Un progetto “sinistro” in cui sperano gli ex Ds. Ma Renzi ha già detto no

Un progetto “sinistro” in cui sperano gli ex Ds. Ma Renzi ha già detto no
L'ex segretario del Pd, Matteo Renzi
3 aprile 2018

Nessun governo è possibile tra il Partito Democratico e i Cinquestelle. Matteo Renzi ne ha già sbarrato la strada da tempo. E continua a non volerne sentir parlare. Non è solamente una questione politica. I relativi numeri parlamentari non danno nessuna garanzia dato che a questo scenario non si può non aggiungere la componente di Liberi e Uguali. Tradotto in cifre, alla Camera ci sono 112 deputati centrosinistra, 227 M5s e 14 LeU: 363 deputati rispetto ai 316 utili per raggiungere una maggioranza. A Palazzo Madama, 60 sono i senatori centrosinistra, 112 M5s e 4 LeU: 176 senatori rispetto ai 161 per una maggioranza. Va da sé che l’aggravante politico-parlamentare di questa ipotetica alleanza di governo è, tra l’altro, la convivenza Pd-LeU, ma soprattutto tra i renziani e gli esponenti del partito di Pietro Grasso. In sintesi, un esecutivo improbabile. Ma non certo impossibile. Perché è vero che Renzi non si muove di un millimetro. Con lui in campo, nessun governo con i Cinquestelle è possibile, come detto. Ma c’è di più, l’ex premier fulminerà sul nascere un eventuale approccio dei pentastellati. Strategia vitale, per Renzi. Una sorta di polizza sulla sua permanenza in politica che passa, ovviamente, dal controllo del Pd.

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Eppure, l’idea di un governo dem-pentastellati sembra prendere sempre più forma. A alimentare la fronda del Pd che vorrebbe dar vita alla “strana” alleanza, escludendo ovviamente Renzi e i suoi discepoli e, allo stesso tempo, includendo gli esponenti di Liberi e Uguali è un esponente di peso del centrosinistra, l’ex premier Romano Prodi. Secondo le ultime voci, la strada sarebbe già tracciata. L’operazione avrebbe avuto anche la benedizione di Paolo Gentiloni. L’ex segretario Pd nega, dicono suoi fedelissimi. Al di là di Renzi & C., per il Pd, in ogni caso, sarebbe una mossa poco edificante quella di condividere Palazzo Chigi con M5s dopo aver incassato un paio di sberle proprio dai pentastellati in merito alle nomine dei componenti degli Uffici di presidenza delle Camere. Di certo, un governo Pd-M5s, non dispiacerebbe a Matteo Salvini. Innanzitutto, perché sarebbe un esecutivo già traballante sin dalla nascita a cui fare una opposizione strenua, in modalità campagna elettorale. La possibilità di avere elezioni politiche ed europee insieme nella primavera del 2019, a quel punto, sarebbe a portata di mano.

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