Ricerca Unicef, in Italia alto tasso di povertà minorile

23 novembre 2014

di Maurizio Balistreri

Secondo i dati della recentissima ricerca dell`UNICEF “Innocenti Report Card 12 – Figli della Recessione”, l`ltalia si colloca al 33° posto su 41 paesi dell’Unione Europea e/o dell’OCSE, nella fascia inferiore della classifica sulla povertà minorile. Il tasso di povertà minorile è aumentato di circa sei punti tra il 2008 e il 2012 attestandosi al 30,4%. Ciò corrisponde a un incremento netto di circa 600.000 bambini poveri. In raffronto, la povertà minorile è aumentata di almeno 10 punti in cinque paesi posizionati in fondo alla classifica. Mentre in più della metà dei paesi ricchi del mondo 1 bambino su 5 vive in povertà, in Italia 1 bambino su 3 vive in povertà. Per quanto concerne la riduzione del reddito dei nuclei familiari dal 2008 al 2012, l`Italia ha perso 8 anni di potenziali progressi economici. Il 16% dei bambini italiani vive in condizioni di grave deprivazione materiale cioè in famiglie con non sono in grado di permettersi almeno quattro delle nove voci seguenti: pagare l’affitto, il mutuo o le utenze; tenere l’abitazione adeguatamente riscaldata; affrontare spese impreviste; consumare regolarmente carne o proteine; andare in vacanza; possedere un televisore; possedere una lavatrice; possedere un’auto; possedere un telefono.

La profondità della povertà minorile è aumentata. Il divario di povertà minorile è aumentato di 3,6 punti: nel 2012 i bambini di famiglie a basso reddito erano in media più distanti dalla soglia di povertà di quelli che risultavano poveri nel 2008. L’Italia è al 37° posto su 41 paesi, dunque quasi alla fine, nella classifica relativa ai NEET, cioè i ragazzi tra 15-24 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione. La percentuale di questi ragazzi, è aumentata di quasi sei punti dal 2008, raggiungendo il 22,2%. Questo è il tasso NEET più alto dell’Unione Europea. La disoccupazione giovanile è aumentata di quasi 19 punti sempre dal 2008, con il 40% dei giovani tra 15-24 in cerca di occupazione che non lavoravano nel 2013.

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“Il quadro che viene fuori è preoccupante – afferma il presidente dell`UNICEF Italia Giacomo Guerrera – non solo per il presente ma anche per il futuro, perché non solo oggi assistiamo a un effetto diretto che ricade sui minorenni, ma nel lungo periodo è la società nel suo insieme a pagarne le conseguenze, in termini di basso livello di capitale umano accumulato, di disoccupazione, bassa produttività. Ecco perché l’UNICEF sostiene che non riuscire a proteggere i bambini e gli adolescenti dalla povertà  – conclude – è uno degli errori che ha conseguenze negative di più lunga durata che una società possa commettere”.

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