Usa-Giappone: dopo Obama a Hiroshima, Abe è arrivato a Pearl Harbour

Usa-Giappone: dopo Obama a Hiroshima, Abe è arrivato a Pearl Harbour
27 dicembre 2016

Il premier giapponese Shinzo Abe (foto, sx) e’ arrivato alle Hawaii dove oggi, accompagnato dal presidente Usa uscente Barack Obama (foto), effettuera’ una visita storica alla baia di Pearl Harbor, teatro, il 7 dicembre 1941, dell’attacco a tradimento della marina imperiale che fece intervenire Washington nella II Guerra Mondiale. Altri primi ministri nipponici sono stati a Pearl Harbor ma Abe sara’ il primo a recarsi e a rendere omaggio al celebre memoriale della ‘Uss Arizona’: i resti della corazzata Usa – una delle tante affondate quel giorno di 75 anni fa dai giapponesi – in cui giacciono intrappolati all’interno i resti 1.177 marinai (su 1.512 membri di equipaggio) che non riuscirono a salvarsi.  La visita e’ una forma di ringraziamento a Obama, che e’ stato, a maggio, il primo presidente statunitense a visitare Hiroshima, dove il 6 agosto 1945 gli americani sganciarono la prima bomba atomica.

Prima di lasciare il Giappone ha spiegato che la sua visita al memoriale della Arizona e’ ispirata “dall’auspicio di non rivivere ancora gli orrori di una guerra. Insieme al presidente Obama esprimero’ al mondo questo impegno per il futuro ed in nome della riconciliazione”. Non e’ previsto che Abe si scusi formalmente per l’attacco a tradimento – gli Usa non erano non guerra con il Giappone quando si verifico’ il bombardamento aereo dalle portaerei nipponiche a largo, la dichiarazione di guerra giunse ore dopo – cosi’ come Obama non si scuso’ a Hiroshima per la bomba atomica Obama depose una corona di fiori, commemoro’ le vittime e condanno la corsa alle armi ma non chiese scusa per lo sgancio della bomba atomica, in linea con il pensiero americano, ma non solo, che questa e la successiva su Nagasaki (9 agosto) accelero’ la fine della II Guerra Mondiale. Dal suo insediamento Abe ha peraltro iniziato a porre in dubbio che l’impero giapponese fosse il vero aggressore. Non solo. Lo scorso anno disse che le future generazioni giapponesi non dovranno piu’ sentirsi in obbligo di chiedere sempre scusa per quanto fatto dai loro nonni o bisnonni. Le scuse nipponiche per le atrocita’ commesse anche nei Paesi asiatici occupati (Corea, Cina, Singapore) sono sempre state considerate ambigue rispetto a quelle immediate e totali fornite dalla Germania dopo la fine del Nazismo.

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