Parte risiko nomine su governance. Francia e Germania pronti a dettare la linea

Parte risiko nomine su governance. Francia e Germania pronti a dettare la linea
15 ottobre 2017

Si sta aprendo una fase cruciale di nomine sui posti chiave della governance economica europea. Nell’arco dei prossimi 2 anni si succederanno una serie di scadenze che richiederanno lunghe consultazioni multilaterali per individuare personalità in grado di ricoprire incarichi molto impegnativi. Dalla Bce alla Commissione, dalla Vigilanza all’Europarlamento nel 2019 l’accavallarsi di scadenze sarà particolarmente inteso, creando ulteriore pressione. I policy maker dovranno a breve iniziare ad impegnarsi a comporre questo complicato puzzle. Sarà un articolato gioco di equilibri, pesi e contrappesi e interessi nazionali a volte non proprio intonati. E forse i primi passi su questa strada inizieranno non appena sarà definito, nell’arco di qualche settimana, il nuovo governo di coalizione in Germania. A quel punto si potrà ricreare quel dialogo Francia-Germania che è sempre stato così cruciale nel dettare una linea a tutta l’Ue, mentre in una prima fase l’Italia rischia di essere ‘distratta’ dal suo processo elettorale interno.

EUROGRUPPO

La prima posizione da rinnovare è quella di presidente dell’Eurogruppo. Si tratta della riunione informale dei ministri delle Finanze dei Paesi dell’area euro, che si svolge per prassi prima del Consiglio Ecofin tra tutti i ministri dell’Ue a 28 (27 senza la Gran Bretagna). Per quanto ‘informale’ ha avuto una rilevanza cruciale in tutta la gestione della crisi finanziaria e dei singoli Paesi dell’area euro, come la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo e ha un peso importantissimo in tutte le discussioni relative alle decisioni comunitarie sui bilanci dei singoli Paesi e sulle modifiche delle articolate normative europee. Di fatto vorrebbe essere – senza riuscirci, anche perché informale appunto – il contraltare politico dei governi all’Eurosistema delle Banche centrali unificato nella Bce (che per statuto viene invitata alle riunioni dell’Eurogruppo). Sono in campo da tempo una serie di proposte di modifica di questa poisizione. La prima prevede un vero e proprio ministro delle Finanze o dell’Economia dell’area euro, un’altra è quella di ‘stabilizzare’ la carica di presidente dell’Eurogruppo, come funzione a sé stante e separata da cariche di governo nazionali. C’è anche la recente proposta del presidente della Commisisone Jean-Claude Juncker di fondere in una sola carica le funzioni di ministro dell’Economia dell’eurozona, presidente dell’Eurogruppo e Commissaria/vicepresidente della Commissione responsabile per gli Affari economici. L’attuale presidente, il socialista olandese Jeroen Dijsselbloem, dovrebbe restare in carica fino al gennaio del 2018, anche se si va verso la formazione di un nuovo governo in Olanda senza la presenza dei socialisti. In quanto organismo informale è scarsamente regolamentato, una delle poche norme è che il presidente dura in carica due anni e mezzo. Per prassi si tratta di un ministro delle Finanze in carica o di un premier (come era il lussemburghese Juncker). Di notevole rilevanza anche l’organismo tecnico interno dell’Eurogruppo chiamato Working Group, che effettua i lavori preparatori alle riunioni dei ministri una volta al mese e il cui presidente dura in carica 2 anni ma rinnovabili senza limiti. Dal 2012 questa posizione è dell’austriaco Thomas Wieser, che a sua volta dovrebbe scadere a gennaio. Il presidente dell’Eurogruppo, è anche a capo del Board of governors dell’Esm, il fondo anticrisi europeo.

EUROPEAN STABILITY MECHANISM

E’ il fondo salva Stati e antricrisi permanente creato nel 2012 con un trattato intergovernativo tra gli Stati dell’Unione monetaria, dopo il temporaneo Efsf. Il suo direttore ha un mandato di 5 anni rinnovabili e l’attuale Klaus Regling, tedesco, è stato confermato per un nuovo quinquennio che è iniziato questo mese e andrà quindi sostituito solo nel 2022.

