due paesi.

 

 

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