Un anno di #MeToo, i 10 momenti chiave del movimento

Un anno di #MeToo, i 10 momenti chiave del movimento
Asia Argento
4 ottobre 2018

Le accuse bomba di molestie sessuali contro il “re” di Hollywood Harvey Weinstein, un anno fa, hanno sancito la nascita del movimento #MeToo, un caso che ha scatenato un’ondata di accuse analoghe in tutto il mondo. Ripercorriamo i dieci principali momenti di una saga che ha scosso il mondo del cinema, della politica, dello sport. E non solo.

Weinstein messo sotto accusa da alcune attrici – Il 5 ottobre 2017, il New York Times dà voce alle prime accuse di molestie sessuali contro Weinstein, uno dei più influenti e potenti produttori dell’industria cinematografica di Hollywood.
Ed è subito effetto valanga: iniziano a circolare accuse analoghe, anche di star del calibro di Gwyneth Paltrow e Angelina Jolie. Alla fine si contano denunce – che vanno dalle molestie allo stupro – di un centinaio di donne, alcune delle quali prese di mira oltre dieci anni fa.

#MeToo diventa virale – L’hashtag lanciato su Twitter in Francia il 13 ottobre #balancetonporc (“denuncia il tuo maiale”) incoraggia le donne a uscire allo scoperto con le loro esperienze personali di molestie sessuali. Una versione inglese, #MeToo, nasce due giorni dopo. Diventano entrambe virali, rilanciate sia da donne semplici sia da figure note come le attrici Uma Thurman e Reese Witherspoon. Ancora attivi a un anno di distanza, gli hashtag hanno versioni in varie lingue.

Kevin Spacey nel mirino – Il 29 ottobre, l’attore americano Anthony Rapp parla in un’intervista su Buzzfeed delle molestie sessuali subite da Kevin Spacey – star della serie “House of Cards” – oltre trent’anni prima, quando aveva appena 14 anni. Netflix “taglia” immediatamente Spacey e sospende la sua serie tv sulla politica. A novembre iniziano a circolare altre accuse e Spacey è sostituito nelle sue scene in “All the Money in the World” – film di Ridley Scott – da Christopher Plummer.

Lascia un ministro britannico – Un nuovo sguardo sulle accuse di molestie sessuali nel parlamento britannico fa la sua prima vittima: il ministro della Difesa, Michael Fallon, lascia il 1 novembre. Il mese successivo si dimette anche il vice del primo ministro Theresa May, Damian Green. Si dimettono leader politici praticamente in tutto il mondo, compresa Australia, Austria, Scozia e Stati Uniti.

Critiche ‘puritane’ – All’inizio del 2018, l’attrice Catherine Deneuve è tra le cento donne che criticano #MeToo in una lettera aperta che accusa il movimento di neo “puritanesimo” e “caccia alle streghe” che minaccia la libertà sessuale. Ha assunto una posizione di “odio degli uomini e della sessualità”, sostiene la lettera pubblicata il 9 gennaio. Queste critiche scatenano reazioni a livello internazionale e nei giorni successivi Deneuve è costretta a scusarsi con le vittime di abusi sessuali, dicendo che non era sua intenzione perdonare questi “atti orribili”.

Premio Nobel posticipato – Il 4 maggio l’Accademia svedese – che assegna il Premio Nobel per la letteratura – annuncia il rinvio dell’edizione 2018 del riconoscimento dopo le accuse di molestie di diverse donne contro il marito di una delle sue componenti. Il 1 ottobre un tribunale svedese ha condannato l’uomo in questione – il 72enne Jean-Claude Arnault, già ribattezzato il Weinstein di Svezia – a due anni di reclusione per lo stupro nel 2011.

Effetto a catena – L’identificazione di #MeToo con gli abusi sessuali porta peso mediatico ai processi già in corso. Il 25 gennaio l’ex medico della squadra di ginnastica americana, Larry Nassar, riceve quella che equivale a una condanna a vita per aver abusato di almeno 265 giovani atlete in due decenni. Alcune donne dichiarano di essere uscite allo scoperto solo grazie al movimento #MeToo. Il 25 settembre l’icona della tv Bill Cosby diventa la prima celebrità a essere condannata per un reato di natura sessuale dallo scoppio dello scandalo e finisce in carcere per un’aggressione di quattordici anni prima.

Da accusatrice ad accusata – Il 20 agosto finisce nell’occhio del ciclone l’attrice italiana Asia Argento, figlia del regista di horror Dario e figura di riferimento del movimento #MeToo, che ha accusato Weinstein di averla violentata. L’attore Jimmy Bennett denuncia di essere stato violentato proprio da Asia Argento nel 2013, quando era 17enne, età sotto querlla del consenso in California. L’attrice nega le accuse ma è estromessa dai vertici di Sky dall’edizione italiana di “X Factor”, celebre talent musicale. In un’intervista a “Non è l’Arena”, condotta su La7 da Massimo Giletti (che in una puntata precedente aveva ospitato Bennet), Asia Argento ammette di aver avuto un rapporto sessuale con l’attore ma chiarisce che lui “mi saltò letteralmente addosso”.

Usa, giudice Corte suprema sotto accusa – Il 13 settembre diventano pubbliche le accuse di comportamento sessuale inappropriato contro Brett Kavanaugh, giudice indicato dal presidente americano Donald Trump per la Corte suprema. E’ accusato da diverse donne per episodi che risalgono al liceo o all’università. Dopo una drammatica testimonianza di una delle presunte vittime di Kavanaugh, Trump è costretto a ordinare – il 29 settembre – una nuova inchiesta dell’Fbi.

Cristiano Ronaldo accusato di violenza sessuale – Il 2 ottobre la polizia di Las Vegas annuncia di aver riaperto un’inchiesta sulle accuse di stupro – risalenti al 2009 – al campione di calcio portoghese Cristiano Ronaldo, acquistato in estate dalla Juventus. “Lo stupro è un crimine abominevole che va contro tutto ciò che sono e tutto ciò in cui credo”, ha commentato CR7, che ha negato ogni accusa dell’ex modella americana Kathryn Mayorga e ha detto di attendere “con ansia il risultato di eventuali indagini e processi”.

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