BCE E SSM

La Banca centrale europea è l’istituzione che più di tutte simboleggia l’Unione economica e monetaria, per cui decide la linea comune di politica monetaria in sede di Consiglio direttivo al quale partecipano tutti i governatori delle banche centrali nazionali dei 19 Stati membri. Ma è anche l’istituzione che in questi anni ha mostrato la maggiore concretezza ed efficacia d’azione, a fronte dell’architettura frammentata e disarticolata a livello di politiche economiche degli organismi esecutivi governativi, nell’ambito di Eurogruppo e Ecofin. Dal novembre del 2011 è presieduta dall’italiano Mario Draghi, che sia per la famosa frase sull’esser ‘pronti a tutto’ per salvare l’euro, sia per il varo del quantitative easing, il piano di acquisti di titoli, è generalmente ritenuto il principale salvatore dell’Unione monetaria stessa. Costruzione che ha attraversato fasi difficilissime durante la crisi dei debiti esplosa nel 2010 con la Grecia dopo la crisi globale partita dal 2007-2008. Il presidente della Bce dura in carica 8 anni, non rinnovabili, il mandato di Draghi quindi scadrà nel novembre del 2019 e la complessità della procedura di nomina del presidente richiede che ben prima di allora sia stato individuato il successore. Il presidente va scelto ‘tra persone di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario’, e secondo quanto recitano i trattati dell’Unione europea viene nominato dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata, ma ‘su raccomandazione del Consiglio Ue e previa consultazione del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo’ della Bce stessa. Alle stesse regole è soggetta la nomina del vicepresidente, come di tutti e sei i componenti del Comitato esecutivo della Bce, con l’attuale braccio destro di Draghi, il portoghese Vitor Constancio che terminerà il suo mandato il 31 maggio del 2018. La nomina del suo successore è quindi una questione su cui i Paesi dell’area euro dovranno iniziare a discutere relativamente a breve. Sempre in ambito Bce c’è il secondo potere che l’Ue ha deciso di assegnare all’istituzione, oltre a quello sulla politica monetaria e i tassi di interesse: la vigilanza sulle banche. Il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, altresì chiamato Single supervisory mechanism, dura in carica 5 anni non rinnovabili. L’attuale presidente, Danièle Nouy, nominata nel 2014 scadrà a sua volta nel 2019, lo stesso anno di Draghi. La procedura di nomina in questo caso però è diversa: formalmente viene proposta dalla Bce, mediante una procedura aperta di selezione che porta ad una shortlist dalla quale viene selezionato il presidente proposto. Questi deve essere prima approvato dal Parlamento europeo e poi ratificato, e così ufficialmente nominato, dal Consiglio europeo.

BEI

La Banca europea degli investimenti, di cui sono azionisti gli Stati membri è un organismo che emette obbligazioni destinate a finanziarie investimenti e garanzie a sostegno delle politiche di intervento nell’economia dell’Ue. La situazione del suo vertice è simile a quella dell’Esm: il presidente Werner Hoyer, tedesco, è stato confermato per un nuovo mandato di 6 anni che inizierà a gennaio 2018. Tuttavia il suo nominativo era circolato tra i possibili candidati a rilevare la carica di ministro delle Finanze in Germania, in sostituzione di Wolfgang Schaeuble.
Carica che a sua volta è una posizione chiave per tutte le nomine da decidere a livello Ue.

EBA

Quasi analoga la situazione all’Eba, l’autorità bancaria europea che è un organismo indipendente con il compito di assicurare l’uniformità regolamentare e di vigilanza nel settore bancario dell’Ue, per cui elabora le linee guida sugli stress test. Il presidente dura in carica 5 anni, rinnovabili e l’attuale Andrea Enria, italiano, scadrà nel 2021. Ha sede a Londra e con la Brexit dovrà essere trasferita in un altro Paese dell’Unione, ancora da definire, fra i candidati ci sono Francoforte (già sede della Bce) e Parigi.

IL PARLAMENTO EUROPEO

Collegato a tutte le procedure di selezione c’è una scadenza chiave in cui a fare le nomine sarà l’intero copro elettorale dell’Unione: il rinnovo dell’Europarlamento, che è stato eletto nel maggio del 2014 e la legislatura scadrà nel 2019. Oltre al presidente, attualmente l’italiano Antonio Tajani, dovranno essere riformate tutte le Commissioni parlamentari e rieletti i relativi presidenti, tra cui quella agli Affari economici e monetari oggi guidata da Roberto Gualtieri. Come si è visto l’Europarlamento ha un compito chiave sulle nomine ai vertici della Bce e la tempistica con cui cadrà l’elezione fa temere che a esprimersi sulla procedura possano finire per essere due Parlamenti diversi, complicando ulteriormente un inter già articolato.

LA COMMISSIONE EUROPEA

Se tutto questo non bastasse, sempre nel 2019, a novembre come nel caso della Bce, scadrà il mandato della Commissione europea, guidata dal lussemburghese Juncker. In questo caso le posizioni chiave sui temi economici sono occupate dal lettone Valdis Dombrovskis, vicepresidente responsabile dell’euro, dal finlandese Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile della crescita inclusiva, e dal francese Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici e finanziari. La Commissione è grossomodo l’equivalente comunitario di un governo, ma con caratteristiche istituzionali molto più ibride rispetto a un normale esecutivo nazionale. Infatti, oltre al ruolo esecutivo, ha una funzione centrale nelle decisioni tecniche in una molteplicità di settore. Inoltre la Commissione svolge il ruolo di autorità Antitrust su tutto il Mercato unico europeo, laddove su scala nazionale questo ruolo viene normalmente affidato a autorità indipendenti dal governo. E’ anche guardiana dei trattati Ue e vigila sulla corretta applicazione del diritto comunitario negli Stati membri. Infine, non meno cruciale, la Commissione detiene il monopolio dell’iniziativa legislativa sulle leggi che vengono discusse e approvate da Europarlamento e Consiglio Ue.

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